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domenica 3 febbraio 2013

Di miniblogging e piccoli produttori. di N.Desenzani


Negli ultimi giorni riflettevo su due fatti, apparentemente lontani fra loro e mi son tornate in mente due discussioni del web dei mesi scorsi, che potrebbe sembrare non c’entrino una beata fava.

1) Dopo circa un anno e mezzo da quando ho bevuto i vini di un produttore di Cisano sul Neva, Noberasco, di cui avevo scritto una recensione della Granaccia su Vinix, sono andato a trovarlo. Alla fine della visita, dopo che avevo già pagato, ho accennato al fatto di aver scritto quella recensione
, peraltro l’unica del web di questa bella realtà, e il signor Walter si è illuminato, mi ha detto che la figlia glielo aveva riferito e ringraziandomi di cuore ci ha tenuto a regalarmi una delle tre bottiglie rimaste del vino recensito.
2) Francesco Brezza di Tenuta Migliavacca ha finito il vino 2011 L !
3) In un paio di post, come sempre da un punto di vista di sana indipendenza, Enofaber si interrogava sull’influenza (circa nulla) che possono esercitare i blogger con le loro recensioni (vedi questo e questo).
4) Con Chiara Giovoni si dibattè, mi pare su Twitter, sulla differenza di parlare e scrivere di vini noti al grande pubblico rispetto a farlo di vini di produttori di nicchia.

In merito al primo punto, oltre a una chiara soddisfazione personale, credo che il mio piccolo racconto di quella Granaccia abbia valorizzato il lavoro del vignaiolo, non solo agli occhi dei miei pochi lettori, di cui ancor meno, se non nessuno, avrà reperito quel vino, ma proprio ai suoi, di piccolo produttore onesto e appassionato, ma, per scelta, senza una distribuzione.
Di Brezza abbiamo parlato tanto negli ultimi mesi, di quell’annata 2011, strepitosa, che Luigi ha “scoperto”.
Non che Francesco Brezza avesse problemi a vendere il proprio vino, e forse ogni anno a gennaio svuota la propria cantina, ma quel che è certo è che abbiamo contribuito a rendere i suoi vini imprescindibili.
In generale credo che la nostra influenza di mini e microblogger, sia sì prossima a zero, ma proprio per questo possa essere decisiva solo per le piccolissime realtà.
E’ quindi una questione relativa.

Inoltre per un principio di collaborazione spontanea (il famoso passaparola?), spesso più realtà minibloggarole posano la propria attenzione sugli stessi vini e produttori, non solo per moda, ma perché fra indipendenti e piccoli si creano rapporti di stima reciproca e buone reputazioni. Il miniblogger ascolta di più i suoi omologhi, perché li sa indipendenti, senza veli, espliciti e disinteressati. Li può facilmente contattare, scambiarci opinioni, conoscerne i gusti. In questo senso è molto azzeccata l’espressione  #ddb degustazione dal basso coniata da Filippo Ronco e c’è un fil rouge con eventi seriali organizzati tramite twitter, come i #barbera-n.
Insomma credo che la realtà del mini e microblogging enoico, sposata alla causa della scoperta dei territori e dei piccoli produttori, rappresenti una rete autorganizzata dal potenziale virtuoso.
Se a ciò aggiungiamo che la reperibilità di questi produttori è ormai alta, attraverso forme di commercio che usano il web, ecco che in qualche modo il cerchio va chiudendosi.
A mettere il suggello  infine il fatto dei prezzi: tendiamo a parlare di bottiglie accessibili per chiunque, e questo è fondamentale.
Magnificare un Ch Pétrus o un Dom Pérignon Oenothèque*, è versare una goccia in un oceano di reputazione, e mediamente chi legge non potrà mai comprarne una bottiglia.
E’ chiaro quindi che si sta giocando a un altro gioco.

* Avrei voluto linkare la poetica descrizione dell'annata 1996 scritta da Chiara Giovoni e letta qualche mese fa su Appuntidigola, ma non ho trovato più il link attivo.

