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domenica 30 settembre 2012

Barbera 1968, G. Ratti. Di N.Desenzani


L'apertura segue quella di un'altra bottiglia di età imprecisata, credo anni '70, totalmente marsalata o, peggio, alcool e acidità e più nessun aroma.
La regola quindi è: se ti va male con un anno, ritenta la fortuna con un'annata più vecchia!
La roulette russa del paleoenofilo.
E mi è andata quasi bene. Quasi.




Mi ritrovo un liquido limpido e consistente, che avrei scommesso il mio santissimo destro, alla vista, che fosse tè.
Qualcosa dunque è salvo nel colore, vista l'aranciatura, e nel sapore, visto il ricordo rimasto di gusto di vino.
Dura la vita per valorizzare questi cimeli!

Il profumo/odore è di gomma alcoolica con un'eleganza che ricorda vecchie stanze di antichi mobili riempite. In bocca è di grande acidità ma sotto sotto il frutto resiste.
Poco. Non a sufficienza per poter dire che sia un sorso piacevole, ma quanto basta per renderlo interessante.
Conosco bene i prodotti di questa vigna, allora meno che trentenne, e forse posso dire che qualcosa ancor ci ritrovo. Ma probabilmente è la suggestione al lavoro...

Infine rinuncio.
Ma tengo la bottiglia, metà scarsa e con la sua enorme camicia sul fondo e la metto in frigo.

Sarà una piacevolissima sorpresa sorseggiarne il contenuto la sera dopo a mo' di aperitivo, fra un buon Xeres e un ricordo sempre più vivido e materico della Barbera, fino all'ultimo bicchiere, versato attraverso un colino, con una tinta sempre più rosseggiante, opacità quasi totale; ma ecco il frutto ancora reperibile, persino... Un refolo di carbonica.
E mi sovvien l'eterno...




4 commenti:

  1. Un aggiornamento.
    Ieri ho aperto una barbera dell'anno prima, il '67, ed era perfettamente conservata nei colori e, nonstante la preponderanza di terziari, anche nelle caratteristiche gustolfattive. Chiedete a Frakkia. Buonissima.
    La roulette russa del paleoenofilo!

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    1. Aggiornamento bis.
      La Barbera di Ratti, malgrado sia fatta in luoghi tradizionalmente poco considerati, ha una enorme potenzialità e una riconoscibilità cristallina che la traghetta dal 1967 al 2010 (bevuta l'altroieri) in un continuum organolettico.
      Il frutto sempre presente anche dopo 45 anni, l'acidità viva, i sentori di legni umidi e humus sono già lì nel 2010 che aspettano solo di evolvere e farsi accerchiare da note più eteree e di bottega di restauro di mobili.
      Altro aspetto importante è stata la semplicità di beva e la golosità del vino che invogliava e soddisfava.

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  2. Solo mobili antichi o anche un po' tarlati?

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    1. Tarlati naturalmente! L'Imperfezione é il sale della vita.

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