Maremma, la Toscana che volta le spalle al Sangiovese?
Vedono in questo accanimento una strategia per lo più di marketing volta alla diversificazione dei prodotti.
A sostegno della loro tesi dicono che quando si degustano li si paragona a varietà più conosciute e nelle descrizioni compaiono paragoni del tipo “nebbioleggia” o “pinoteggia”, per cui sarebbe inutile, a loro dire, faticare a fare dei vini che sembrano o occhieggiano ad altri già consolidati.
Non è che mi sia fatto un’idea a riguardo però il fatto che si paragoni un vino nuovo, per rendere comprensibile l’esperienza ad altri, ad un patrimonio di sensazioni condivise non mi pare indice di discredito, bisogna solo aver pazienza e bere il nuovo vino fino che “autoctonicheggi” in perfetta autonomia.
Vagheggiavo intorno a pensieri di questo genere mentre assaggiavo due Ciliegiolo di maremma, vitigno a me totalmente sconosciuto ma dal nome piuttosto invitante.
Il primo che ho aperto è quello di Emilio Falcione de La Busattina, un Rosso Igt Maremma Toscana 2007.Alcool 14,5% vol.
Cupissimo di colore e di profumi terrosi e affumicati.
Con aperture floreali, acidulate di ciliegie, officinale.
Introspettivo, chiuso, austero, fresco con una certa imponenza strutturale.
Tannino piuttosto corrosivo ma piacevole, ampio e mutevole, viola e liquerizia, minerale.
Un vinone direi ma molto bevibile.
Il secondo è quello di Antonio Camillo il Vallerana Alta 2009 Igt Maremma Toscana, lo stesso vino che va a comporre in blend con sangiovese e grenache il Capatosta 2009, Morellino di Scansano Docg di Poggio Argentiera.
Colore molto più scarico, rubino.Alcool 13,5% vol.
Frutta fresca intensa, ciliegia e ribes e melograno spremuti e dolci, succulenti.
Rose rosse carnose e folate di timo.
In bocca morbido e fresco, meno imponente.
Tannini lievi e leggero amarostico.
Molto piacevole anche lui.
Due vini dallo stesso vitigno, da vigneti collinari allevati il primo con metodi biodinamici, il secondo in maniera tradizionale e con molte piante a piede franco.
Due vini buoni, molto buoni, eleganti ma molto diversi (al di là delle comprensibili differenze del millesimo).Emilio Falcione mi ha detto che il Ciliegiolo si presta in base alla maturazione delle uve e alle vinificazioni a dare vini diametralmente differenti.
Poi confronto i protocolli produttivi dei due vignaioli e scopro che più o meno sono realizzati in maniere simili.
Fermentazioni con lieviti autoctoni in fermentini di legno con macerazioni prolungate di quattro settimane e affinamento di un anno in legno medio grande.Al chè vado in confusione, controllo dove sono ubicati i vigneti e vedo che uno è a San Martino sul Fiora (GR) e l’altro a Montiano (GR) e mi dico che il Ciliegiolo ha una capacità di leggere i luoghi incredibile e di declinare le sue caratteristiche organolettiche in base alle caratteristiche pedoclimatiche di provenienza.
Avrò pensato giusto?
Ben vengano autoctoni con queste capacità!
Glu glu vanno giù.
Bonne degù.
Luigi
PS
Il primo nebbioleggiaIl secondo grenacheggia
Così per capirsi.
Vallerana Alta e Corrado il vignaiolo |
Ne sono un amante sebbene non un esperto, ma l'ho affermato per tutto il globo terracqueo che il Ciliegiolo è un vitigno considerato minore solo perchè (poco) coltivato in ristrette zone del centro Italia.
RispondiEliminaIn realtà ha una spiccatissima sensibilità per le differenze pedoclimatiche il che lo porta - come ben dici anche nel post - a dare vini diametralmente opposti.
Ah, che vitigno!
Luigi, se ti capita, bevine qualcuno umbro così ti fai un'idea sull'altra metà del suo areale d'elezione.
Riccardo,
Eliminacercherò in Umbria altri Ciliegiolo, nel frattempo mi piace condividere la scoperta della Maremma e dei suoi vigneron e dei loro vini così lontani dalla immagine stereotipata di certa Toscana, tu e Simone Morosi e Davide Bonucci e Enrico Pacciani siete i miei
mentori e mia quinta colonna nelle terre toscane.
Così però mi lusinghi. Loro sì, possono fare da colonne portanti. Io al limite posso essere una lesena
Elimina;-)
Differenze in merito a filtrazione e/o chiarifica?
RispondiEliminaLuk
Ciao Luca,
RispondiEliminasono felice del tuo ritorno su gli.amici.
Nessuna filtrazione credo, per il Vallerana bisogna chiedere conferma a Gianpaolo Paglia.
