Carjcanti 2008.
Sicilia bianco igt.
Mi ha sempre fatto sorridere che la sede dell’azienda fosse ad Arcore.
Niente di più lontano dalle terre Chiaramontane (RG).
Vino di ritorno.
Dei produttori alle terre natie.
Con spirito battagliero di rivalsa e visioni di sinergie industriali.
Efficentismo e nordismo e pianificazione.
Salvo Foti e biologico e alberello egeo e varietà autoctone e enjambeur e marketing.
Come in una formula chimica.
Tanti vigneti in terreni vocati sia a Chiaramonte Gulfi (RG) sia a Pachino (SR) in c.da Maccari e c.da Buffalefi.
Etica, visibilità, grafica accattivante, grandi numeri, commercializzazione capillare, economie di scala.
Clip promozionali di Luca Gardini.
Fenomeno, questo del “ritornismo alle origini agricole della propria famiglia” molto a la page.
Sembrerebbe una ottima premessa.
Sembrerebbe.
Poi assaggio i bianchi.
In particolare il Carjcanti 2008.
E lo trovo molto preciso e molto “quercioso”, sfumature di Allier su un corpo che da sotto spinge.
Morbido nei profumi e quasi dolce in bocca.
Piacevole e preciso ma tendente al caricaturale.
Il day after, smorzato il legno, esce un po’ di frutta candita e miele di agrumi, meglio.
Prodotto nelle campagne di Chiaramonte Gulfi (RG).
Un po’ fuori zona per la cultivar.
Con un piccolo saldo di Albanello, forse.
Con profili organolettici paraindustriali.
E questo mi ha deluso.
Bonne degustation.
Luigi
Il Valcanzjiria 2010.
“Un vino nell’epoca della riproducibilità tecnica” non me ne voglia Walter Benjamin per la citazione a sproposito.
"Sento" ancora il mango essiccato,il melone bianco, il limone e il cedro candito...note iodate e salmastre...
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