18 commenti:

  1. Ci pensavo giusto l'altro giorno, dopo aver aperto varie bt. di un piccolo produttore della mia zona.
    Stesso vino, acquistate sia in GDO sia direttamente in cantina, tutte "cotte". Volevo scrivere qualcosa a titolo informativo e magari di discussione, poi ho tentennato timoroso di infierire sul lavoro del vignaiolo.
    Poi mi son detto (come già evidenziava Enofaber): "Ma hai visto quanti visitatori medi hai?! Non credo che potresti arrecare gran danno...".
    Eppure come giustamente dici tu qualcuno che ci legge e si fida magari c'è. E se col mio scritto condiziono la sua scelta d'acquisto che magari poteva essere fortunata?
    Non so, per ora rimango con i miei dubbi irrisolti.

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  2. C'è un altro aspetto che coinvolge i miniblogger ed è il fatto che spesso parlare di piccoli e mediamente sconosciuti produttori, oltre a implicare un lavoro di ricerca decisamente faticoso, ha in sè un grande rischio interpretativo e dare giudizi a vini nuovi, senza una storia produttiva o degustativa alle spalle è difficilissimo e occorre un coraggio che sfiora la sventatezza e poi bisogna essere pronti ad accettare di aver sbagliato valutazione.
    Bisogna elevare il relativismo a modello di vita e essere pronti a perdere la faccia per costruirsi una reputazione, insomma bisogna essere coraggiosi e generosi.
    Ho letto che l'accanimento dei miniblogger verso piccoli produttori semisconosciuti è un gioco di costruzione di miti che diventano fari nella comunità bloggarola, però lo ha una pr di un noto produttore di Brunello e quindi ci leggo un po' di invidia.

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    1. Faccio fatica a capire qual'è la difficoltà di esprimere il proprio parere su qualcosa che si assaggia. Tanto si sta parlando di gusti personali visto che la critica o l'oggettività non esiste. Inoltre questa tua remora fa a botte con la tua continua critica ai voti al vino basati di convenzioni e parametri fissi.
      Io venerdì ho assaggiato i vini di Croci e, a parte uno su otto, non mi sono piaciuti. Che problema c'è a dirlo? Dovrei pormi il problema e dirmi "forse non li hai capiti"? Ma non diciamo fesserie, i vini si bevono, non si capiscono, evitiamo adesso di assurgere il vino ad opera d'arte.
      Per me la recensione di unvino se fatta da Ziliani, Maroni, Fracchia, Desenzani o pincopallo vale uguale (e nel mio caso più o meno zero) e mi serve solo a prendere nota che quel vino esiste, null'altro.
      Quindi se uno scrive male (sempre nel rispetto per le persone che lo fanno) di un vino e poi qualcuno ne scrive bene, non ci ha certo rimesso la faccia o la reputazione.

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    2. Certo il comportamento che tu adotti è quello giusto ed è in linea di massima quello che adotto anch'io, però se scopro, leggendo sui blog, tre o quattro vini nuovi e di due ne parlano maluccio, io investo prima (nn dico che nn li comprerò mai) in quelli ben recensiti e quindi il giudizio ha influenzato la mia scelta, credo sia inevitabile.
      Molte volte mi è successo e poi ho scoperto che i vini esclusi erano meglio.

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    3. @Robji piccolo OT : a me di Croci piace tutto tranne un vino :-)

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  3. Luigi: concordo con te sul rischio interpretativo. E' anche vero però che se un singolo blog conta davvero poco se non agli occhi del produttore, se molti blog parlano dello stesso produttore con giudizi convergenti, ecco che l'autorevolezza aumenta, limitando il "danno" (se di danno si può parlare) eventualmente arrecato da giudizi avventati dettati da improvvisazione ed scarsa esperienza.

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    1. Certo! la visione che tu ne dai è molto bella e fortemente democratica, o per dirla alla Ronco dal "basso", la reputazione del produttore non è determinata dal singolo miniblog ma dalla media dei giudizi dei miniblog.
      Può essere.

