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venerdì 11 gennaio 2013

Barbera d’Asti Doc, Vigna del Noce, 2004, Trinchero



Sul percorso lastricato di insidie e di scoperte che sta portando Vittorio, Niccolò e lo scrivente verso #barbera3 e una successiva degustazione, ancora rigorosamente segreta, ci siamo imbattuti in una versione complessa e terrosa e nobile della Barbera della rive droite del Tanaro.
Come plastilina il vitigno si piega alle intenzioni del vinificatore che estrae dai succhi dell’uva una visione, delle migliaia possibili, dei luoghi in cui le piante affondano le radici.
Meglio se queste radici hanno più di  ottanta anni.
Più complesso sarà il loro racconto.
Come quello della Vigna del Noce, un crù o forse una vieille vigne o entrambe?
Perché certe volte la differenza fra le due cose non è ben chiara e non si capisce se il vino è buono per questioni pedoclimatiche o perché in questo pedoclima si sono coevolute le piante che, ormai vecchie, sono in simbiosi con l’ambiente e il consorzio microbico e ne estraggono il genius loci.
Barbera sontuosa questa che fa sussultare sulla sedia.
Densa ma vibrante, terrosa e affumicata, mentolata e ciliegiosa con venature di arancia rossa.
Nobile direi.
Kampai

Luigi

Ps
Nel caso di Trinchero “estrarre dai succhi dell’uva una visione” è quanto mai letterale, questo vino è stato macerato per trentatre giorni sulle bucce, non proprio uno scherzetto per la barbera.

1 commento:

  1. Aggiungo solo una cosa, questa barbera è buonissima, e dovrebbe essere presa come esempio di quali altezze la barbera può raggiungere. Ok costicchia, siamo sui 21 euro se non erro, ma ne vale la pena, se pensate sia troppo cara, sappiate che si può bere con altrettanta gran soddisfazione la Barbera Superiore 2006 che viene via con 11 euro in enoteca.
    Stima e applausi al vignaiolo Ezio Trinchero!

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