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mercoledì 13 giugno 2012

Tertre Roteboeuf Saint Emilion GC 1997 di Gastrofanatico





Giugno 2009.
Percorrendo una delle tante strade che delimitano i vigneti di Saint-Emilion, poco dopo una macchia di alberi, mio padre decide istintivamente di voltare sulla sinistra. L'asfalto diventa quasi uno sterrato, a sinistra la vigna, a destra la vigna. Continuiamo sulla strada per un centinaio di metri, poi il manto si fa ancora più sconnesso, e mio padre ingrana la retromarcia.
Dopo una ventina di metri frena bruscamente.
La pietra sta lì, come fosse stata lì da sempre, un ceppo ben piantato nella terra con una scritta rossa che la ferisce: "Tertre Roteboeuf".


E dietro quella semplice e dura materia, la vigna spezzata da un viottolo appena scosceso. Dopo la vigna una modesta costruzione, su due livelli in pietra con tegole rosse sul tetto. E tutt'attorno ancora la vigna. Non siamo fortunati. Non c'è nessuno. Non incontreremo chi ha costruito quel vino che un caro amico ci ha regalato alcuni anni prima.


Luglio 2011. Una tranquilla sera palermitana, a tre giorni da un esame importante. Cena in famiglia con un amico. Tiro fuori la bottiglia la mattina presto. La lascio al buio in verticale per tutta la giornata. Verso le 18 la apro. Prima tolgo delicatamente la parte superiore della capsula, quindi con delicatezza inizio ad avvitare il tire-bouchon nel tappo. Entra a meraviglia, resistenza moderata, il tappo non ha perso elasticità. Appoggio la leva del cavatappi sul bordo e lentamente estraggo. L'esplosione di profumi, tappo perfetto, poi nulla. Lascio riposare per due ore.

Arriva l'ora del roast-beef della mamma e verso il vino nei bicchieri. Questo bordeaux, in formazione classica Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, dimostra maturità, sebbene si tratti di una maturità appena raggiunta e che può evolvere ancora. Sensazioni e profumi dolci, leggermente balsamici e poi i sapori della confettura di frutta rossa, e ancora un accenno di frutti di bosco e cioccolato.
Proprio come è modesta la casa dove è nato, quella costruizione immersa tra le vigne, così il corpo si propone senza alcuna pomposità, con un'eleganza tutta contadina piena di consapevolezza e sobrietà. Sorprende, come sorprende scoprire la tenuta in mezzo alle vigne, una bella sensazione tattile e di freschezza. Dopo il primi sorsi diventa un allegro e interessante compagno che ci affianca per tutta la serata. Quando si commiata lascia un segno di sé nel bicchiere, e tu sorridi, perché lo hai conosciuto.

Voglio degustarlo ancora nei prossimi anni, è un vino appena maggiorenne sulla buona via dell'equilibrio e della complessità. Ma voglio anche tornare su quella strada perduta tra i vigneti e percorrere il viottolo che, dalla pietra piantata nella terra, conduce fino alla cantina.


P.S.
Qualche giorno fa, col il curioso e saggio Tirebouchon abbiamo scambiato due tweet sull'importanza di bere vini - e non tutti i vini se lo possono permettere - che hanno raggiunto una maturità in bottiglia, che hanno avuto gli anni per evolversi come tutte le cose vive. Purtroppo il mercato non asseconda questa idea, sbilanciato com'è nel "produci e consuma", così come pochi non hanno la pazienza e le possibilità di conservare correttamente una bottiglia. Ma è proprio bere e stupirsi di una vecchia bottiglia, una delle più belle esperienze degli amanti del vino.

Terte Roteboeuf Saint Emilion GC 1997
bottiglia 75 cl. regalata da un amico.

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