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    2. Io ho un approccio diverso. IO tengo conto delle recensioni in funzione di chi le scrive. Quindi le recensioni di chi non conosco, o del quale non riesco a capire che approccio ha al vino e che genere di vini gli piacciono, non le considero nemmeno. Quelle delle persone che conosco le valuto in funzione dei loro gusti e del loro approccio, quindi il fatto che recensiscano bene un vino non è elemento sufficiente per farmelo acquistare ;-)

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  4. @Desenzani la tua analisi ha quasi senso a parte un paio di cose che non hai considerato. Questo mondo di miniblogging è un mondo autartico che si autoalimenta ed è quindi vero che alcuni produttori arrivano a vendere di più grazie a questo mondo ma sono soggetti alla moda, Di moda si parla perché Brezza oggi vende perché se ne parla ma ieri si parlava solo di Collecapretta e domani chissà.
    Nessuno si filava le lambic finché qualcuno all'interno di questa autarchia ne ha scritto ed allora tutti a cercare le lambic e dire "che buone che buone, come ho fatto fino ad adesso".
    Benvenga comunque (anche se io non amo gli universi autoreferenziali) perché fa bene a quei produttori che per scelta, per scarsa attitudine o per questioni economiche non fanno attività di comunicazione verso quelli che potrebbero essere gli acquirenti dei loro prodotti.

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    1. Mah in parte hai ragione ma è un comportamento in tutto uguale al main stream che affronta i temi e poi per un po' decadono sino a che non ritornano. Tu citi i Lambic, io la passione per i Lambic ho cominciato a maturarla grazie a un bellisimo articolo di ormai dieci anni fà comparso sul Gambero Rosso, dopo quel intervento di Lambic non si è più parlato, ora ne parliamo, forse perchè mah chissa perchè...d'altronde lo faccio per mio divertimento.
      Comunque Collecapretta c'è l'ho in cantina e me lo bevo, però nn posso parlarne tutti i giorni perderei i pochi i lettori che ho per noia.
      Brezza è li a s.Giorgio dal 1964 quindi è sempre riuscito barcamenarsi anche senza di noi e d'ora in poi le sue bottiglie saranno nella mia cantina, non confondere il fatto che non se ne scriva con l'oblio assoluto da parte del consumatore, se una cosa piace la si compra che se ne parli o no.

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    2. Sull'autoreferenziale mi sembra che la rete dei miniblogger sia l'esatto contrario. Per definizione distribuita, essa è costituita per la gran parte da persone che non appartengono al mondo del vino. E quasi sempre l'obiettivo è la condivisione del piacere, delle scoperte e il confronto con gli altri. Ogni tanto qualcuno scrive un post autoreferenziale (!) come questo, ma non è la regola.
      Secondo me il "soggettivismo" assoluto che proclami in fatto di gusti non ha senso. Se bevo un vino e mi piace e finisce lì, posso pur fregarmene del resto del mondo. Ma se decido di pubblicare un parere su quel vino, mi sto prendendo una responsabilità. E sto affermando la mia idea del bello, non la mia idea del "mio bello".
      Diventa importante sapere se scrivo indipendente o se sono pagato, se rappresento qualcuno o qualcosa o solo me stesso etc etc. Altrimenti vale tutto.
      E la reputazione? Non è un concetto fondamentale del web? Non è la tua specialità?

      Infine esser sfavorevoli ai numeretti non significa pensare che la qualità sia un concetto totalmente soggettivo, significa solo affermare la complessità del giudizio.
      Niccolò (dal treno)

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    3. Perdona Niccolò ma fatico a capire la tua risposta. Autoreferenziale significa che si riferisce sempre a se. Il fatto che un "microcosmo" sia distribuito (ma comunque chiuso) non lo salva dal parlarsi addosso e di conseguenza essere autoreferenziale. Questo vale anche perché voi non parlate del vino ma della vostra concezione di vino.
      Se scrivi di vino esprimi sempre un parere soggettivo, esprimi il tuo vino e quello che tu ci trovi. Se esprimi una posizione dissonante questo non intacca la tua reputazione.

