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venerdì 23 novembre 2012

Gli Eremi 2008, Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC, La Distesa. Di N. Desenzani


Giallo chiaro tendente al dorato, consistente, appena viscoso. Si muove bene nel bicchiere, glicerico, rivelando estrazione.
Naso compatto, molto fresco con sfumature ossidate.
Si sentono idee di salvia e rosmarino. Dolcezze, crema pasticcera. Pesche sciroppate. Forse finocchietto. Zuccheri caramellosi. Collosità piacevoli. Pietra, sasso.
Caldo, fresco, mandorlato di marzapane, alcool ben integrato.
Lascia il cavo molto pulito appena di nocciola rivestito.
In bocca, rotondo, esplode e sparisce come tuffo ben eseguito.
Lascia l'impressione.
Forse un filo liquoroso ciò che persiste, con amarostico; forse la surmaturazione non è necessaria!
Per non cadere nel più ovvio dialogo fatto di caramello, caffè, vaniglia e frutta secca.
In trepidante attesa per assaggiare le prossime annate.
Ci vediamo a La terra trema.

15 commenti:

  1. il 2010 è una corda di violino tesissima e vibrante. Nitidezza e portamento meravigliosi. Come tutti i vini superiori non ha bisogno di dimostrare nulla; niente teatro, niente occhiolini, niente smancerie. Uno dei più grandi Verdicchio che ho bevuto. Chapeau !

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  2. Confermo quanto scritto da Fabio. Anche a me il 2010 ha ridisegnato i confini della tipologia.

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  3. Oggi è il giorno (speriamo) in cui avremo modo di assaggiarla e ritrovare Corrado e la sua gentilezza dietro al banco. Arriviamo!

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  4. Ecco, cercate di non finire le scorte di Corrado, che se domani non ce n'è più mi incazzo. ;-)

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  5. Robba fina. Uno dei miei verdicchi preferiti. E concordo con Gabriele....

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  6. Provato e riprovato. A culo ho anche preso una bottiglia, l'ultima. Per me il bianco migliore della giornata, senza dubbio. Annata strepitosa, chiacchierando con un amico ci siamo chiesti se il vino avesse fatto o meno la malolattica per avere una tensione del genere, Corrado ha confermato l'ipotesi. Solo due volte in 10 anni gli è successo: 2004 e 2010. Mi spiace solo di non averne presa una cassa...

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    1. E quanto costava? 9,80 euro a bottiglia!
      Io ne ho prese due di bottiglie e copnfermo ciò che hai detto tu. Mi è piaciuto molto anche il Terre Silvate 11.

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  7. Gabriele, se si vuole tensione nei bianchi, a maggior ragione nei climi mediterranei, bloccare la malolattica è quasi un obbligo. Con tutto quello che questo comporta; aggiunta di SO2 (70-80 MG/LT) e microfiltrazione. Ma se il risultato è Gli Eremi 2010 allora la tecnologia mi va benissimo.

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  8. Si si, tra l'altro io sarei anche daccordo con chi cerca volutamente di bloccare la malolattica in vini del genere. L'eccezionalità sta nel fatto che Corrado la malolattica non la controlla (non credo nemmeno che faccia microfiltrazioni, soprattutto su Gli Eremi): ecco perchè il 2010 si stacca in maniera netta dalle espressioni più classiche di verdicchio (riserva). Sarei curioso di bere il 2004 adesso.
    Poi il rapporto q/p è strepitoso. Anche del Terre Silvate.
    Così per dire, dagli assaggi al volo fatti i verdicchio, pur buoni, di La Marca di San Michele vengono staccati di alla grande di vini di La Distesa, almeno ad una prima impressione.

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  9. Gabriele, sarei anch'io curioso di assaggiare il 2004.
    Se mi dici che Corrado semplicemente non controlla il malico, vuol dire che ha dei pH sufficientemente bassi (o delle solforose sufficientemente alte) tali da inibire i batteri lattici... buon per lui. Comunque ribadisco, erano anni che non assaggiavo un Verdicchio così composto e misurato, con un portamento così "alto". Che meraviglia !

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    1. Esatto Fabio, è andata proprio così: il PH basso e malolattica inibita. Speriamo capiti più spesso...

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  10. Vorrei chiedere al gentile Corrado Dottori il perchè di quel titolo stravagante, <>, considerando che la sua azienda, La Distesa, si avvale della consulenza dell'enologo Sergio Paolucci. Vorrei chiedere il perchè di una macerazione a 38°C per 48 ore e poi una filtrazione sterile.Vorrei chiedere se tale pratica la ritiene compatibile con il concetto di vino naturale.
    Vorrei infine chiedergli, se quanto contenuto nel suo libri è frutto di una sua creazione o se non è un assemblaggio di diversi temi trattati ed elaborati in quel movimento che ha attreversato l'esperienza del Critical Wine

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    1. Che sia un vino piuttosto tecnico forse si capisce dall'assaggio. E forse la complessità è un po' artificiosa e non solo dovuta alla maturazione delle uve, ma da tecniche di cantina. Leggo tuttavia sull'autocertificazione di Corrado Dottori a La Terra Trema, che tutte le informazioni vengono fornite in modo trasparente: sia l'aiuto esterno, sia le filtrazioni, sia le fermentazioni, sia le chiarifiche.
      Evidentemente per Dottori non vi è contrapposizione fra queste tecniche e i valori e concetti che racconta nel suo libro, che peraltro io non ho letto.
      Se il vino di Dottori si possa definire vino naturale in effetti è tutto da vedere.
      Di sicuro non è quello che io cerco generalmente.

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