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domenica 24 febbraio 2013

#barbera3 una settimana dopo



Ad una settimana dalla degustazione, tirando le somme di #barbera3 il risultato è per me sempre lo stesso.
La grande maggioranza dei presenti ha compreso gli sforzi e ha goduto con noi gli assaggi di vini praticamente introvabili o sperimentali o ancora in gestazione.
Una esperienza degustativa improntata sulla eccezionalità dei campioni, frutto di ricerca e della conoscenza dei produttori i quali ci hanno proposto, mettendosi in gioco, vini non proprio standard.
Non siamo andati in enoteca e abbiamo comprato le prime bottiglie che capitavano sotto tiro.
Abbiamo cercato produttori meno famosi, meno premiati, meno mediatici, quelli che ci sono sembrati più veri sia come vignaioli sia come persone ed è stato un viaggio intimo nell’animo umano e nei luoghi.
Perché sono convinto che il luogo e i suoi abitanti siano l’uno il frutto dell’altro, una simbiosi.
Ce ne siamo infischiati della purezza dei vini perché è una forzatura intellettuale e moderna, figlia delle semplificazioni del marketing e della degradazione della nostra intelligenza.
Non abbiamo ricercato un modello di vino archetipico o il “nostro modello di Barbera” ma ci siamo fatti portare, cullati dagli assaggi verso luoghi mai raggiunti prima e ad ogni gradino ci allontanavamo dalla linea di partenza e ci siamo persi come sugheri nel mare.
Perché ogni catalogazione, ogni forzatura interpretativa del mondo è destinata a fallire e noi abbiamo fallito.
La Barbera più “acida e monferrina” era una d’Alba, la più elegante e “Albese” era Astesana o della Valcamonica, ogni assaggio demoliva sciocche certezze di carta e stupidi preconcetti.
E il risultato, parziale e momentaneo, di questa ricerca si è materializzato negli assaggi effettuati Domenica 17.


3 commenti:

  1. In questi giorni abbiamo visto una polemica sorta sulla base del merito dei vini scelti. Quanto di più lontano dallo spirito con cui si è svolta l'organizzazione di #barbera3. Di fatto i vini presentati, e in parte raccontati, hanno sollevato dubbi anche in noi che li abbiamo scelti. Ma abbiamo voluto raccontare un'istantanea di un percorso fatto soprattutto di tradizione, persone e contemporaneità del vitigno.
    Stupisce che sia stato sollevato da qualcuno un dubbio sulla scelta dei luoghi di provenienza di queste Barbera, quando invece, forse proprio perché all'inizio di un percorso, la scelta dei vini è ricaduta su produttori che lavorano in alcuni dei luoghi più tradizionali per la coltura del vitigno. Forse i luoghi dov'è nata la Barbera (almeno da inizio '500 si conosce interesse per il vitigno in zona Chieri e Nizza dai primi del '600, nonostante il vitigno probabilmente fosse presente già da secoli).
    Stupisce che sia stato sollevato da qualcuno un dubbio sull’autenticità dei sapori di quelle Barbera presentate, quasi uscissero dai canoni della tipologia. Parliamo di vini quasi tutti a Denominazione di Origine Controllata e rappresentanti della tipologia da decenni e più generazioni. E in particolare, vorrei far notare, godono anche di alcune particolari attenzioni da parte delle autorità che vigilano sul mantenimento degli standard qualiquantitativi e non solo per mantenere la denominazione.
    Dunque ancor più stupisce il dubbio sollevato sulle qualità organolettiche e sensoriali delle Barbera presentate, che non solo non hanno mai avuto problemi a essere certificate, ma, come nel caso di Tenuta Migliavacca, producono il bere quotidiano per centinaia di famiglie, che tornano anno dopo anno nei fine settimana a rifornirsi di questi vini da tavola, che evidentemente per loro sono degne distare sulle loro tavole.
    Infine stiamo parlando di prodotti premiati da critici al di sopra di ogni sospetto e senza l’ombr di tendenze naturiste/talebane. Non li abbiamo certo scoperti noi.
    Comunque io sono contento perché domenica scorsa abbiamo condiviso il nostro “siamo passati di qui” con altri appassionati. Abbiamo assaggiato alcune chicche enologiche, alcuni pezzi di veri e propri monumenti del vino italiano.
    E questo senso di incompiutezza e di perfettibilità che ci hanno lasciato quegli assaggi, nonostante la loro enorme profondità, ci dà ancora più slancio per continuare a cercare ed esplorare l’Universo Barbera.

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  2. Anch'io sono molto contento di #barbera3 anche del suo format (anche questo messo in dubbio prima e dopo) perchè ha unito una degustazione guidata e ampiamente commentata, ricca di vini,luoghi e produttori, all'abbinamento con il cibo (perchè ricordiamoci che i vini dovrebbero essere eminentemente gastronomici), alla estrema partecipazione emotiva dei presenti che hanno condiviso con noi quel momento con intensità.
    Abbiamo imparato, bevendo, parlando, festeggiando con amici vecchi e nuovi!
    E questo lo dobbiamo ai presenti che si sono fatti trascinare in questo gioco e ne sono diventati protagonisti essi stessi.

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  3. Ho già avuto modo di esprimere il mio giudizio in altra sede. Grande evento #barbera3 che va, secondo me, ben oltre il vino.
    In merito alle scelte dei produttori non mi sono volutamente sbilanciato ma, per quel che il mio parere può contare, vi devo dire che ho assaggiato vini che berrei e riberrei, tutti i giorni.
    Poi magari, in privato, sarò più esplicito.
    Che #barbera3 sia un punto di partenza verso quei luoghi del vino ancora poco esplorati.

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