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mercoledì 13 marzo 2013

Barbera d’Alba 2010, Giovanni Canonica. Di N.Desenzani



Premessa: nonostante avessi già letto il racconto di Luigi di questa Barbera qui, e che mi abbia regalato lui questa bottiglia, nel momento in cui l'ho bevuta e ho buttato giù queste note, proprio non ci pensavo. Ma probabilemente qualche suggestione m'era rimasta. Per il resto è la grande Barbera che parla da sè!

Ci son Barbera che magicamente uniscono grandi acidità a grandi morbidezze (nb non dolcezze).
E la bellezza sta proprio nel contrasto, nel non esser integrate le due componenti.
Si parla di acidità ben gestita ( well managed acidity nel mondo anglosassone), ma sarebbe anche da dire morbidezza ben gestita.

Il gioco funziona ancor meglio se in mezzo a questa tenzone emerge la freschezza, in questo caso di frutti selvatici in mezzo ad aghifogli ed erbe balsamiche. Metteteci sottigliezza ed eleganza, tensione muscolare e il sorso si fa scattante e direi pure schioccante.
Ma il bello è anche che la grande Barbera è esaltata. Esposta in alcune delle sue peculiarità che ha in quei luoghi di Barolo, dove la vorrebbero piegare al paradigma della morbidezza e invece no, per Bacco, ti regala acidità estreme e irresistibili.

17 commenti:

  1. Ciao Nic, mi avevi già anticipato che per te acidità e freschezza non sono per forza sinonimi. Riesci a spiegarmi qual è la differenza di significato che dai a questi 2 termini?

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    1. Rispondo di getto, anche se è argomento che vorrei approfondire. Quindi forse dirò qualche vaccata. Il primo fatto che mi colpisce ed è comune opinione fra chi degusta e scrive di vino, è far coincidere acidità con freschezza. Sebbene spesso l'acidità (come anche in parte l'acidità volatile) può contribuire alla sensazione di freschezza, non credo che da sola possa sostenere quell'impressione che riporta alla frutta fresca. Anzi spesso è un elemento che rimane attaccato anche a vini che sono inerti o per nascita o per vecchiaia.
      Poi la freschezza nell'accezione comune è balsamica, quindi più tattile. Come la menta. E qui sono altre componenti del vino al lavoro per dare l'impressione di un sorso che non appassisce, avvizzisce il palato e la lingua, ma piuttosto lo ravviva, lo rinfresca, per l'appunto. E questo tipo di sensazione è dato talvolta anche con acidità basse.
      Poi c'è un insieme di combinazioni fortunate che può portare un vino a dare quasi l'impressione di dissetare e solleticare la beva. Lo ritrovo nei migliori bianchi francesi tipo chenin, ma a volte anche in vinini come la lumassina ligure (ma in questo caso l'acidità è sempre elettrica). Ma anche nei rossi, dove però forse l'aspetto citrino-basico, tipo citrosodina capita meno spesso.
      Infine anche la mobilità nel bicchiere può collaborare in modo più sottile alla sensazione di freschezza del sorso.
      La freschezza nel mio immaginario è forse la chiave di volta della beva.
      Le dò enorme importanza, perché è la caratteristica che spinge più di tutte a svuotare la bottiglia, è apre quasi sempre il confronto col cibo, dà l'impressione di digeribilità, è un po' un'impalcatura invisibile che rende alcuni vini più buoni della media.
      In sua assenza quasi tutto è perduto.

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    2. pensa se rispondevi con calma ...

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    3. D'ora in poi le risposte di Nic le salvo e le uso come post per i giorni successivi, magari a mio nome.

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  2. Grazie, chiarimento davvero esauriente.
    Solo un punto non mi è chiarissimo, in che senso la mobilità nel bicchiere collabora alla sensazione di freschezza?

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    1. Credo di aver voluto mettere quell'aspetto perché c'è una componente di dinamismo nella freschezza. Trasferendo il contesto non è il freddo che dà freschezza, ma la percezione di un cambiamento come quello che dà una brezza. Oppure vedo più la freschezza come contrasto di luci, magari con scintillio, più che una forte luce costante. Quindi il sorso perfetto e fresco, è anche in movimento nel mio immaginario!

