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sabato 27 novembre 2010

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Carissimi
Dopo la cena a base di Champagne e Foie Gras ho avuto delle derive scioviniste, quindi sono sceso in cantina e ho lungamente spulciato tra le riserve spumantistiche (ahimè sempre più scarne) tricolori.
Ho prelevato con un certo imbarazzo e dispiacere l’ultima bottiglia di Franciacorta docg Satén 2004 di Enrico Gatti, Erbusco (BS).



Degorgement gennaio 2008.
Salgo in casa, i salatini erano pronti, stappo senza botto, bottiglia inclinata, tappo perfetto conferma mia figlia (due anni e mezzo e una esperienza da sommelier scafato), drop stop (io, confermo, sono un pervicace fautore dell’attrezzo in questione).
Verso, spuma non abbondante, perlage fitto, colore intenso giallo paglierino, uno spettacolo, naso di fascino, complesso, non lievitoso ma vino sul serio, minerale, profondo, fresco.
I quasi tre anni di separazione dai lieviti gli hanno giovato e non poco, si è evoluto con sicurezza assumendo colori e profumi adulti.
Per essere un Satén di solito giocati sulle morbidezze a cominciare dalle bollicine (pressione inferiore 4,5 atm), dal vitigno Chardonnay che ha geneticamente dei componenti aromatici che terziarizzano verso profumi vanillo-burrosi e dalla latitudine di produzione era ancora incredibilmente fresco, secco, giovane con una struttura ossuta ma importante giocata su binari paralleli di asperità organolettiche e vaghe promesse di morbidezza.
Minerale, leggermente lievitoso e agrumato in bocca snello, sapido e sgrassante, ricorda la Francia.
Bravo Enrico.
Peccato fosse l’ultimo.





Note di produzione dal sito aziendale:
costo sui 18 euro.
100% Chardonnay
Vinificato al 50% in fusti di legno usati e 50% in acciaio 6 mesi di permanenza sulle fecce.
Presa di spuma dalla primavera dopo la vendemmia per almeno 36 mesi e tre mesi di bottiglia dopo il degorgement.
Nessuna notizia sul dosaggio del liquer d’expedition.


Luigi



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