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lunedì 17 gennaio 2011

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Terra di Lavoro 2001, Irpinia IGT, Galardi, Sessa Aurunca (CE).
Cena  a casa nostra.
Per una volta compare in menù della carne.
Rosso ho detto.


Rosso ho cercato in cantina.
La scelta era tra il  Barolo di Cappellano, il Vinu Petra di Foti, il Bric du Luv di Caviola, il Bricco  Appiani di Roddolo e Il Terra di Lavoro di Galardi.
La carne era un filettino di maiale

.
Insacchettato a mantecare tutta notte con spremuta di arance di Ribera, senape di Dijon, uvette, gin.
Poi brasato (effetto Maillard e chi è Hervé This?) poi cotto a bassa temperatura (cioè accendevo e spegnevo il gas per mantenere una temperatura al cuore di circa 55°C, una faticaccia, maledetto This!).
Nel frattempo non mi decidevo, mia figlia era anche lei indecisa e distratta dall’imminente arrivo della zia.
Nemmeno le etichette attiravano l’attenzione di Machi il nostro pastore delle Shetland che vagava infoiato dalla presenza della carne.

All’ultimo prendo il Terra di Lavoro.
Lo porto su un tavolino (al corso di sommelier lo chiamano gueridon) attrezzato vicino al tavolo.
Ho deciso.
Cavatappi, acc… tappo extra lungo praticamente saldato al collo.
Tiro, impreco a bassa voce, i commensali sono già al tavolo.
Quando sono ormai certo di avere rotto il tappo, esce riluttante.
Testa del tappo nera carbone.
Verso, annuso, assaggio.
“da dove viene stò vinello” chiede con disinvoltura un commensale.
Sobbalzo ma non do’ a vedere nulla (sto vinello l’ho comprato cinque anni fa a 50,00 euro!).
Colore profondo, impenetrabile, compatto e vivo.
Naso timido che mi lascia un po’ insoddisfatto, ciliegia e caffè e tostatura e tabacco e un po’ di minerale.
“allappa un po’ sto vinello” ( e daie con sto vinello) dice lo stesso di prima.
In bocca infatti il tannino morde un po’ con un chè di verde e l’acidità ancora viva gli dà una mano.
Buono è buono però dalla mia prima esperienza esco frastornato e un pelo deluso.
Rimane per tutta la sera con lo stesso profilo olfattivo, non evolve, non involve, tracheggia un po’ statico e monocorde.
La bocca non mi soddisfa un po’ asprigna e tannica.
La sensazione è che sia così sovraestratto e sovraconcentrato che abbia ancora bisogno di digerire tutta la materia che ha in corpo.

Che riesca a digerire tutto è il mio dubbio.
A qualcuno è piaciuto molto, a qualcuno meno, a me, per quel che può valere il mio parere, così così.
Il filetto di maiale servito con una insalata verde, mele, pinoli, noci e buccette di arancia in compenso era superlativo.
Aridità dalla cantina:
il Terra di Lavoro di Galardi a Sessa Aurunca (CE) così come il Montefredane sono due rossi mito della nouvelle vague Campana degli anni novanta.
Il Terra di Lavoro è a base di Aglianico 80 % e Piedirosso 20 % prodotti in un territorio estremamente vocato  a 400 m slm.
Terreni vulcanici, calcarei e scistosi ricchi di minerali e boschi di castagni.
Vigneti a cordone speronato a 4.500 ceppi/ha con resa di 50 q.li/ha.
Fermentazioni in acciaio.
Affinamento in barrique nuove per 12 mesi.
Bonne degustation.


luigi




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