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lunedì 8 luglio 2013

Agente arancio

Ho assaggiato in rapida sequenza Princic Pinot Grigio (2010?), Radikon Ribolla 2005, Porta del Vento Saharay 2010, Lamoresca Bianco 2009, Guccione Girgis Extra 2008, Selvadolce VB1 Vermentino 2008, Podere Pradarolo Vej 2005.
(Chiedo scusa ma non ho foto di tutti i vini.)




Il caso o la pressione di Eugenio, Riccardo, Niccolò, Vittorio, Andrea indegni redattori di questo indegno blog che vogliono convertirmi (loro non erano ancora nati che io infante bevevo dei vinacci macerati a base di Erbaluce fatti da mio prozio) ai macerati, mi ha portato a questi assaggi (ironia).
Nessuna conversione, nessuna reazione, anzi le novità mi attirano e ho già scritto spesso di orange wine su queste pagine digitali qui e qui e qui almeno.
Però è un periodo che queste bevute arancioni non mi soddisfano molto.
Sarò ancora più cattivo perché li metterò in ordine di piacevolezza (odio le classifiche ma forse qua hanno un senso, forse servono a capire) dal più deludente al meno deludente.

Radikon, Ribolla 2005
Princic, Pinot Grigio 2008 (e lo dico con l’amarezza nel cuore, perché Dario è persona di una umanità incredibile che insegue il “VINO” Friulano che possa rifondare la categoria).
Porta del Vento, Saharay 2010
Lamoresca, Bianco 2009
Guccione, Girgis Extra 2008
Podere Pradarolo, Vej 2005
Selvadolce, VB1 Vermentino 2008

Tutti questi vini tranne il VB1 di Selvadolce (che aveva una mineralità imponente e uno zic di eleganza) mi hanno lasciato molto perplesso nella beva che non era sorretta da vivacità e nessun altro elemento (chessò io, sapidità o ossidazioni o volatili ben gestite) la sostituiva per cui all’iniziale gioiosa stimolazione olfattiva (in taluni molto ricca e variegata) corrispondeva un crollo di sapore (anzi di stimolo a salivare più che di vero sapore), un appiattimento in bocca con sensazioni watery.
I due Friulani erano pure neutri al naso con volatili anomale, una vera delusione.
Il Vej si salvava con la rinfrescanza amara del varietale (malvasia aromatica) e un leggero residuo zuccherino che complessificava e ispessiva il corpo.
Non voglio che questo post sia inteso come una bocciatura, come posso permettermi di bocciare alcuno?
Però questa caduta di acidità percepibile nei bianchi macerati e l’intrusione un po’ complicata della volatile border line li rende vini “sperimentali” esercizi di stile sempre al limite della ragionevolezza (la mia ca va sans dire che sono poco ragionevole).
E non voglio parlare di terroir (cioè tutta quella diatriba sterile sulla territorialità dei bianchi macerati), perché c’è chi si ostina a usare varietà anche alloctone, vinificate con criomacerazioni, controllo della temperatura, lieviti secchi, chiarifiche, filtrazioni e questa si! è la morte del terroir, non certo la macerazione sulle bucce che era comunque tradizionale in quasi tutte le regioni viticole.
Ho come la sensazione che alcuni vitigni (magari gli aromatici e/o quelli con meno polifenoli nelle bucce) e l’uso delicato della vinificazione in rosso (magari meno lunga o limitata a parte della massa) possano portare a vini più godibili meno scontrosi, più semplici (non banali).
Adesso crocifiggetemi.
Kempè

Luigi

Poscritto
Sono sempre pronto a cambiare idea.
Infatti, come spesso accade, ieri sera un ottimo Radikon Jakot 2004 ha incrinato le mie fragili sicurezze.
Allo stesso tempo un vigneron di gran cuore e cultura (Ezio Cerruti), grande amante sin dalla prima ora dei bianchi macerati, ora tentenna e il sorso gli si fa pesante…
Così sono le cose e i gusti umani, perennemente transeunti.

28 commenti:

  1. Credo che il vitigno aromatico (leggi malvasia) dia sempre una marcia in più nei macerati (non solo nel Vej) ma anche nelle bolle. A mio gusto rendono il tutto più piacevole e intrigante.

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  2. Vini molto complessi ma piacevolissimi se ben fatti, sicuramente sono quelli che dividono di più i pareri perchè con beve spesso complesse.
    Ho notato grosse differenze tra i medesimi vini aperti con lune differenti, a volte aperti e veramente godibili, altre chiusi chiusi e di difficilissima interpretazione.
    Le ultime bottiglie bevute di Ribolla Radikon 2005 e Vej "270" 2007 a me erano piaciute...

