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lunedì 18 luglio 2011

gliultimiuomini_delpleistocene_uominidietroiterroir

Racconto s.a.
Gli uomini dietro i terroir.

Mare di fronte alla costa di Sampieri, Marina di Modica (RG).
Gli ultimi “cacciatori raccoglitori”.
Gli ultimi uomini arrivati dal pleistocene ai nostri giorni.
Enzo la “siccia”, Tonino, Nino, lo “Zingaro”, Giovanni, i “Catanesi”.

Un molo in miniatura.
Pochi metri di scivolo di cemento e poi il mare di fronte alla costa di Sampieri, Marina di Modica.
Contea di Modica, provincia di Ragusa.
Gozzi e lance lunghe pochi metri.
Piccoli fuoribordo scoppiettanti.
Chilometri di reti.
Chilometri di palamiti da duecento, trecento  ami.
Chilometri di palamiti galleggianti.



Lunghi giorni in mare.
Occhio semichiuso rivolto all’orizzonte e quel misto di animismo, superstizione, supponenza, esperienza inconscia, abitudini, magismo, brutalità, distacco, contemporaneità, riti e gestualità.
Reti da calare.
Reti da salpare.
Reti da rimagliare.


Racconti del dopo pesca che sublimano e trasferiscono all’enclave il senso di appartenenza e le esperienze.
Il rito mattutino della vendita del pescato.
Pesci pettine, pesci spatola, razze, polpi, sauri, sogliole, seppie, mormore, cicale, gamberoni, rondini di mare, triglie.



Un teatrino antropologico.
Ultimi depositari di un sapere arcaico basato sulla lotta giornaliera fra uomo e animale per la sopravvivenza.
Semplice, lineare, terribile, ineluttabile ed oggi molto poco “political correct” incredibilmente poco bio.
Mi sono chiesto più volte se si potesse parlare di terroir in assenza di antropiche trasformazioni del territorio.


Non sono guardiani di un territorio ma sono essi stessi predatori integrati nell’ecosistema alla stregua dei barracuda, dei tonni, degli spada che pescano e ai quali sottraggono prede.
Il termine "ancestrale" di cui abuso, in questo caso è l’unico aggettivo che mi viene in mente.
Bonne degustation

Luigi







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