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mercoledì 10 luglio 2013

Prosecco Gatti. Così è (anche se non vi pare).


La calura estiva è ormai arrivata e m'invoglia sempre a stappare qualche bollicina fresca.
L'altro giorno è toccato perdere il tappo ad un prosecco di cui ho spesso sentito vociferare nel marasma del web. E mi vien da pensare che potrebbe dividere facilmente le masse.
Prosecco surlie/colfòndo che l'autolisi dei lieviti indigeni non sboccata presenta nel calice opaco, poi velato, poi torbido, in questo crescendo di poca trasparenza che ti fa malinconicamente capire che la bottiglia volge al termine.
Già questa visione potrebbe far vacillare qualcuno e lasciare sguardi diffidenti.
A me la torbidità attrae perché mi dà l'idea di materia, di sostanza.
E' però il naso la barriera preconcettuale più ostica da superare. Una piccola dose di acidità volatile miscelata ad una leggera riduzione propone odori non proprio da serata di gala. Mentre la nota di zolfo sparisce in uno sniff con un minimo di areazione la volatile è più duratura, finché da sotto riescono comunque ad emergere note floreali, di agrumi, di pera.
La bocca lo rivela schietto, teso, vibrante, vivo, e quell'acidità che svolazzava prima ne corrobora la beva accrescendone la freschezza. Materico, succoso, con un pizzico di amarognolo d'agrume. Umanisticamente parlando è un vino di carattere, di grande personalità. Non si vende a pratiche ruffiane, non si piega al volere ed alle mode, non cerca consensi, questo vino è così, sincero, genuino, piace o non piace.
La mia bottiglia è finita in una sera e se potessi la tornerei a riempire. Sicuramente io apprezzo certe tipologie, ma....provatelo anche voi, poi mi dite. ;)

21 commenti:

  1. Anche a me piace ma con tutti quei piccoli problemi che hai analalizzato tu.
    A la santè
    Luigi

    Ps
    Carolina non volercene

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  2. Spero proprio che Carolina non ce ne voglia, anche perché il mio è un giudizio decisamente positivo. E quei "particolari" profumi ormai non mi spaventano più.... ;)

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  3. A me piace e quei difettucci se dai 10° si aspettano i 12° di temperatura e non si ha frenesia di un sorso da sveltina si attenuano decisamente, esprimendo tutto il carattere della tipologia colfondo e del Prosecco "vintage new age" (ossimoro?!?).
    Sicuramente una bevuta rustica e non fighetta ma decisamente soddisfacente, da condividere con le persone adeguate!

    ps anch'io amo le torbidezze perchè non sempre è tutto oro quello che luccica!!!

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    1. Mi trovi proprio d'accordo Claudio. Certe note sulfuree poco dopo l'apertura spariscono e la bevuta è si rustica ma decisamente godibile.

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  4. Andrea è una conferma della non validità degli assaggi fatti al volo.
    A Cerea mi aveva suscitato molte perplessità, ma conviene sempre mettere i piedi sotto la tavola per capire bene un vino.
    Lo riproverò...coi piedi sotto la tavola :)

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    1. A Cerea non sono riuscito a sentirlo, per cui non so dirti. Ma il consiglio che ti do è di provarlo, non ti deluderà.

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  5. Da sempre uno dei miei colfondo preferiti. Effettivamente a Cerea l'ultima annata mi è sembrata parecchio "vulcanica" al naso. Al contarrio non ricordo una volatile disturbante. E' esuberante come la sua produttrice. Al contempo ha una carbonica molto misurata, perfetta su questo "succo e polpa", con un finale decisamente amarognolo che lo distingue dai suoi conterranei. Un vino davvero contadino come vorrei ce ne fossero di più.

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    1. Diciamo che volatile e riduzione che ho percepito non le classificherei, per i miei personali canoni, disturbanti non sono. Li ho indicati come "barriere" perchè sono profumi si è soliti inserire nella lista "difetti".
      Comunque si, rusticità e schiettezza in questo vino

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    2. Giusto per fare un esempio di vino della stessa tipologia e provenienza che avete recensito molto bene su queste pagine, secondo me la volatile è molto più evidente nel Costadilà.