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  3. Crocifiggete pure me... ma mi trovo in pieno "Accordo" con Luigi... gli ultimi assaggi fatti hanno deluso pure me... ma quando il vino macerato però è fatto bene, e quando dico bene... vuol dire Bene con la B maiuscola... allora si che si è davanti a un grande vino!

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    1. Se sei davanti ad un grande vino sei davanti ad un grande vino e basta. Il fatto che sia macerato no passa in secondo piano. Come tutte le cose la macerazione e' uno strumento (un metodo, se preferisci): tutto dipende dall'usco che ne fai.

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  4. Ben scritto, Luigi. A dire il vero pare che la moda sia la macerazione, e pure spinta, così come qualche anno fa si parlava solo di Orange Wines. Insomma, friulani, sloveni e romagnoli hanno i vitigni giusti per fare macerazione, ma si rischia che i profumi vengan fuori dopo un certo tempo e mica sempre chi li beve ha voglia di mettersi lì a roteare il gotto. Oltretutto i prezzi di quei vini lì non sono certo da bevuta frequente. Forse tenersi una linea produttiva con macerazioni meno spinte, più immediatamente godibile per tutti, e prezzi proporzionalmente più bassi, potrebbe diminuire la distanza tra il sapientone ed il ragioniere di Galbiate (che la casalinga di Voghera il vino non lo beve). A meno che il target di vendita sia solo il mercato estero e non quello interno. Poi che siano grandi vini, più o meno, non ci piove, ed a me il Vej 2005 (e pure il 2006, dico) piace parecchio.

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  5. Quella della macerazione è una categoria con 100 sottocategorie. C'è chi lascia mesi le bucce, chi 1 settimana; chi l'ha sempre fatto e chi inizia a sperimentare. C'è l'annata, il territorio, il vignaiolo. Di tutto e di più. In Romagna era tradizione, specie l'Albana e certi Trebbiani. Tradizione contadina, spesso incerta o casuale. E negli anni, anche in quelli del bianco "bianco", sono sempre stato curioso di assaggiare qualcosa fatto così. I primi friulani. Le prime annate di Ageno. Ma non scattava la scintilla. Poi qualcosa è cambiato, io e i vini. E le prime emozioni forti, indimenticabili. Le illuminazioni. Sapori che, una volta sentiti, vuoi risentire ancora e ancora. Non si torna indietro. Vej 05. Don Chisciotte 06. Oslavje 04 di Radikon (sulla Ribolla 05 sono d'accordo con te, Luigi). Un Pagadebit (no, dico, una delle uve più sfigate di Romagna) macerato, il Selva Dei Lupi 04 di Paolo Babini di Vigne Dei BoschiE, più recentemente, i 2011 di Princic. O, su uno stile meno "spinto", Nottediluna di Cà De Noci.
    Insomma, possono deludere, lasciar perplessi, subire le stagioni e gli umori, ma quando illuminano è luce vera, abbagliante. Mica un faretto su una passerella di moda.

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    1. Hai ragione è un argomento complesso, diciamo che oggi ho lanciato una pietra nello stagno, vediamo che effetto fa.

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  6. Non credo che per i bianchi la situazione sia molto diversa da quella dei rossi. Le macerazioni lunghe riescono bene quando le condizioni sono perfette per quel tipo di "trattamento". Ho assaggiato CERTI rossi macerati per tempi lunghissimi che parevano più nitidi e meno pesanti di altri vini macerati normalmente. La qualità della materia prima è certamente un elemento importante. La bravura (diciamo saggezza) del vigneron è ancor più determinante.

    Per i bianchi macerati, purtroppo la moda permetterà ad alcuni vignerons meno esperti di fare cose che si venderanno meglio che i loro vini "normali". Non saranno migliori, anzi, ma si venderanno meglio. Perchè la moda tocca anche il consumatore, e quello si adegua, beve nascondendo la smorfia perchè sa che DEVE piacergli.

    Poi invece c'è il macerato che, in quell'anno e con quelle uve, andava proprio macerato per fare un gran vino, e il vigneron esperto lo fa con ottimi risultati, al di là delle mode.

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  7. Due giorni fa ho aperto un ribolla macerata (non so quanto ma dal colore cognac direi non poco) della cantina Nando che sembra de castelli romani ahò.. e invece è slovena, produttore Kristancic.
    L'avevo conosciuta a Villa Favorita mi era piaciuta ma ora la bottiglia, non le due dita di assaggio della fiera, mi ha presto stancato.
    Non è affatto un vino banale, ha un corredo di profumi molto vario e profondo tipo cognac (aridaje..) ma un po' la mancanza di acidità e un pò il mantello tipico dei macerati tende a stancare la beva.
    Quindi dopo Luigi e Cristian mi candido per la croce rimasta libera...