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  3. Argomento molto interessante, al quale voglio provare di dare il mio contributo, sperando di non scrivere troppe eresie.
    Effettivamente, acidità e freschezza sono termini sinonimi per chi, come molti di noi, proviene dalla scuola AIS. In più la si dovrebbe valutare nell'esame gusto-olfattivo - tra le parti dure del vino - assieme al tannino ed alla mineralità. È già un casino, ma fin qui dovremmo essere tutti d'accordo.
    Come scrive Niccolò, quella sensazione di freschezza, di fresco, quasi di freddo, che ricorda appunto la menta o il balsamico, che si avverte annusando alcuni vini, a mio parere, deriva principalmente, dall'acidità volatile. Essa, sposata a determinati vitigni, può dare anche origine a quella sensazione di pungenza che ricorda la frutta fresca acidula, come ad esempio il lampone. Il primo vitigno che mi viene in mente, è la Grenache.
    Quindi, si parla di acidità che regala sentori di freschezza. Queste percezioni, regalano al vino slancio, dinamismo e verticalità al naso, ed appunto alta e fresca bevibilità.
    Ovviamente, questa è la mia idea.

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    1. Quindi, secondo te, quella olfazione acidula che spesso nella Barbera si sente e anticipa l'acidità che si sente in bocca è causata dalla volatile?
      E le sensazioni balsamiche da cosa derivano?
      Mah.

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    2. Credo che la semplificazione freschezza=acidità venga soprattutto dall'accezione di frutta fresca, perché in effetti l'acidità (percepita) è quasi sempre un massimo che si disperde non appena o la frutta deperisca o venga trattata. Ma a me non soddisfa come definizione, anche se capisco bene il richiamo.
      Sulla volatile che dia pungenza mi ritrovo. Forse non ascrivo alla volatile quell'impressione che hai reso bene citando il lampone, a volte io lo chiamo presagio di acidità (come dice Luigi, anticipa).
      Però è vero che la Grenache ci cade a fagiolo ed è la ragione per cui per me è un vitigno del cuore.
      E se penso alla Grenache, ma anche al Cannonau, li trovo emblematici anche per il discorso sulla freschezza in bocca. Tanto più che spesso i vini da questi vitigni sono anche molto caldi e se non fossero freschi ucciderebbero il palato.
      Il balsamico penso abbia varie origini, mi par di ricordare che siano sensazioni cosiddette indifferenziate. mi autocito: https://www.vinix.com/degustazioni_detail.php?ref=menu_aside&ID=2545

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    3. A Nic contieniti con le risposte che con ste cose ce famo un paro di altri post! ;)

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    4. Luigi, il mio discorso non si riferiva esclusivamente alla Barbera, era generale. Comunque, per capirci, nella Barbera Ronco Malo 2010 di Bera sentita a #barbera3 quelle sensazioni c'erano.

      Niccolò, il lampone lo citavo appunto pensando a vitigni come la Grenache. Quindi: volatile + vitigno = sensazioni tipo lampone. Che poi è probabile ritrovarla in bocca. Condivido, Grenache, Cannonau, ma anche Tai rosso, se vinificati con certi criteri, sono vitigni emozionali. Infatti, PaneVino, ed alcune Grenache del Rodano, hanno qualcosa in comune.

      Sì, ha ragione Luigi, qui ci vuole un post :-)

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    5. Stappato ieri Tai di Maule: confermo: emozionante!

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  4. Premetto che è un piacere leggervi.Davvero.
    e dopo questa sviolinata... ; )
    quindi non ero un pazzo quando bevendo il Barrosu Riserva di Montisci(Cannonau) mi sono sorpreso di trovarlo potente ma "fresco" ?


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    1. Beh le sviolinate fanno piacere.
      Credo che la forza dei vini di aree calde sia proprio quella che dici tu, la capacità del vitigno, del terroir, del vigneron di trovare freschezza anche in presenza di grandi concentrazioni. Ne parlavamo oggi con Vittorio Rusinà a riguardo di alcuni Nero d'Avola assaggiati insieme.

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    2. chiarissimo e che bello quando si trovano nel calice tali "equilibri in movimento" ( per dirla con Niccolo Desenzani)

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