vado avanti imperterrito con la serie di approfondimenti sul bio logico e dinamico.
buona lettura.
viti a piede franco a Sampieri (RG) |
4)Carissimi,
il ritorno all’humus, alla terra è diventato un obbligo per i viticoltori se vogliono perpetuare questa magia della fermentazione, cercando profondità espressiva nei loro vini e longevità nelle loro vigne. Devono ritornare alle pratiche antiche (come il sovescio, la produzione di compost, le lavorazioni manuali, l’inerbimento), riscoprire eventualmente il rapporto millenario con gli animali per limitare le emissioni di co2, per limitare il costipamento del terreno e i danni alle radici delle piante.
Un altro tema legato al “naturale” e alla ricerca della qualità che sta a cuore sia ai coniugi Bourguignon (agronomi francesi tra i primi a riportare l’attenzione verso il suolo in agricoltura) sia a certi produttori è il ritorno all’impianto di vigneti a piede franco.
Questo ritorno è ora possibile (ma sempre molto complesso) grazie alle tecniche colturali bio che danno fertilità e intensa attività microbica al terreno, forza vegetativa e sanità alle piante le quali possono assorbire i danni provocati dalla fillossera (acaro americano che attacca le radici della vite).
Questo ritorno è ora possibile (ma sempre molto complesso) grazie alle tecniche colturali bio che danno fertilità e intensa attività microbica al terreno, forza vegetativa e sanità alle piante le quali possono assorbire i danni provocati dalla fillossera (acaro americano che attacca le radici della vite).
La tesi dei Bourguignon è duplice la prima è economica legata al fatto che da quando sono state piantate vigne innestate su piede americano la produzione di uva è raddoppiata a fronte di un diminuzione dei ceppi per ettaro quindi sostengono si sia trattato di un mero espediente tecnico per innalzare la produttività che si è trasformato in una pandemia.
La seconda è legata al fatto che il vigneto europeo si è sviluppato nei secoli principalmente su terreni calcarei, coi quali la vite europea ha grande affinità per cui l’apparato radicale tende a cercarlo approfondendosi e diffondendosi in maniera ottimale (dicono che nella Champagne prefillosserica, con vigneti di 20.000 e più ceppi per ettaro, si facessero vini rossi con colorazioni intense, proprio per la bassa produttività e la capacità di estrazione di sostanze dal suolo) mentre il portainnesto per reazione di incompatibilità al calcare tende a sviluppare radici avventizie superficiali che non si legano intimamente al terroir; inoltre l’innesto crea problemi vascolari fra le due piante per cui si accorcia sensibilmente la vita media del vigneto e quindi la sua capacità di produrre frutti di qualità (è ormai assodato che la qualità delle uve è funzione non trascurabile dell’età della pianta).
Barbera su piede americano a Casorzo (AT) |
In parallelo sono sparite centinaia di varietà di vitigni che fino ad allora concorrevano nella produzione dei vini ed ha reso decisamente più complicata e destinata all'opera di botanici-vivaisti la propagazione delle varietà, sradicandole dal loro territorio di appartenenza e dalla sfera di influenza del viticoltore (uno dei primi casi di globalizzazione e di diminuzione della biodiversità non così lontano dagli ogm e le politiche delle multinazionali sementiere).
Secondo altri produttori e degustatori il portainnesto, inoltre, influisce sulle qualità organolettiche perché tenderebbe a semplificare ed indurire le caratteristiche gusto olfattive del vino apportando quel carattere vegetale e foxy tipico delle uve americane, limitando anche l’ampiezza e la capacità evolutiva del vino.
Nella gestione quotidiana però il vigneto franco di piede è più delicato ed esigente e i viticoltori devono sviluppare una maggiore sensibilità ed attenzione verso le proprie piante.
In Francia, sotto la supervisione dei coniugi Bourguignon, D. Dagueneau (tragicamente scomparso nel 2009) in Loira ha piantato una parcella di Sauvignon Blanc e produce L’Asteroide, P. Charlopin in Borgogna nel 2001 una di Pinot Noir e M. Graillot a Crozes L’Hermitage nel Rodano nel 2007 quasi un ettaro di Syrah con una densità di 20.000 ceppi ettaro.
In Italia una azienda Sarda la Perda Rubia di Nuoro ha selezionato viti di “Canonau” franche di piede, Teobaldo Cappellano (scomparso nel 2008) e suo figlio viticoltori di Serralunga d’Alba producono un incredibile rosso da un vigneto di Nebbiolo varietà Michet a piede franco, il Barolo Otin Fiorin (Piè Franco-Michet).
Frank Cornelissen e Vini Biondi in Sicilia sull’Etna con più facilità, su terreni sfavorevoli alla fillossera, hanno vigneti e reimpiantano certe parcelle su piede franco.
I vigneti di priè Blanc a 1.000 m slm della doc Valle d’Aosta sottozona Blanc de Morgex e de la Salle sono franchi di piede.
Per oggi può bastare.
Per chi ama leggere consiglio:
Claude Bourguignon, intervista a, “Claude Bourguignon, seriez-vous l’amis de la phylloxera ?”, 2008, Vinum, la revue europèenne du vin.
Vini consigliati per ristorarsi dopo la lettura. Mettete mano al portafogli e compratevi:
Produttore D. Daguenau il vino L’Asteroide 2004
Con molto meno
Produttore Perda Rubia il vino il Perda Rubia 2002 rosso classico in edizione limitata.
buona bevuta e buona lettura
luigi
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