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lunedì 20 maggio 2013

Domenica pomeriggio di fine enodissidenze


All'ennesimo giro incontro degli amici con in mano un bicchiere di Merlot 2003 di Dario Princic.
la voglia di giocare, un intuizione e così al volo mi viene da dire: "qui oggi ci sono, secondo me, tre tra i migliori Merlot italiani" (forse è meglio che sotto effetto combinato di stanchezza e alcol stia zitto).

Comunque sia, trascino i tre ignari e incolpevoli da Enrico Togni e gli dico:"arrivo subito".
Mi precipito da Silvana Forte de Le Due Terre, non c'è, è già in autostrada con la prua puntata verso Prepotto, vabbè ha lasciato una bottiglia di Merlot 2010 sul banchetto, l'afferro e la porto da Enrico Togni.
I tre amici mi guardano un po' allibiti arrivare con la bottiglia, dopo di che inizia una veloce quanto aleatoria degustazione volante dei merlot.

Millesimi diversi, due Friulani e un Valcamonica, versati in bicchieri da rosolio (unica pecca delle Enodissidenze).
E cominciano le danze.
Si sente come una assonanza fra i conterranei, una vivacità (freschezza) cangiante che traspare già al naso, una anticipazione delle sferzate acidulate ma golose.

Princic 2003, per via del millesimo agè, spinge come un gregario in fuga con una acetica alla francese e una freschezza in corpo ruvido quasi animalesco e terroso, minerale e ventoso.
Le Due Terre 2010, il più saintemilionesco dei tre, ci fa piombare in una torrefazione, caffeoso, elegante con ventate di vivacità e mineralità e echi lontani di mirtilli acerbi.
Il Merlot Cav. Rebaioli 2009 di EnricoTogni al cospetto di tanta nobiltà appare il più morbido e qualcuno diceva di sentire del vegetale (connotandolo come negativo) e questo a me faceva un po' girare i cabasisi, perchè il vegetale nel merlot di Togni, pota! Non l'avevo mai sentito nè troppo presente nè negativo
Comunque, era quello meno terziarizzato, ancora giovane di profumi fruttosi e indulgenti rotondità.

Nessuna graduatoria di merito dei vini, inutile quanto aleatoria, tutti primi al traguardo a testimoniare la passione infinita e la capacità dei tre vigneron che in una classifica di umanità veleggiano alti e i loro discorsi e i loro atteggiamenti mi convincono ogni giorno, che gente “vera” oltre che vini “veri” ne esiste ancora e sono contento di averli conosciuti.
Kampai

Luigi


Ps
Compagni di avventura Sara Roccutto e Vittorio Rusinà

4 commenti:

  1. Ricordo bene il Merlot di Enrico Togni: profondo gustoso e tutt'altro che scontato. Altroché vegetale.
    Anche quello di Princic l'ho assaggiato alcune volte e, devo dire che rientra in pieno nelle mie corde. Con quel filo di volatile in più che mi piace tanto.
    Ho invece solo letto (da te) de Le due Torri. Cercherò di rimediare al più presto a questa mia lacuna.

    P.s. Mi piacciono un tot questi post fluidi e convincenti.

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  2. Le Due Terre (alias Silvana Forte e Flavio Basilicata) è una produttore azienda molto interessante che devi assolutamente provare a cominciare dal sacrisassi bianco, rosso, il Pinot nero.
    Il loro Merlot è veramente molto elegante e succoso con la volatile che spinge ma lo fa da campione in non chalance.

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  3. Visto che Enrico ha smesso col Merlot a SorgentedelVino me ne sono accaparrata una bottiglia tanto per star sul sicuro. :)
    Gli altri 2 mi mancano...

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  4. Bel gioco, sempre più spesso nell'ultimo periodo si beve Merlot italici o italioti con la puzza sotto il naso o si preferisce non berli a priori, si vabbè ormai l'autoctono è l'imperativo dell'ultimo decennio ma né esistono belle versioni che benché non autoctoni sono allignati in maniera magnifica in alcune zone della nostra Italia, escluderei Toscana e Sicilia.
    Il Cav. Rebaioli l'ho provato un paio di anni fa, insieme a tutti i vini di Enrico e mi è piaciuto per la sua polpa succosa e una ricchezza che non è opulenza, senz'altro amo di più il Vindur e il 1903, ma questa è un'altra storia...devo rimediare con Princic e Le due Terre!!

    Recentemente, in spregio alla spocchia da eno-fighetto, ho bevuto il Collio Rosso 2010 (Merlot e saldo di Cabernet Franc) di Korsic con molto gusto, vino che fonde insieme vitigno e territorio con una rusticità tutt'altro che contadina e il Patrimo 2001 di Feudi San Gregorio, vino cult degli anni '90, esempio probante di quando è necessario, anzi obbligatorio, espiantare le viti per non restare con la cantina piena di bottiglie il cui vino è buono a fare solo confetture speziate indigeribili...
    Un altro Merlot (annata 2003) che mi ha molto ringalluzzito fu un annetto fa quello di Paroschos (San Floriano del Collio), vino di mano naturistica e di bella beva carnosa, tutto questo a sugellare che in quella zona il bistrattato vitigno può dare belle soddisfazioni anche nella nostra Penisola.

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