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venerdì 28 giugno 2013

bisogna sempre trovarsi nel posto sbagliato al momento giusto



Non ero uso recensire più vini nello stesso post, poi leggendo “neuroni sparsi” di Niccolò ho deciso che potrebbe essere una via per comunicare il mio errare (anche nel senso di sbagliare) fra vini e vitigni e luoghi e vigneron, con semplicità senza ricercare a tutti costi sensi che non siano i miei “sensi” e il mio umore.
Oggi vi parlo di tre vini degustati e bevuti con Gil Grigliatti, Vittorio Rusinà e altri commensali di grande sapienza , gentilmente offerti da Matteo Beraudo patron di  Casa Slurp.
Tre pezzi da novanta per i quali mi chiedo se sono stato degustatore all’altezza dell’opera!
Direi di no.
Ma tant’è che ero li e ho sbevazzato!
Come diceva Andy Warhol: “bisogna sempre trovarsi nel posto sbagliato al momento giusto o nel posto giusto al momento sbagliato”.
Infatti Vittorio ed io non eravamo stati invitati a questo lauto convitto ma capitando di lì al “momento sbagliato” siamo stati invitati a cotanto desco.

Binner 2007, cuvèe Beatrice.
Mai provato prima ma si sente il pinot d’Alsazia venire fuori chiaro e godibile, meno complesso, forse della Borgogna ma incredibilmente speziato e fresco quasi graffiante di una ammirabile dissetanza (cit).
Memo:
comprare un po’ di pinot noir alsaziano da tenere in cantina.
Vinificazione sui raspi.


Pacalet 2008, Aoc Gevrey Chambertin controlèe.
Decisamente un fuori classe di intensità e materia e profumi, un vino cangiante, instancabili le mutazioni nel bicchiere, decisamente più materico del Binner, fruttoso con balsamicità dispettose a fare capolino da lunghezze olfattive e di gusto siderali.
Vinificazione sui raspi.


Chateau Musar 2000
Mai assaggiato prima e me ne pento, è un vino del caldo (almeno per quanto riguarda la latitudine) ma non denso, Carignan e Cinsault lo smagriscono il giusto e lo portano in alto con sbuffi eterei.
Anche lui cangiante ed eterno nel bicchiere, potente e vagamente rude come le terre da cui arriva, vino di potenza nervosa e scatto di felino.
Vinificazione in cemento+legno+cemento+vetro.
Per me numero uno della serata.

Kampai

Luigi

10 commenti:

  1. Non aver bevuto mai prima Chateau Musar è colpa grave ma ti perdono per il fatto che lo eleggi a numero della serata. :)
    Da provare al più presto anche i bianchi che reggono a lunghi invecchiamenti e che provengono da uve antiche.
    Bellissima serata, Casa Slurp gran bel posto, menzione speciale per il Pacalet, bottiglia che solo i Grigliatti potevano portare per via della loro amicizia con il grande produttore francese.
    Concordo sul fatto di comprare dei pinot noir alsaziani da tenere in cantina.
    Da segnalare la presenza di 2 vini vinificati "sui raspi".

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  2. Che chicca il Chateau Musar, bevvi qualche anno fa un Chateau Musar Blanc 2001 veramente strepitoso, me lo ricordo molto complesso, ricco e morbido, e poi che sorpresa scoprirne la provenienza.

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  3. Ciao Amici del Bar!
    Confermo... Chateau Musar è proprio un gran bel vino... ne sono rimasto piacevolemente affascinato anche io quando l'ho bevuto... è stat proprio una bella scoperta.
    Ciao

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  4. Ricordo il mio primo assaggio di Chateau Musar nel 2010. Folgorazione! Poi da quel vino è nato un filo sottile che nel tempo mi ha fatto incontrare Carignan e Cinsault in altre bottiglie. Per assonanza mi permetto di suggerire l'esperienza dei vini di Cahateau St Anne. Prosit!

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  5. L'unico vino che ho assaggiato di questi è il Gevrey Chambertin di Pacalet. Ma dai commenti, capisco che devo urgentemente sentire qualcosa di Chateau Musar.
    Le vinificazioni sui raspi sembra che abbiano colpito anche Luigi.
    Approfondiamo!

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  6. Dunque.
    Pacalet mi manca.
    Del Pinot di Binner ne ho una bt in cantina ma non l'ho ancora mai assaggiato.
    Sullo Chateau Musar mi tocca fare la voce fuori dal coro (in parte). Un annetto fa assaggiai un '98 e non fu una bevuta semplice.
    A me parve a tratti lievemente scomposto nelle componenti ma ad altri commensali piacque molto.
    Forse dovevo aprirlo un pò prima di servirlo...riproverò! ;)
    In merito mi confrontai anche con Niccolò a suo tempo.

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    Risposte
    1. Andrea,
      Sai come la penso sulle classifiche di merito, quella sera, quella bottiglia di Musar mi è sembrata la migliore, un altra sera con le stesse bottiglie non è detto che la classifica di piacevolezza sia la medesima.
      O tu non eri pronto x Musar 98 o Musar 98 non era pronto x te.

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    2. Sono d'accordo su entrambi i punti: le condizioni psico-meteo-fisiche volenti o nolenti ifluenzano le bevute (o forse i nostri neuroni) e sul Musar 98 è quello che ho pensato anche io.

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  7. Quando il caso si confonde con intuito e un pizzico di fortuna... ;D

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  8. Ciao Luigi,
    sai che ti seguo con interesse, ed le tue note risultan sempre lettura gradita.
    Mi chiedevo però dove tu abbia saputo reperire l'info dei raspi, eppoi, dimmi, come fai a definire "rude" la terra libanese?! Io l'ho trovata tutt'altro che tale.
    Simply a chit-chat :)
    buon fine settimana
    danielesavi
    P..s. - Musar, bianco o rosso che sia, ha anima vibrante ed eloquente che ogni annata si racconta con intrigante intensità. Gibran viveva a non molti km da quei campi: bevilo leggendolo, con in sottofondo "Le pas du chat noire" (A. Brahem)

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