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martedì 15 marzo 2016

Una serata pizzesca





  • di Niccolò Desenzani

  • Una sera di novembre, per chicchierare e stappare qualche bottiglia che aspettava di essere bevuta fra amici che del liquido odoroso han fatto una delle ragioni di vita.

  • 1) Billecart et Salmon Vintage 2004, bello sciampo elegante avvolgente belle bolle non troppo invasivo, dosaggio molto moderato, finale non eterno, ma comunque equilibrio e bocca pulita. Si è sposato divinamente con la pizza margherita.

  • 2) D'Ugni bianco 2013. In formissima. Appena aperto è un vortice quasi magmatico di sale, lieviti, acidità; super funky, ma chiaramente per nulla difettoso, o meglio, talmente enologicamente coerentemente scorretto da essere perfetto e integro. Nessuna deriva puzzona, giusto il tempo per distendersi e lasciare che sale e acidità, con una volatile di penetrazione giustamente integrata e bilanciata da una quantità di feccia da far sembrare il Barbacarlo un vino filtrato sterile, definissero una dimensione di inedita beva selvaggia. Si mantiene per tutta la serata benissimo.

  • 3) Pinot nero LN012 2013 di Schueller: bevuto anni fa un 2005 che mi aveva sconvolto per la bontà, qui sicuramente infanticidio. Allo stappo ha sparato fuori qualche schizzo. Nel bicchiere subito un naso ammaliante ancora troppo giovane e compatto, che ricorda il meglio Antonuzi, ma anche qualche grenache stile Gramenon d'antan. In bocca invece dritto come un fuso, compatto e schioccante. Tutto giovane, ma tutto equilibrato e succosissimo. Anche in questo caso il no so2 non è certo motivo di difetti, al contrario è purezza di vitigno, di territorio e beva a gargarozzo.

  • 4) Jolly dal cilindro. Un naso struggente di dolcezze e sussurri mediterranei, una bocca invece che tiene l'austerità e una nota quasi verde, ma sotto c'è una luce di freschezza da posti caldi. La bocca ha qualche cosa di nebbiolesco e mi porta verso aglianico e poi cirò. Invece è quel miracolo di vino del Guccione di una volta: Rosso di Cerasa 2009: mezzo nerello, mezzo perricone. Comunque siamo in zona fuoriclasse. La bocca è dinamica articolata fra acidità, sali, note salmastre e succosità suadenti. Il naso rimane un viaggio verso l'oriente mediterraneo forse di spezie dolci e profumi lascivi… Col tempo l'acciughina , quella buona, si fa strada.

  • 5) Questo era il programma, già ampio, delle bevute. Ma quando in una sera stappi e tutto sembra dare il meglio, viene voglia di aprire ancora e ancora.... e così ritorno in cantina e prendo la Barla 2010.
  • Caspita la barberasa! Il naso inganna, inizialmente, portandoci in Langa, ma poi la nota di smalto e la bocca di sapida acidità astigiana, lo porta in zona Ratti e poi necessariamente a Corino. Annata meno ricca, meno sangue dolce, ma tanta fresca acidità insieme a una materia che si evolve barbericamente percorrendo tutti i luoghi che sono di quell'amato nostro vitigno. Tantissima terra nel sorso...

  • La mattina dopo in chat:
  • - dove siete tutti?
  • - Da me a bere Barla
  • - ah ecco, bastardi
  • ...
  • - Ci starebbe un post...

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