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giovedì 12 aprile 2012

domaine leon barral Herault blanc 2006

Leon Barral 2006 blanc Vin de Pays de l'Herault.


Sud ovest della Francia Languedoc-Roussillon (denominazione non proprio di punta neanche per i nostri cugini d’oltralpe) per bere del Terret Blanc e Gris (chi sono costoro?), un po’ di Viogner e Roussane.
Provenienti da vigneti centenari, ad alberello.
Gestiti in bioestremismo.
Macerati con una spremitura lenta con torchio verticale.
Malolattica eseguita, poca solforosa aggiunta.
Decantatelo un po’ che si apra e avrete fra le mani un bianco (con riflessi arancio) ruvido e insolente.
Camomilla secca strofinata fra le mani.
Sferzate di timo e buccia di agrumi.
Ondeggiante, mutevole.
Insiste con distillato e laccature pungenti e tabacco biondo.
Fieno e sale.
Quel quid di tannino e di linfa asciugante.
Nervoso in bocca, rinfrescante e dinamico.
Parafrasando Niccolò Desenzani: cosa sarebbe questo vino senza i suoi difetti?
Un vino mediocre?
Non lo sappiamo perché Barral eleva il (lieve) difetto a fonte di piacere (e conoscenza?) e forse giunge al sublime?



Per non farmi mancare nulla, nella stessa sera ho aperto uno Savagnin Les Chalasses Marnes Bleues 2009 e uno Chardonnay Les Chalasses Vieilles Vignes 2008  entrambe Cotes du Jura di  Ganevat.
Superbi entrambi.
Il Savagnin era di una freschezza acida limonina, salino, tagliente, affumicato, vegetale, speziato quasi piccante .
Con lievi accenni ossidativi (marchio di fabbrica, non difetto) travolti e integrati nella freschezza agrumata, floreale, succoso, quasi tannico, lunghissimo e saporito.
Lo Chardonnay anche lui molto interessante, più morbido, floreale e delicato  ma scattante e verticale con lieve decadente mielosità amara.
Giovanissimi, bevibilissimi impossibile aspettarne la maturità.
Bonne degustation


Luigi

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