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giovedì 21 novembre 2013

Tempo



Il tempo è denaro.
L’occhio è vigile, si butta in qui e in lì tra le bancarelle del mercato, continui passaggi prima di andare al lavoro la mattina, per diverse settimane (che sommate sono diventate mesi), e alla fine li ho trovati: i miei jeans, quelli che mi piacciono e mi stanno decenti. Il tempo è denaro: 8 euro. A volerli subito: solo in un negozio e a un prezzo più alto. In sintesi: chi cerca trova, e risparmia; ma per cercare occorre tempo.

 Il tempo è denaro. Anche nel senso che vale.

Il tempo è la mia vera ricchezza perché è tutto quello che ho. In realtà è tutto quello che ho sempre avuto, ma prima pensavo di avere altro (soldi ad esempio).

Il tempo alimenta la mia identità e il mio umore. Una bella responsabilità decidere come viverlo e con cosa riempirlo! E siccome non so smettere di essere io (ma c’è qualcuno che può? si può davvero andare in stand by?) anche mentre lavoro ci metto quello che sono io, e la qualità del cosa faccio, del come, dell’incontro, della relazione che vivo in quelle ore per me sono importanti.

I am spending my time dicono gli inglesi. I soldi ben spesi si chiamano investimento; e anche il tempo, se lo usi bene, acquista più valore.

Il tempo è prezioso.

“Quanto mi costi all’ora?”
“Ma che domanda mi fai? All’ora? E che ne so io? Nella nostra economia il valore di un oggetto ha come variabile la quantità disponibile. Ora, vorrei evitare di angosciarmi con certi pensieri ma è evidente che se c’è una cosa di cui nessuno sa quanto dispone è il tempo. Quindi: è escluso che io possa monetizzarti il tempo”.

 Alle elementari mi avevano insegnato che si sommano le mele con le mele e le pere con le pere. In effetti, in questo periodo scambio tempo con tempo. Dò tempo quando faccio la babysitter a figli di amici, o disegno un bancone per un’amica che apre un’attività (sono architetto e di locali ne ho fatti diversi), e ricevo tempo, come quando la mia amica mi porta i suoi crumble, che ha fatto mettendoci tempo, e tutta se stessa e la sua cura. Ma la gente mangia tutti i giorni mentre non ha bisogno tutti giorni di banconi, quindi chiaramente un sistema di quantificazione e un medium come il denaro possono tornare utili.

Ma si potrà ben trovare un modo non basato sul tempo!  Un modo per calcolare compensi che rispondano davvero al contributo che si porta al datore di lavoro, e anche alla società, attraverso un lavoro non da automa ma fatto con identità e presenza.

 Ma torniamo al tema.

Il tempo.
O anche, i surgelati: emblema di un inganno.
Ore 6,00: sveglia

dar da mangiare al gatto: fatto

preparare caffè: fatto

innaffiare le piante: fatto

stendere il bucato: fatto

preparare due cose da mettere nel bagarino per il pranzo: fatto

Ore 7,00

Cyclette: fatto

doccia, vestirsi, uscire: fatto.

Ore 8: fermata del pullman

Sali, scendi, metro ufficio: fatto.

“Ma che c’ha sta linea oggi? A voi internet funziona? È lentissimo!” “Rispondi! Rispondi! - dove lo tiene il cellulare questo?”

Ore 18,00: uscita.

“No! Ho dimenticato di spedire una mail!” Rientra, accendi il computer, spegni il computer, ri-esci, metro, pullman, prendi l’auto, nuoto: fatto.

Ore 20,30 casa
Togli il cappotto, prepara cena

Surgelati! Coi surgelati si fa prima. Ma siamo sicuri? E soprattutto: prima per fare poi cosa? Niente.
Vita in apnea. Gli impegni sono elenchi di faccende da espletare, non tempo da vivere. Diciamo che vogliamo un tempo per noi; ma quindi il resto di chi è e per chi è? Vita schiava, in cui il tempo nostro finisce per essere quello in cui non si fa niente, stesi e stremati davanti alla TV.

W i surgelati! Simbolo di un bleuf di alienazione perpetrata.

Invece il tempo è tutto quello che ho. Vivo da quando mi sveglio a quando mi risveglio, sonno, sogni e lavoro compresi. Non è questione di andare più lenti, né di fare le cose con calma, o di fare solo le cose che mi piacciono.
Semplicemente respiro. Faccio, cercando di esserci mentre faccio, rendendomi conto di quello che faccio. Godendomi quello che si può, esplorandolo almeno il resto.

In sintesi: vivendo.

E ho scoperto che in questo modo faccio molto di più e vado molto più veloce. È strano, ma funziona così.

E mi sveglio alle 6,00, e dò da mangiare al gatto e dico piantala di miagolare, non vedi che te lo sto dando? Ma rido anche di quel musetto che sembra non mangi da secoli. E mentre innaffio le piante, passando di vaso in vaso mi investe il profumo del gelsomino e capisco perché ho deciso di tenere le piante. E mentre stendo il bucato litigo con lo srotolamento delle mutande da uomo, ma percepisco le mie mani e la mia pelle al contatto con i panni umidi. E mentre preparo il pranzo da portarmi via mi chiedo se ho voglia di cous cous o altro; e decido che niente cyclette ma che corro fino al mercato così mi prendo anche l’uva per colazione. E mentre mi faccio la doccia: che culo avere l’acqua calda! E al pullman: quanta gente da osservare. E in ufficio mail, telefonate, riunioni, ma forse si potrebbe, e invento soluzioni e penso che ci metto del mio. E poi nuoto: tuffarsi è un’agonia che teme il freddo, ma poi quanto mi piace stare immersa.

E quando sono a casa mi preparo cena. E poi mi metto anche sul divano, stesa e stremata davanti alla TV. Ma schiava non lo sono stata mai.
NON HO TEMPO?
IL TEMPO È TUTTO CIÒ CHE HO

Cristina Sertorio



2 commenti:

  1. Benvenuta Cristina al bar egli amici!
    Quando ho letto la prima volta questo scritto ho subito pensato al bar come luogo ideale per l'inizio di un dialogo che affrontasse temi finora qui solo sfiorati o appena accennati.
    Questo scritto mette in scena la possibilità per l'essere umano di uno stato di coscienza più consapevole della realtà che lo circonda e della sua piena appartenenza a questa realtà.
    Avere consapevolezza di questo aiuta a non disperdere energie e a non sprecare la risorsa più preziosa che abbiamo, il tempo.
    Grazie

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