    Andrea d'accordo con te su macerazione delle malvasie rifermentate tipo Denny
    Bini,Crocizia,Donati in quei vini beva compulsiva ed ampia al tempo stesso.

    Hai ragione Eugenio (son d'accordo quasi con tutti sembro un doroteo.. bleah ) la macerazione talvolta lascia perplessi ma quando convince illumina davvero. Leggi Gravner. Lo so è scontato ma secondo me tra i pochi in grado di fondere complessità e lievità.

    PS.
    Luigi ad Enodissidenze di Princic ho apprezzato la ribolla e il pinot grigio delle quali ho preso una bottiglia, le metterò alla prova su assaggio lungo rispetto allo shot tipo fiera.

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  8. La macerazione sulle buccie dei vitigni a bacca bianca, non è solo un metodo di vinificazione, bensì, una tipologia assestante. Di conseguenza, come nei vini rossi, nei bianchi o negli spumanti, ci sono bottiglie buone, altre indimenticabili, ma anche deludenti. Calcolando che per il 90% dei casi, questi vini, vengono prodotti da vinificazioni spontanee, senza nessun intervento da parte della chimica, possono risultare (come qualsiasi altra tipologia di vino ottenuta con questi criteri) diversi da vendemmia a vendemmia. Quelli senza solforosa aggiunta, sono ancora più sensibili all'invecchiamento in bottiglia: la mia cantina non è certo quella di Luigi, per dire!
    Nel bene o nel male, funziona così. E non si limita esclusivamete ai macerati.
    Chi vuole vini riconoscibili di anno in anno, si rivolgerà ad alcuni produttori, in altro modo, ad altri.

    In ogni modo, sto notando che ci sono vitigni che si prestano maggiormente alla macerazione, come gli aromatici ad esempio. E che per ogni cosa, gli estremismi o le prove di forza, non portano mai a qualcosa di buono. Poi, ci sono le eccezzioni che confermano la regola: il Vej :-)

    Su Odori Terziari, scrissi qualcosai a riguardo dei macerati:
    http://odoriterziari.blogspot.it/2012/12/dei-bianchi-macerati-sulle-bucce-non.html?m=1

    Per tutto il resto: c'è degustibus!

    Riccardo Avenia (anonimo per via della spiaggia)

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  9. Grazie a tutti per gli interventi e devo dire che sono d'accordo con tutti (molto doroteo come Mauro) e non per piaggeria ma perchè l'argomento è complesso e ricco di sfumature (Mike ha colpito nel segno dell'interpretazione modaiola della macerazione, vini che di cui nessuno si sarebbe interessato con la macerazione diventano molto più facili da vendere).
    E' comunque innegabile che i macerati abbiano una struttura organolettica che non mi appassiona e in primis l'assoluta assenza di acidità (credo sia dovuto alla macerazione in ossidazione che denatura gli acidi e la malolattica che tutti svolgono naturalmente) e oggi, per me, un vino senza acidità è moltopoco bevibile.
    Ah comunque i vini sopradescritti non sono finiti nel plumbago! li ho bevuti anche con un certo piacere ma emozione mai.
    Mi correggo il Selvadolce era proprio molto buono.

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    1. Scusa Luigi, ma anche i vitigni a bacca rossa, in questo tipo di vinificazione (mi riferisco a questo commento), svolgono la macerazione in ossidazione e la malolattica.
      Probabilmente la mancanza di acidità (che comunque come parte "dura" del vino, nei macerati, viene spesso sovrastata dalla mineralità e dal tannino, rendendo comunque equilibrato il sorso) non la si deve attribuire alla vinificazione.
      Riccardo Avenia (anonimo per colpa del telefono)

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    2. Se non devo attribuire alla vinificazione il calo di acidità percepita a cosa devo farlo? se lo stesso vino vinificato in bianco ha una maggiore freschezza?
      I rossi hanno un carica polifenolica molto maggiore che limita l'ossidazione.

