Do’ Zenner, Tridente Pantalica, Ferla (SR).
Se qualcuno nella contea di Modica ti offriva un Pachino.
Dovevi ritenerti lusingato.
Pachino, patria, parrebbe ormai accertato, del Calabrese (Nero d’Avola).Reminescenze di Frappato nei vecchi vigneti e sua maestà il Moscato bianco (Moscato di Noto Passito doc).
Arrivando dalla Contea Modicana, poco dopo aver lasciato Ispica (RG) il paesaggio cambia.
Radicalmente.
Radicalmente.
Scompare l’altopiano Ibleo e i suoi cretti carsici, i fianchi ripidi e pietrosi, i piani inclinati aridi e squadrettati dai muri a secco.
Si antropizza.
Si percepisce netta la presenza della coevoluzione fra coltivazioni e uomo.
Il carrubo tipico del Ragusano e dei pascoli sub aridi lascia spazio sempre più importante a
uliveti e vigneti.
Seminativi nei fondi valle.
Filari di cipressi imponenti e boschetti sulle sommmità delle colline.
Palme ad indicare i palmenti in cui c’è un pozzo d’acqua.
Collinette morbide e sensuali accompagnano dolcemente sino a Capo Passero la punta più a Sud della Sicilia.
Qui in c.da Bufalefi incontro Do’ Zenner.
Una storia complessa quella di Do’ vissuta con ostinazione.
Il territorio c’è, è li fuori e esprime incontenibile vitalità.
Caldo e abbacinante.
Il vitigno (Nero d’Avola o Calabrese), sebbene in leggera flessione di popolarità ha scelto questo luogo per esprimere finezza e potenza.
Il mare c’è ma è come occultato dal susseguirsi di creste e vallette.
Tanti vecchi vigneti ad alberello stanno in piedi, schierati come legioni di antichi eserciti.
In attesa della battaglia.
Una battaglia ormai tutta giocata sui media, sulla comunicazione, sul frullio evanescente delle mode.
Tutta giocata sul filo di una doc la Eloro squalificata dalle sovrapproduzioni e forse dai pomodorini.
Al punto che, i potenti, hanno suggerito una nuova doc mediaticamente più evocativa più ampia e spendibile la “Noto”.
Praticamente sovrapposta alla Eloro.
Però la saggezza antica aveva battezzato una contrada di Pachino col nome allusivo di Buonivini.
Ma le contrade di Bufalefi, San Lorenzo, Maccari non sono da meno per i cultori delle sottozone.
E Pachino è una sottozona della Eloro.
Che può fregiarsi anche della dizione “Riserva”.
Profumi e acidità e finezze sui versanti collinari.Materia, polpa, maturazione nei fondi valle.
Do’ Zenner.
Figlio di un “contattologo” tedesco trasferitosi in Sicilia a metà anni settanta il quale aveva affidato a Salvo Foti la gestione dei vini sino al 2005 ne ha ereditato i vigneti e la passione per il vino naturale.
Do’ ha studiato biodinamica con avidità e applicazione in Austria e Germania.
La sensazione è che sia in perenne ricerca, in tensione costante, come quelle piante che la biodinamica definisce cosmiche.
Troppe domande lo assillano.
Quest’anno ha lottato con una peronospora in fioritura maligna, fulminea e devastante.
Sette ettari di vigneti in c.da Bufalefi su terre argilloso-calcaree bianche con delicate intrusioni grigie.
Calcare della placca africana dice Do’ Zenner meno attivo e forse più esotico di quello europeo.
Allevamenti misti ad alberello e spalliera.
Poca uva spargola e nera coma la pece.
Che Do’ porta in cantina e vinifica senza starter né enzimi in cemento e acciaio (100 hl) con controllo delle temperature.
Una quindicina di giorni di macerazione sulle bucce con rimontaggi programmati.
Travasa e affina sempre in vasche grandi in attesa della malolattica, solfita il minimo indispensabile per evitare quegli imbrunimenti e quelle sparate acetiche tipiche dei vini del sud scottati da temperature sempre alte fino dicembre.
Il faro di Capo Passero sembra essere la casa di questo guardiano di un territorio ingiustamente relegato ai margini della produzione isolana.
Terra delle Sirene, Nero d’Avola, igt Sicilia 2008, 14,5%vol.
Cupissimo di colore.
Un rosso del sud figlio di luce, sole e mare.
Inchiostro e frutta e profumi di macchia, finocchietto e resine delle pinete costiere.
Acidità vivida (minimo 5,5/6 g/l di totale) che alleggerisce il corpo.
Alcool potente ma non bruciante, integrato e solare.
Tannini rotondi.
Morbido e polposo con allusioni di frutti e legni e spezie d’africa e alito di scirocco.
Bonne degustation
Luigi
Io l'ho bevuto e confermo la bontà...certo avrei voluto conoscere Dò Zenner e vedere le vigne
RispondiEliminaAlito di sirocco sembla perfetto per un vino da sirene.
RispondiEliminaQuale altro vento può spirare nella punta più a sud della Sicilia? e influenzare con il suo salmastro e la sua umida calura le vigne, le uve, i vini e le persone.
RispondiEliminaBellissimo post, è vino che ho scoperto da poco e che mi ha fatto capire le potenzialità inesplorate di un vitigno forse troppo standardizzato verso un modello cui invece è davvero capace di sfuggire. Zenner, il nome è segnato.
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