Pagine

lunedì 29 novembre 2010

enotecabordoparadisodeibevitorimassavecchiaorangewine

E’ domenica, abbiamo lasciato il somellier di due anni e mezzo dai nonni (che verrano ricompensati con salatini e Zibibbo secco di Barraco e che volevano essere citati nel post).




Nevica, sembra destino che le nostre venute al Bordò siano segnate dal freddo e dal maltempo.
La prenotazione è stata persa.
Meglio! Ci mettono in vetrina in un salottino con poltroncine molto New York e vista sulla piazzetta Corpus Domini.
Il Bordò d’altronde è un Bistrot New Yorkese alla bagna cauda.
Carta dei vini eccellente, c’è molta ricerca e voglia di mettersi in gioco.
C’è tutto quello che avrei voluto bere in questi giorni.
Mi consulto con mia moglie poi con Chiara Bordonaro, cogito, mi dispero per le esclusioni e poi scelgo:

Massa Vecchia bianco 2005. Massa Marittima (GR)
Vermentino, malvasia di candia 13% vol.
Oro di colore, profumi di salmastro iodato su una struttura di erbe officinali in bocca è un vino fresco, con ritorni retronasali di Jerez, distillati e macchia mediterranea, con un velo tannico leggermente asciugante.
Non imponente nella struttura ma snello, sicuramente rinfrescato da una volatile alta e da poca glicerina (spesso i vini macerati e vinificati senza controllo delle temperature tendono a “smagrire” di glicerina che ci ricordano i microbiologi è un sottoprodotto della fermentazione indice di una sofferenza dei lieviti).
Vino complesso e complicato, vinificato in rosso con lieviti di cantina e macerazioni in fermentino tronco conico di legno e successisa maturazione in legni usati di varie capacità, rigorosamente non filtrato.
Discettavamo con Chiara Bordonaro dell’enoteca Bordò che è vino gastronomico, da abbinare al cibo, magari una trippa in bianco.
Con paccheri ai frutti di mare ci riporta a sensazioni di battigia e profumi di reti appena alate e sciabordio del bagnasciuga.
Un dubbio resta dopo aver bevuto tanti bianchi e aver parlato ultimamente con Luigi Boveri e Alvaro Pecorari che sono contrari alle macerazioni e ai lieviti di cantina.
Cosa si vuole dai vini bianchi?
Profumi?
Allora, forse, le macerazioni spinte e i lieviti di cantina (autoctoni) li mortificano.
Sapori?
Ma con cibo in bocca o da mera degustazione?
Se da degustazione solo, meglio i tradizionali più densi e glicerici.
Capacità di abbinamento?
Allora le lunghe macerazioni irruvidiscono la trama del vino, la struttura con meno glicerina lo rende più affine al cibo, lo sgrassano, lo contrastano con efficacia e lo integrano nella percezione organolettica.
Nel dubbio io ne bevo uno tradizionale alternato a un “orange wine” (come li definisce A.Scanzi mutuando il termine dagli anglofoni).


Massa Vecchia bianco è ovviamente un vino giallo “orange Wine” e arriva dalla Toscana anzi dalla Alta Maremma a Massa Marittima (GR), l’azienda è fieramente biologica a ciclo chiuso.
Il vino è buono ma come tanti della nouvelle vague corre sul binario a fianco (convergenze parallele?) degli altri ed è difficile (per i bianchi sopratutto) dare un giudizio.
Bevetene poi mi fate sapere.


Luigi


P.S:
uscendo, mi porto via l’Ageno de La Stoppa e il Langhe Bianco di Nicoletta Bocca.
Vi farò sapere.
Volevo prendere anche il Sacrisassi bianco ma la vergogna e la pecunia mi hanno fermato.  


2 commenti:

  1. Ehm, tutto ok e ottima segnalazione per Massa Vecchia. Unica piccola cosa, Massa Marittima non fa provincia, anche se storicamente potrebbe meritarlo: rientra su Grosseto ;-)

    RispondiElimina
  2. Grazie per l'attenzione dedicatami e per la segnalazione di geografia politica che ho prontamente recepito (come avrai intuito non era la mia materia preferita).
    Luigi

    Se vieni a Torino ti consiglio caldamente primo di avvertirmi e secondo di passare da Chiara al Bordò.

    RispondiElimina