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    3. Purtroppo Nic, Costadilà mi manca ancora all'assaggio. Rimedierò.... :)

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  6. Curioso di provarlo.

    Il difetto e' perdonabile solo se parallelamente si ha il piacere di assaporare la ιδεα del vigneron e del vino, e quindi di conoscerlo davvero indipendentemente dalle "idee" che ci possono venire sentendo il pizzicore della volatile. Ma che c*@# sto scrivendo?

    Bell' articolo Andrea

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    1. Grazie Mike! :)
      Si in effetti il sorso cancella tranquillamente le perplessità che potrebbero venire al naso.

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  7. il concetto di difetto vacilla ormai nella mia mente insana.
    Ieri ho bevuto un bio vermentino dei colli di luni che era così tristemente perfetto che mi ha sprofondato nella tristezza più profonda (ho chiamato l'analista di Eugenio Bucci per raddrizzarmi dalla sedia e raccogliere le forze per alzarmi).
    Poi, c'è sempre un poi, più tardi un Traminer di Schueller, così maledettamente imperfetto e poco varietale, con memorie di infusioni di foglie di mondi lontani e agrumi amari e lieve salato e forte acidità.
    Beh! Viva i difetti viva i burloni lieviti spontanei, viva il buio perchè c'è sempre il giorno dopo la notte!
    Il Prosecco di Carolina è uno di questi vini, perfettamente imperfetti.

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    1. Ah dimenticavo il primo vino era da Plumbago!
      (ossia era perfetto per innaffiare il suddetto Plumbago)

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    2. Sono pienamente d'accordo Luigi, ci stavo giusto pensando poco fa, visto i vini assaggiati all'Elba la scorsa settimana.
      Ci scriverò qualcosa......

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    3. Hai ragione Luigi, è un concetto, quello di difetto, su cui è un po' che rifletto (potrei fare il cantante rap ;) )
      Difetto è sempre riferito ad un paradigma che ci siamo costruiti nel tempo. Ma lo scopo di un vino, la sua bevuta qual è se non quello provocare piacere in chi la affronta?
      In questi caso il naso non era sicuramente lezioso, ma non mi ha fatto indietreggiare né tantomeno non mi impedito di goderne al gusto.
      Quindi mi chiedo: di cosa stiamo parlando?

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  8. Noto con 'viva e vibrante soddisfazione' di non essere solo ad essersi stancato del raggiungimento della perfezione tecnica a tutti i costi. Forse, dopo anni in cui ci hanno venduto belle scatole si, ma vuote, si vuole ricominciare a dare importanza ai contenuti di base. Il post può essere preso come spunto per un Manifesto dell'Emozione Enoica, e certamente come spunto per il mio prossimo acquisto

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    1. Ciao Rolando e grazie del tuo contributo.
      Credo, come ho accennato sopra, che LA perfezione non esiste, o forse esistono tante perfezioni che quindi annullano di fatto la perfezione stessa (vabbè è un pensiero pseudofilosofico un po' contorto). Voglio dire che la perfezione esiste seguendo un modello di riferimento enoico che secondo me oggi più che mai sta venendo smantellato o comunque modificato.

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  9. Io non parlerei di imperfezione, benchè questo vino sia decisamente ostico, se paragonato ad altri della stessa tipologia. Io parlerei piuttosto di mancanza di finezza, di una grevità gusto-olfattiva che a qualcuno può anche piacere - a me personalmente no - Conoscendo la passione con cui lavora e gli studi compiuti da Carolina ( e avendo visto anche le vigne) non posso non stupirmi dell'ostinazione con cui lei persegue questo modello di vino un po' grossolano. Posso anche ammirare la sua ostinazione, un po' meno il suo vino ( e sono sicura che lei non me ne vorrà).
    Maria Grazia

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  10. L'ho assaggiato a marzo alla tappa romana di Vini di Vignaioli. Sinceramente non ho trovato problemi particolari al naso, e il colore non mi disturba mai più di tanto. L'ho trovato però un pò troppo amarognolo in bocca e praticamente "monocorde". Già non sono un amante delle bollicine, questo non rientrava proprio nelle mie corde.

    Valerio

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