Falcione mi ha anche parlato di Ciliegiolo Ligure ne hai notizie?.
Sì, Bisson e Pino Gino i più raccomandabili.
RispondiEliminaLuk
ciao Luca,
Eliminail Vallerana nn subisce chiarifiche solo una filtrazione a 10 micron. fonte Gianpaolo Paglia.
filtrazione meccanica.
EliminaQuesto potrebbe spiegare la diversa opacità.
EliminaPer inciso il cigliegiolo come viene in Val di Vara... in nessun altro posto al mondo!!
:-D
Luk
Sulla opacitá sicuro ma anche sull'intensita?
EliminaL'intensità potrebbe essere legata a un pH molto diverso, o a un principio di ossidazione polifenolica.
EliminaLuk
L'importante è porsi di fronte a questo vitigno senza l'arroganza di volerne fare un supervino, come purtroppo in passato è spesso capitato. Lasciamo a l'uva Ciliegiolo la possibilità di interpretare il territorio senza forzature e il risultato sarà buono per chiunque lo produca.
RispondiEliminaDiamo modo a questi vitigni anticamente coltivati (e non parlo solamente del ciliegiolo), per moda e forse per rincorrere un sogno altrui, abbandonati a favore degli internazionali, di riprendere piede nella loro terra nativa, di riavere una loro storia e un loro storico. Magari tra 10, 20 anni sentiremo dire: Questa bottiglia "ciliegioleggia"
RispondiEliminaViva gli autoctoni!
Gran post Luigi.
Una precisazione, il Ciliegiolo Vallerena Alta viene fatto da una vigna singola (che Luigi ha visitato) di oltyre 50 anni di eta', situata per l'appunto a Vallerana Alta, comune di Manciano, vicino al mare (ma sui 300 m slm) e al paese di Capalbio. Le condizioni climatiche sono molto mediterranee e molto diverse da quelle della Busattina. Noi coltiviamo Ciliegiolo in altre 2 o 3 vigne, in posti diversi, ma nessuna ha quella levigatezza e leggerezza tannica di Vallerana Alta. Di piu', le vigne di Vallerana sono 4, 3 sono coetanee e a pochi metri di distanza, ma quella vigna in particolare (di Corrado, in foto) ha qualcosa in piu'.
RispondiEliminaQuello che mi piace in questa espressione e' proprio la sottigliezza del vino, che non ti aspetti da un Ciliegiolo, solitamente intepretato come vinone un po rustico, certamente godibile anche in quella forma, ma per noi un po piu' monolitico e sfaccettato. C'e' un mio amico, Martin Abrham, enologo altoatesino, che vinifica da vecchie vigne a Sassofortino, zona Nord della Maremma, in alto, con vinificazione in barrique vecchia aperta, macerazione sulle bucce lunghe (mi pare 40-60 gg), affinamento in barrique vecchie di 2 anni, con un travaso solo a meta' affinamento, senza zolfo, senza nulla di nulla. Il vino e' straordinario e complesso, un altra faccia ancora del Ciliegiolo (Tular e' l'azienda, non facile a trovare i vini, contattate lui direttamente, trovate su Google).
Ultima cosa, sono d'accordo con Simone, lasciamo i vini esprimersi senza l'ansia da prestazioni, e questo non vale solo per gli autoctoni o i vitigni "minori", ne guadagneremo molto in carattere, piacevolezza, attaccamento al territorio.
Grazie Gianpaolo per la precisazione.
EliminaCercherò il Ciliegiolo di Tular per un altro test comparativo.
La vexata quaestio (che per me non esiste) sugli autoctoni era più che altro una considerazione su come certi critici ne esaltino l'eticità e altri con visioni più edonistiche e puro-sensoriali ne contestino i risultati sulla base di parametri organolettici affinati con altri vitigni, altre vinificazioni, altri territori.
Silenzio, apertura mentale e predisposizione al nuovo, senza pre-giudizi è l'atteggiamento che anche chi assaggia deve avere nei confronti degli autoctoni o "minori".
La retroetichetta del Ciliegiolo di La Busattina è da encomio, di simile ho visto solo visto retroetichetta dei vini di Bonny Doon Vineyard, mi piace che venga scritto cosa contiene un vino e come venga fatto (mi spingo a dire che questo è il prossimo futuro del vino di qualità)
RispondiEliminaNon credete che la pratica biodinamica nel vigneto abbia un ruolo fondamentale nel risultato del vino ottenuto? E la filtrazione pensate non incida sul risultato finale? Il Cilegiolo è un vitigno a maturazione precoce, che dà il meglio di sè in alta collina.Vicino al mare se raccolto in piena maturazione da vini/marmellate senza acidità e con sentori di cotto, bruciato.
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