Pagine

venerdì 29 marzo 2013

Munjebel bianco 7, Franck Cornelissen



Avevo acquistato nel 2011 a Solicchiata, durante il mio giro etneo, una bottiglia di Munjebel bianco, adesso dopo aver bevuto il Munjebel rosso è diventato imprescindibile per me assaggiarlo.
Curioso come una scimmia giravo intorno allo scaffale sino a che, alla prima occasione, l’ho aperto.
Macerato è macerato, ha il fondo che piace tanto a Niccolò Desenzani.
Profumatissimo di fiori e fieno e thè.
Intenso e mutevole epperò.


Ha una bevibilità incredibile,  rinfrescato da acidità fruttate, da leggero tannino “bianco”, da una consistenza piacevolmente watery.
Quasi sottotraccia, che dire, di una eleganza leggera con puntate magmatiche.
Kampai

Luigi

Ps
E un po’ mi pento di essere stato un giorno intero fra Sollichiata e Randazzo e non essere passato da Cornelissen.

10 commenti:

  1. Assaggiato il Munjebel bianco 8 portato da Gil Grigliatti alla cena presso L'Estate di San Martino a Villanova d'Asti, sono rimasto folgorato dalla bontà di questo vino che consiglio a tutti come rimedio alchemico ai molti malesseri della nostra era :)

    RispondiElimina
  2. Il bianco ancora mi manca. Devo rimediare al più presto! :)

    RispondiElimina
  3. Buondì signori,
    del Munjebel Bianco 7 ne scrissi nell'ottobre 2011 (ne è passato di tempo ma è qui:ilcampovinato.blogspot.it/2011/10/il-bello-e-la-bestia.html) e poi ne ribevvi un altro paio di bottiglie nel 2012, l'ultima qualche mese fa.
    E l'impressione che ne ho sempre ricavato è simile a quella della prima volta: lento, lentissimo ad aprirsi, con un inizio quasi "tombinale" per poi aprirsi e aprirsi, anche nell'arco di giorni e diventare una meraviglia di pulizia che nella tua descrizione ritrovo molto.
    Era così anche la tua bottiglia? Magari nei mesi si è pulito, oppure il fattore bottiglie incide (anche se, per esperienza, in Cornelissen coi suoi tappi sintetici le variabili sono molto limitate).
    Grazie come sempre, Eugenio

    RispondiElimina
  4. Il mondo Cornelissen è qualcosa che stravolge, i miei pochi assaggi sono bastati a farmelo capire. Posso tranquillamente affermare che rientrano tra i vini del cuore, se non della vita!

    RispondiElimina
  5. Purtroppo a Milano è molto difficile trovare Cornelissen. Io ho bevuto solo 4 bottiglie: 3 Contadino (6, 8, 9) e il Munjebel bianco 6va 2009. Purtroppo dei Contadino solo l'8 era in buono stato, o almeno ha resistito qualche ora prima che qualche batterio si risvegliasse e cominciasse a inzozzare il sorso. Non sono certo che il 6va bianco fosse al suo top; lo ricordo secchissimo e aromatico, ma equilibrato e di buona beva; dapprima in evoluzione per poi fermarsi su un odor sapore di fiori generico.
    Il bianco che leggo nelle righe di questo post e nei commenti sembra aver trovato più eleganza e forse più golosità (e il passaggio da tombinale a goloso è una dinamica che conosco bene).
    Sono convinto che a beccar le giuste bozze questi siano vini straordinari, ma forse dati prezzi e rapporto bocce ok/ bocce no, non me li posso permettere.
    D'altra parte sui bianchi etnei non ho ancor trovato di che stracciarmi le vesti, ma ho esperienza molto limitata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si, difficili da trovare ma io, da bravo fanatico, ogni tanto parte per quel paio di posti nel raggio di 150 km. che li hanno. E certe cose li ordino su Arkè. L'acquisto compulsivo scatta, per ovvie ragioni (prezzo in primis), col Contadino che ho assaggiato in diverse annate senza mai deludermi. Gli altri sono acquisti più morigerati, qualche bottiglia per filologia/gusto. E tra i bianchi etnei, nella mia esperienza, è l'unico che mi ha veramente emozionato. No, anche il Bianco 2010 di Anna Martens (roba de Le Cave De Pyrene), un macerato qualche giorno di una succosità e distensione unica, ad un prezzo stracciato (5+IVA); unico limite la produzione quasi inesistente.

      Elimina
    2. interessante la dritta sul Bianco di Anna Martens (grazie)

      Elimina
    3. Lo sentii a Cerea l'anno scorso nel banchetto de le Cave e me ne innamorai. Poi sono riuscito a comprarne qualche bottiglia e a berne in uno dei posti illuminati in Romagna come carta dei vini. Ma è dura trovarlo. A Torino mi pare l'avessero i ragazzi del Consorzio. Ecco, ti ho dato l'ennesimo appiglio per andare a trovarli, beati voi piemontesi...

      Elimina
  6. @Vittorio il Munjebel 8 dell'altra sera mi è parso meno interessante e un po' meno elegante del Munjebel 7 di cui ho parlato qui.
    @Eugenio le due bottiglie qui citate 7 e 8 erano entrambe chiuse e si sono aperte con la permanenza nel bicchiere ma ciò che mi ha colpito è stata proprio l'assenza di "profumi tombinali" erano puliti e godibili già da subito.
    @Niccolò di bianchi etnei con la stessa forza, efettivamente, non ne ho trovati però non mi sono sembrati male quello di Calabretta e il Nerina di Russo, comunque capisco cosa vuoi dire.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Giusto, Calabretta: mai sentito il bianco ma rosso e rosato sono muy gustosi. Provvederò all'assaggio.
      E poi toccherà risentire il Munjebel Bianco 7

      Elimina