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    4. Piccolo OT ... a me Collecapretta non piace ;-)

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    5. La rete o comunità dei microblogger enoici, vasta e varia, ripeto, esiste perché queste persone o gruppi singoli vogliono parlare di vino. A priori non c'è un senso di appartenenza alla comunità e l'intento di esserne un'espressione. Se racconto di una bevuta, per dire di un Montevertine, dove minchia vedi l'autoreferenzialità?
      Prendi i nomi che hai fatto poco sopra di gente che scrive di vino e ti sfido a riconoscere una comunione di vedute tale da ritenerli espressione di una cerchia o nicchia autoriferita. No, in comune abbiamo solo la passione per il vino e il desiderio di condividerla.
      Ma se un Cossater racconta di un vino che gli è piaciuto, io considero, come tu stesso ammetti, chi è Jacopo, i gusti che ha espresso in questi anni di blogging, la reputazione che ho di lui come onestà di giudizio, condizionamenti ecc e do un valore al giudizio che esprime.
      E' questione di credibilità.
      E la credibilità secondo me si fonda anche su giudizi espressi che trovino in qulche misura riscontro nella realtà e una forma di coerenza fra loro.
      E la reputazione va di pari passo.

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    6. Opinione tua, rispettabile, ma sempre tua. Io la vedo diversamente. Spesso parlate dello stesso vino tutti assieme o uno dopo l'altro e io questa la considero al pari dell'autoreferenza. Inoltre spesso ho la netta impressione che parliate tra di voi e questa è autoreferenzialità, IMHO. Tu poi puoi vedere le cose come preferisci.
      La credibilità e la reputazione si basano su come esprimi i pareri e come ti poni, non è che sei più credibile se scrivi bene di Collecapretta o se ne scrivi male. Quindi il parere che esprimi conta poco in termini di credibilità e a maggior ragione di reputazione.
      Inoltre insisto a dire che NON parlate "di vino" ma "sul vino".

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  5. Concordo + o - sia con il post di Desenzani, sia con i vari commenti pubblicati.
    Condivido quanto scritto da Visitblog... Come nel rock'n'roll é spesso la rete di tanti piccoli blogger, fanzinari e strippati vari a far girare il nome di tanti piccoli gruppi tra gli appassionati, che altrimenti resterebbero relegati a suonare nello scantinato per anni.

    Condivido poi la soggettività... ovvero ho un blog scrivo di vino perché ne sono appassionato, compro le bottiglie, perdo tempo a raccontarle, mi fa piacere se qualcuno trova interessante ciò che scrivo, ma sono un indipendente che fa considerazioni soggettive, scrivo ciò che bevo senza discriminazioni, senza fare pubblicità a nessuno e anche quando un mio amico enotecaro mi invia bottiglie da assaggiare e raccontare, ho tutta la libertà di scrivere ciò che penso anche se lui deve vendere quella bottiglia nella sua enoteca e a me non ha entusiasmato(come l'ultimo vino Tanca Li Canti di Panevino, vino nuovo giudizio a scatola chiusa, anche se in molti hanno parlato bene di questo produttore). Esprimo la mia idea. Punto.

    Libertà di parola in libero web... se poi la somma di ogni singolo scritto possa influenzare il mercato... personalmente non me ne curo... :-) Ciao...

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    1. Grazie Simo per il commento. Certo esprimi solo e unicamente le tue idee e già questo si rileva leggendo il tuo blog e già ti rende credibile. Inoltre sei meticoloso nel raccontare i vini. Manifesti chiaramente i tuoi gusti.
      Leggendo del Tanca Li Canti e conoscendo i vini di Manca e, per l'appunto, conoscendo il tuo blog, non posso che concludere che quella bozza qualche problemino ce l'abbia. Non posso che auspicare che tu ritenti la fortuna coi vini di Panevino. Certo che se ti deluderanno non una, ma tante delle sue bozze, comincerò a pensare che abbiamo un'idea molto diversa di "buono".
      Per il momento do massima considerazione alla tua rece e mi auguro che fosse un problema di quella bottiglia.
      PS Manca è noto anche per quello che ne hanno scritto i blogger, a partire da Campovinato (http://ilcampovinato.blogspot.it/).

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    2. Di Manca ne abbiamo parlato anche qui http://gliamicidelbar.blogspot.it/2012/01/e-saro-pane-e-saro-vinogianfrancomancan.html
      Mi erano piaciuti molto i suoi vini.

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