frittata di cardi e incursioni siciliane di Gastrofanatico
Sono molto felice di ospitare da oggi, con le sue narrazioni, un nuovo avventore nel mio “bar” il suo alias è Gastrofanatico, inutile dire che fa parte di quelle amicizie, inaspettate quanto gradite, che sono scaturite dal mio esercizio quotidiano di blogger di provincia.
Gastrofanatico ha sguardo fintamente distratto sulle cose del mondo di chi percepisce le profondità osservando la superficie.
Il testo era già stato pubblicato precedentemente sul suo blog e ho deciso di lasciare la stesura originale
Qualche tempo fa su gliamicidelbar è stato pubblicato un bellissimo post sui cardi. Autore il torinese @LuigiFracchia architetto di professione con una naturale passione per l'enogastronomia. Quindi prima di continuare a leggere qui, aprite il suo blog e gustatevi il racconto di un pomeriggio passato a Nizza Monferrato nei campi di Claudio Vaccaneo, uno dei produttori del "cardo gobbo" di Nizza rimasti in attività.
Il primo rapporto coi cardi un palermitano lo ha sicuramente nella gastronomia di strada, preparazioni veloci e soprattutto economiche. Ecco quindi i "carduna ‘a pastetta" accanto ad altri ortaggi in pastella, lo "sfinciuni" e ancora il classico "pane e panelle e crocché", - per i più coraggiosi - "pani cà meusa" (milza), stigghiole, frittola e quarume...off limits e non soltanto per gli stomaci più sensibili. Io stesso non ho mai osato assaggiare quarume e frittola, la prima fatta con viscere di vitello bollite con prezzemolo, sedano, cipolle, carote, servite con olio sale, pepe e limone (il limone è per il siciliano l'alibi preferito quando ingurgita cibi pesanti), mentre la frittola ha una preparazione in due tempi, tenetevi forte. Gli scarti della macellazione vengono lavorati con processi meccanici per separare la carni e le cartilagini dalle ossa. Quindi le parti molli vengono bollite e dopo la cottura pressate a lungo e poi conservate in scatola. Si chiama frittola perché questo composto viene fatto rinvenire al momento friggendolo nello strutto, ed è servita su un pezzo di carta con sale e pepe.
Dopo questa digressione (pérdono la vostra tentazione di chiudere la pagina dopo "la frittola"), torniamo alla nostra frittata di cardi, preparazione classica della tradizione culinaria siciliana con la quale papà ha voluto festeggiare la mia toccata e fuga da Palermo per un esame. La preparazione è molto semplice, il gusto è particolare per chi non conosce la pianta e una pacchia per chi la apprezza, infatti l'amaro del cardo viene smorzato dalla bollitura e dalla frittura, ma non scompare del tutto, la morbidezza delle uova si incontra con la fragranza del cardo, e il profumo è intenso e gradevole. La frittata poi il giorno dopo è ancora più gustosa, tutti gli elementi sono addensati ulteriormente e pronti per essere messi in un bel panino.
Per la frittata servono 4/5 cardi non troppo piccoli e 5 uova, poi olio, sale e pepe.
Si tagliano i cardi a pezzi di 30 cm (devono entrare nella pentola) togliendo la parte alta con le foglie. Si lavano bene e si mettono in piedi nella pentola a pressione con un bicchiere di acqua e un po' di sale. Dopo 3/4 minuti dalla pressione spegnere la pentola, e dopo un minuto svaporare. A quel punto si scolano e si tagliano grossolanamente. Si ripongono in una padella sul fuoco acceso ad asciugare, facendo attenzione a non bruciarli. Versare l'olio e farli soffriggere. A parte battere 5 uova con un po' di pecorino e un pizzico di sale. Quando i cardi avranno preso un po' di colore aggiungere le uova e preparare la frittata.
Gastrofanatico
Caro Luigi, ti ringrazio per le parole che hai usato nella presentazione. Spero di essere all'altezza del tuo bar e dei suoi numerosi avventori..
RispondiEliminaBello leggerti qui, ti seguirò con grande interesse!
RispondiEliminaBellissimo acquisto per la squadra degli amici del bar.
RispondiEliminaGastrofanatico va bene anche per quello che scrive. Ma visti gli ingredienti menzionati perchè allora non ribattezzarlo colecistosplenodiafanatico?
RispondiEliminaGarden