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    3. Sorry ma continuo a pensare che affermmare che in una Ribolla di Radikon o in uno Saharay non si percepisca acidità sufficiente sia veramente troppo. A me pare addittura il contrario. Tralaltro anche in un vino "morto" (la famigerata bottiglia sbagliata) l'acidità resiste, essendo uno dei pochi parametri a rimanere stabile per decenni per diventare predominante in assenza di fattori in grado riequilibrarne le sorti. In generale la tesi bianco macerato = poca acidità (anche solo "percepita") mi pare priva di fondamento perchè non dipende dalla vinificazione sulle bucce in sè (malolattica a parte, sempre che sia avvenuta, evento del resto molto probabile per questa tipologia). Alla prova dei fatti ci sono "orange" sbilanciati in acidità (e secondo me Radikon è uno di questi), altri equilibrati, e altri ancora molli e piatti. L'equazione funziona ancora meno con la lista di vini del post, dove forse solo il Girgis e il Vej hanno acidità leggermente più basse. Ma per assurdo il Vej funziona, eccome.

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    4. Nic,
      non fartene un cruccio, evidentemente non mi piace questa tipologia e la sensazione del sahahray era di bassa acidità per me e per Andrea.
      Comunque il Vej e l'ho scritto aveva in questi assaggi una marcia in più rispetto agli altri e ripeto la Ribolla 05 che era quasi da plumbago (comprata per altro al ristorante a 45 euro o giù di lì).
      Se devo pensare a grandi vini bianchi di sicuro non mi vengono in mente i "Grandi Macerati" perchè tendenzialmente confondono espressività con irruenza e aggressività, sono i vini che hanno sostituito i barriccati degli anni novanta.
      Le fermentazioni aperte per i bianchi sono sempre più traumatiche che per i rossi e i processi ossidativi possono anche ossidare gli acidi, comunque non sono un tecnico.

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    5. Luigi, anch'io ho generalmente "problemi" con le macerazioni sui bianchi che superino qualche giorno ;-)
      I miei commenti non era riferiti alle mie preferenze, che vanno praticamente per eccezione sui surlie di produtori come Donati, Croci o Denny Bini (vado a memoria) o sui fermi che comunque credo facciano macerazioni soltanto parziali come il sauvignon di Scovero, "Gli Eremi" di Dottori, "La Merla Bianca" e “A Demua” di Bellotti, tanto per fare qualche esempio. L'unica macerazione spinta che mi piaccia davvero è quella di Alberto Carretti, ma non in tutte le annate. Di recente ho ribevuto il "coste di riavolo" di Nicoletta Bocca, il "Baccabianca" e il "Don Chisciotte" di Zampaglione che ricordavo entusiasmanti e che invece stavolta mi hanno lasciato un pochino perplesso. Ma questo è del tutto soggettivo e frutto di un percorso di apprendimento e di evoluzione personale.

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  10. Vini con alle spalle mesi di macerazione, vedi ad esempio la Ribolla di Radikon, sono vini dal tessuto spesso e se non sostenuti da acidità e/o sapidità...mancano della fondamentale vivacità che rende il sorso godibile.C'è da augurarsi Luidi che gli assaggi menzionati sopra siano assaggi "sfortunati" per annata, esecuzione o altro, del resto anch'io ricordo una Ribolla gialla 2005 Radikon senza volatile e acidità dal taglio severo!Recenti assaggi di Vitovska macerata, invece, da qualche settimana sino a un mese, si sono rivelati piacevolissimi, un sorso rilanciava l'altro e penso alla Vitovska 2011 di Skerlj o di Zidarich,ma ve ne sono molti altri.

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    1. Maria Cristina,
      siamo sinceri ma acidità severe nei macerati non ne ho mai incontrate, al massimo ho trovato la sapidità salina, figlia di ossidazioni, in sommatoria al tannino delle bucce e certe volte basta a rinfrescare certe volte no.

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    2. Luigi, posso essere d'accordo sul tema generale del post, ma assolutamente non su questo commento. Il Saharay di Porta del Vento e la Ribolla di Radikon, giusto per citare due esempi, sono costantemente attorno ai 7,5 g/l di acidità. Per il resto ho sempre sostenuto la predisposizione dei vitigni aromatici, in generale meglio l'Emilia (sia fermi che surlie) del Friuli. Podere Pradarolo per me oggi rappresenta il top della tipologia sempre che di tipologia si possa parlare. Aspetto solo di assaggiare un Gewurztraminer "pesantemente" macerato ;-)

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    3. La Ribolla 05 era un vino cotto e l'acidità era il problema marginale.
      Ciao Nic,
      Il saharay ha 7 g/l di acidità totale ma non si percepiva in bocca e questa sensazione di mollezza l'ho condivisa con Andrea Della Casa a Genova, mentre il catarratto base e il metodo classico erano stupendamente freschi. Io amo il catarratto e penso che la via della macerazione non gli si confaccia e prenderne atto non mi pare una brutta cosa.
      Io non parlo mai di acidità come valore strumentale ma come percezione organolettica.

