Olivier Pithon, Calce (FR).
Vin de Pays des Cotes Catalanes, Cuvée Lais 2009, maccabeu, grenache blanc, grenache gris.
La nouvelle vague francese, la riscoperta del sud e la riscoperta di vitigni antichi.
Questa bottiglia è stato l’ultimo acquisto di vino a Parigi prima del rientro.
Con questa ho rischiato il divorzio.
Perché non potendola portare nel bagaglio a mano.
Bisognava trovare un sistema di imballaggio adeguato alle sollecitazioni che subiscono le valigie durante il carico e lo scarico nella stiva.
E sono terribili.
Perché il problema non è la perdita del liquido ma l’effetto devastante che potrebbe avere su vestiti, scarpe.
Per cui dopo lamentazioni (di mia moglie), squallide scuse e meschini ringraziamenti (miei) e qualche, rara imprecazione (più o meno corale), la buttiglia, come la chiama mia figlia che osservava gli accanimenti dei due genitori con il sopracciglio sollevato e l’aria distaccata di un bonzo, è stata avvolta in sudari di t-shirt, calze e pannolini.
Poteva cadere dalla Tour Eiffel senza rompersi.
Sono stato ascoltato ca va sans dire.
Se no avreste letto il mio necrologio.
Ho resistito per quasi tre settimane poi in un momento di depressione l’ho arpionata dallo scaffale e l’ho trascinata in cucina.
Si mangiava trota affumicata e patate del mitico Vitton.
Tolgo la capsula, stappo, verso.
So’ benissimo che è giovanissima, è un 2009 ma il misto di curiosità e depressione è immensamente più forte della sensatezza.
Guardo.
Giallo paglierino intenso e densità glicerica nel bicchiere.
Annuso.
Profumi intensi alla francese, più penetranti che potenti, di zagare e acqua d’arancio, melone giallo e pesca maturi, mineralità di idrocarburi scalpitanti ma ancora sottotraccia e dolcezze di caramello e miele di nespolo.
Assaggio.
Palese la gioventù di un vino potente ma elegante, con zuccheri e glicerina che hanno bisogno di tempo per fondersi ed espandere la mineralità che è contrappunto naturale in un vino leggermente sbilanciato sulle morbidezze.
Grasso, opulento ma elegante con memorie gusto-olfattive di “pastiera napoletana”, frutta e fiori e miele tutto declinato sulla dolcezza, rianimato da una mineralità che si intuisce detonante se solo avessi aspettato un po’, un leggero amaricante e sapidità che alleggeriscono.
Ottimo.
Barocco.
A garder, non bevetela subito aspettate almeno il prossimo inverno.
La denominazione Cotes des Pays Catalanes è all’interno della Cotes-du-roussillon ed è quella più a sud di tutta la Francia e ha un patrimonio ampelografico antico e fuori dalle banali logiche sciardò, sauvignon.
Maccabeu (il Viura della Rioja) le grenache blanc e gris danno vini intriganti con derive ancestrali e
sapori antichi, sono vini del calore e della particolare pedologia del roussilon.
Calce in particolare è a nord est di Perpignan non distante da Rivesaltes su un altopiano con suolo poco profondo argillo-calcareo, scistoso e ciotoloso a circa 250 m slm, primo avamposto a sud del massiccio del Corbières.
Acquistata ai Bonne Marchè Gourmet a 16,00 euro.
Bonne degustation
Luigi
ciao Luigi, come sempre una perfetta analisi sensoriale che rende l'idea. questo vino l'ho giusto servito l'altro giorno, una forza e un'opulenza che è perfetto esempio dei vini della denominazione Vin de Pays des Côtes Catalanes, un consiglio provate a decantarlo....
RispondiEliminaTi suggerisco anche di provare sempre della stessa area: Le Soula, Domaine Gauby,il bianco, vai sul 2006 se lo trovi, 30% Sauvignon B.,25% Grenache B.,25% Marsanne e Roussanne, 10% Maccabeu e 10% Malvoisie. da noi lo abbiamo al calice spettacolare!!!!
dimenticavo produttore biodinamico!!!!
have a nice day,
Frenki.
a qundo la cuvée Luis?
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