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venerdì 9 novembre 2012

Montemarino 2007, VdT, Cascina degli ulivi. Di N. Desenzani


Bouquet quasi da passito. Non così dolce, ma già di frutta ultramatura, con sentori zuccherini evoluti verso il caramello. C’è tuttavia una combinazione di alcool e volatili che risulta di grande freschezza. Accompagna una leggera nota ossidativa verso la gomma bruciata: appena un accenno. Ricco. A tratti qualche nota chimica tipo colla.
In bocca è subito evidente un residuo zuccherino, ma la materia è equilibrata e fresca con anche qui cenni volatili che aiutano. Si percepisce la rotondità data dall’affinamento in legno, ma i sapori sono molto ben integrati. Acido e marcatamente salato, un po’ pungente e un po’ bruciante in gola. Sensazione non piacevolissima.
Si riconosce il segno di Cascina degli Ulivi nelle note amarognole di frutta secca con guscio, penso a una nocciola, che caratterizzano tutti i Cortese di Bellotti.
Una leggerissima tannicità collabora al piacere del sorso.
Indubbiamente un vino molto originale (si può dire?), dove la salinità insieme alla dolcezza, la freschezza volatile e la calura faringea, rendono la bevuta mai scontata.

Cortese 100%, 3 giorni di macerazione, poi un anno in botti da 15 hl.  

5 commenti:

  1. Caspita Niccolò. Questo deve essere proprio un vino sgrammaticato ! mi toccherà assaggiarlo

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    1. I vini di Bellotti dividono i bevitori, probabilmente per l'uso della "ossidazione controllata" a me ad esempio piacciono molto in particolare il Filagnotti di Gavi.
      Ti consiglio un assaggio anzi piu d'uno perche il primo potrebbe nn bastare.

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    2. Ciao Fabio, in effetti i vini di Bellotti, in particolare i Cortese, sono dei veri e propri esercizi di stile. Ognuno delle almeno cinque tipologie che si diverte a produrre rientra in una categoria differente, oltre che provenire da luoghi diversi. In questo caso l'equilibrio è ricercato su uve provenienti da una vecchia vigna nella parte più alta della zona e su terreni calcarei. Non c'è dubbio che sia un vino complicato. Ma più che sgrammaticato, sembra voler sussumere molte caratteristiche particolari. Credo che il fascino di questo vino stia nel fatto che riassume un incontro/scontro fra un produttore per nulla accomodante e una materia prima anch'essa per nulla accomodante. Il risultato è a metà strada. In qualcosa prevale Bellotti in qualcosa domina l'uva e il luogo (nel senso descritto da Luigi nell'incipit di questo post http://gliamicidelbar.blogspot.it/2012/11/il-pendio-di-michele-loda-monticelli.html). Il Filagnotti benché abbia grandi estimatori, non è tanto nelle mie corde, ma indubbiamente è tutt'altro che sgrammaticato e io non gli ho trovato difetti.
      Mi diverto però di più a bere questo Montemarino con tutte le sue stranezze.

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  2. Grazie Niccolò e grazie Luigi. Sono molto attratto dal Montemarino così come dalla Tenuta Migliavacca, mi piacerebbe assaggiare i prodotti. Appena torno in Piemonte organizzo un giro. Non so se li conoscete ma dovreste andare a trovare anche Claudio Rosso e Piero Nebiolo di Cascina Roera, a Costigliole. A presto, Fabio

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    1. Grazie Fabio, in effetti scoprii i vini di Cascina Roera un paio d'anni fa da un enotecario di Savona! Molto interessanti. Scrissi qualcosa del San Martino 2005. Ai tempi mi sembrarono un po' marcati dal legno, ma di grande materia. Urge riassaggio. Il Grignolino 2011 di Francesco Brezza è davvero straordinario. A presto, N
      Se hai astigiane barberiche tendenze, abbiamo qualche dritta da condividere!

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