Nicoletta Bocca con Vittorio Rusinà e Massimo Dalma a Fornovo |
Nicoletta Bocca coté intellettuale del mondo del vino piemontese, sempre un po’ restio alla commistione con la cultura.
Lei nei primi anni di esilio Doglianese ha compiuto un viaggio catartico e di profonda umiltà per recuperare la contadinità insita in ognuno di noi.
Io apprezzo molto ciò che ha fatto, soprattutto per invidia, perché lei è riuscita in un intento che io, troppo pavido, non ho avuto il coraggio di perseguire.
E’ scesa in campo senza la boria del parvenu, senza l’arroganza dell’imprenditore.
Intrisa di dubbi.
E’ andata nei vigneti e ha imparato da zero, ponendosi in ascolto.
Ha rivitalizzato i suoli condividendone la rinascita.
Ha dato chance a vigneti vecchi e disagiati in procinto di essere abbandonati nell’oblio perché non rispondenti alle sinergie produttive e alle economie di scala contemporanee.
Ha duramente lavorato sui vegetali e su se stessa e i suoi vini sembrano aver appreso la lezione e sfoggiano una profondità unica.
Sono introspettivi, timidi, ricchi, colti e complessi come certi intellettuali d’antan che parlavano mandarino e discettavano di astronomia e teatro Kabuki.
Io sono rimasto folgorato dal Coste di Riavolo, dal San Fereolo Dogliani 2005 e dall’Austri 2005 a base barbera di cui vi parlo oggi.
Corposa e nervosa.
Corposa e nervosa.
La apri ed è come appena sbocciata.
Cupa e introspettiva.
Densa ma scattante.
Di china il colore.
Di frutti il sapore.
Avvolgente e terrosa.
Fitta di tannini e acidità benevole.
Buonissima.
Bonne degustation
Luigi
Vini degustati a Fornovo e non nego che un motivo per cui ci sono andato è che sapevo ci sarebbe stata Nicoletta in persona.
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