Dopo tanto temporeggiare finalmente l’altro giorno sono riuscito a trovare il tempo per fare quei pochi chilometri che mi separano dalla cantina di Gian Paolo a Podere il Saliceto, per assaggiare e (soprattutto) conoscere quei vini che molto spesso ho sentito elogiare.
La
delicata salita che porta alle porte del casolare è affiancata da una porzione
dei suoi vigneti, Malbo gentile e Merlot, quest’ultimo utilizzato per
impollinare il primo che è vitigno che mal si presta all’autoimpollinazione.
Imparo poi che il Merlot è stato il secondo vitigno (dopo il Lambrusco Salamino) più coltivato nella zona di Campogalliano fino agli anni ’70. Notizia che può sembrare insolita ma una spiegazionelogica storica c’è.
Le prime tracce d’insediamento a Campogalliano risalgono all’epoca romana con la discesa dei Galli nella nostra pianura, dai quali deriva poi il nome del paese (“Campo dei Galli”). Proprio a loro si devono i primi impianti di Merlot.
Imparo poi che il Merlot è stato il secondo vitigno (dopo il Lambrusco Salamino) più coltivato nella zona di Campogalliano fino agli anni ’70. Notizia che può sembrare insolita ma una spiegazione
Le prime tracce d’insediamento a Campogalliano risalgono all’epoca romana con la discesa dei Galli nella nostra pianura, dai quali deriva poi il nome del paese (“Campo dei Galli”). Proprio a loro si devono i primi impianti di Merlot.
Con
calma. Strada facendo.
All’interno della cantina, che a fatica e non senza cicatrici ha retto alla potenza distruttiva del terremoto, troneggiano vasche in cemento, le preferite, anche se di ostica manutenzione.
La
curiosità inizia ad assalirmi quando partono i primi assaggi da botte. Mi
affascina provare il vino in divenire, quando ancora è in formazioneAll’interno della cantina, che a fatica e non senza cicatrici ha retto alla potenza distruttiva del terremoto, troneggiano vasche in cemento, le preferite, anche se di ostica manutenzione.
Il “Falistra” da vasca è un Sorbara ante litteram. Il gusto e i profumi sono già riconoscibilissimi, ma mancano ancora le bollicine che arriveranno con la rifermentazione in bottiglia.
Il Malbo, di grande estratto, diventerà invece vino fermo dopo l’assemblaggio delle sue due componenti, una parte affinata in cemento e un’altra in botte piccola (di Nesimo passaggio). Bei profumi, rustica e scalpitante la prima, più rotonda e distesa la seconda. Il blend finale che incontrerà la bottiglia vedrà poi prevalere di gran lunga il Malbo in cemento per dar vita ad una sinergia potenzialmente di grande equilibrio.
Dopo
gli assaggi del futuro mi attende un’accoglienza davvero calorosa preparata da
Gian Paolo, a base di strolghino, stuzzicherie varie e la batteria completa dei
vini di Podere il Saliceto.
Mi sono inchinato a cotanta grazia.
E
seduti a tavola tra bicchieri di vino e appetizer
si chiacchiera a lungo, si ride, si scherza. Mi sono inchinato a cotanta grazia.
Si parla anche di lieviti indigeni su cui abbiamo idee discordanti.
Per me sono un valore aggiunto, per lui non sono fondamentali per il risultato finale. Gian Paolo pone le sue idee ex professo, con una serie di annate di esperienza sulle spalle. Io posso opporre solo letture, ascolti e la mia incompetenza. Ma non è facile comunque smuovermi da questa convinzione. Nemmeno con prove scientifiche. ;)
A suo favore però parlano anche le bottiglie.
Ottimo sorso beverino anche il “Falistra” (anche questo rifermentato in bottiglia), bell’esempio di Sorbara fresco e vibrante.
Entrambi
non vengono sboccati regalando così una leggera torbidità con l’agitazione
della bottiglia.
A
me affascina, a lui un po’ meno. ;)Poi l’ ”Albone”, un incrocio tra Salamino e Sorbara. Stavolta la fermentazione è in autoclave per realizzare un lambrusco tipico, vinoso e pastoso da giovane (la 2011), di stupefacente finezza e linearità dopo qualche anno d’invecchiamento (la 2009). Alla faccia di chi dice che il lambrusco è vino da consumarsi giovane.
Prima
di abbandonare il campo incontro anche Marcello, cognato di Gian Paolo nonché
agronomo e commercial office
dell’Azienda. L’intesa tra i due è veramente ottima, un connubio che mi fa
pensare a tante future soddisfazioni per Podere il Saliceto.
Cavolo Andrea, è tanto che ho in mente di andare a trovare Gian Paolo, ma non mi decido mai a chiamarlo. Anch'io non ho molta strada da fare. Sarei curioso di assaggiare il Sorbara, che non aveva portato a Piacenza.
RispondiEliminaMi sa che mi farò sentire ...
Te lo consiglio Daniele. Ottima l'accoglienza così come gli assaggi. Per me era la prima volta per quasi tutti i suoi vini, e devo dire che sono state belle scoperte.
EliminaSono Bravi, tanto. Il Bi Fri di quest' anno a me ha fatto letteralmente impazzire. Bel Post
RispondiEliminaAnche Gian Paolo afferma che ai livelli di quest'anno il suo BiFri non era mai arrivato. Chissà, forse la fermentazione in bottiglia ha aiutato a dargli quel non so che in più... ;)
Eliminari-fermentazione, pardon...
EliminaBravi produttori attenti e capaci oltre che simpatici che non guasta mai!
RispondiEliminaBellissimo post pieno di ritmo e spunti interessanti.
RispondiEliminaCin cin!
dov'è di preciso questo podere?
RispondiEliminaA Campogalliano in via Albone 10. Poco prima dei laghi.
EliminaAnche per me il Bi Fri su tutti. Bravo Gian Paolo.
RispondiEliminaMolto interessante per me anche l'evoluzione dell'Albone. Il 2009 mi ha stupito per finezza.
EliminaUn ringraziamento a tutti e vi aspetto sempre a bottiglie aperte...Andrea hai scritto troppo bene,dopo pensano davvero che faccio vini buoni :) :)ciao gp
RispondiEliminaNo, ma poi "dietro le quinte" gli ho detto di star lontano il più possibile da Campogalliano! ;D
EliminaPensa che a me piacciono pure le etichette, parecchio, sei sulla buona strada ;))
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