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    4. Confermo. Il saharay assaggiato a Genova dopo il MC ed in effetti l'idea che dava è stata quella di un vino poco teso, un po' flemmatico. si disquisiva sulla possibilità che proprio l'assaggio ravvicinato e antecedente del MC abbia "ammutolito" un po' questo vino.

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  11. Luigi, io mi riferisco alla Ribolla gialla e quella sinceramente è raro che perda il suo taglio "viperino" - viperino l'ho preso a prestito da Veronelli :-)

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  12. Luigi, no wonder. Le cose che hai scritto le penso da quando è iniziata l'onda di questi vini circa 20 anni fa. Devo dire che ce ne sono alcuni che mi piacciono anche, ma in generale l'agente arancio non fa per me. La cosa che mi lascia sempre interdetto quando bevo questi liquidi è che mi parlano sempre della tecnica con sui sono stati fatti - diciamo del metodo, così non si offende nessuno; mentre io preferisco che un vino mi parli d'altro. Non a caso i pochi bianchi orange che mi sono piaciuti sono proprio quelli che non mi davano l'impressione di essere orange. Ma quando sento quei tannini ruvidetti e irrisolti, quando sento le nuances di grasso di prosciutto irrancidito (anche se ottimo prosciutto) o di metallo o di salmastro, quando sento quelle acidità spente, per cui il passaggio di bocca deve per forza affidarsi alla salinità (e vedrai che se maceri per un mese un po' di sali di potassio li porterai nel vino), beh non mi eccito granché. Poi quando questa tecnica è utilizzata sugli aromatici, lì perdo la pazienza: che senso ha forzare una prerogativa già forte del vitigno ? è un po' come cercare di accentuare la tannicità del Sagrantino, come se ne avesse bisogno. Insomma se vogliamo provare a sentire qualcosa del luogo di provenienza un minimo di equilibrio ci deve essere. Poi chiaramente ognuno beve ciò che gli dà più piacere. E io mi berrò oggi un Sauvignon 2009, rigorosamente non macerato, senza malolattica, fermentato con lieviti selzionati, che mi parla delle collina di Rosazzo e di nessun'altro posto. e brinderò a questo blog e a tutti gli appassionati che ci scrivono sopra.

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    1. Mi unisco al brindisi ma una boccia me la porto da casa per ogni evenienza :-)
      E mi pare ci sia un po' di confusione sul perché un Sauvignon non macerato, lieviti selezionati (che non sono "Il Male" ma spesso non vanno neanche tanto bene) etc, debba parlarti più di un territorio rispetto ad un, ad es, macerato. Cioè, le bucce mica ti annullano tutto, mica sono i Borg di Star Trek. Così come l'aromaticità, mica viene sparata da un cannone, nei casi migliori (mi pare che Vej metta d'accordo molti) viene complessizzata, per molti produttori è un valore aggiunto.
      Aho, ma quanto dividono 'sti Agenti Orange...

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    2. E' vero Eugenio, le bucce non annullano tutto, altrimenti come farebbero i rossi a parlare di territorio ? Ma sui bianchi secondo me hanno un effetto omogeneizzante. Poi chiaramente ci sono le eccezioni e forse è a queste che dobbiamo guardare. Ah, il Sauvignon Peri 2009 di Ronco del Gnemiz era grandioso. Salute.

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  13. Leggo solo ora questo interessante post, personalmente ho bevuto qualche mese fa la ribolla 2005 di Radikon e mi è sembrata notevole, come del resto altre annate.
    Sicuramente l'acidità non è l'elemento principe della ribolla in generale, o almeno a me non è mai capitata una ribolla che ne fosse particolarmente ricca, ma nel caso di vini macerati, soprattutto da uve ben mature, diventa del tutto improbabile che spicchi.
    Però mi è sembrato un gran vino, fra l'altro abbinato con piacere a cena da Pascucci a Fiumicino, rigorosamente a temperatura ambiente (bottiglia da 1 litro finita in due)...

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    1. Grazie Roberto per essere passato da questo umile bar,
      effettivamente la Ribolla era inizialmente un po' fredda ma non è migliorata nel corso della serata, può anche capitare la bottiglia sbagliata nella sera sbagliata.
      L'unica cosa che mi preme dire è che si è dato troppo rilievo ad un processo (la macerazione in rosso) e talvolta si degusta non il vino ma il protocollo produttivo perdendo un po' il contatto con le sensazioni gustative e la piacevolezza che ne dovrebbe derivare.

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