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giovedì 19 gennaio 2012

dell'aporia_delle_guide_


Dell’aporia delle guide.
Con un tempo mio.
Con un ritmo tutto interno alle dinamiche sconosciute e apparentemente casuali del mio cervello.
Ho avuto modo di ripensare alle Guide e alla loro aporia.
Al loro essere per definizione paradossali.
Gli estensori delle Guide si pongono degli obiettivi ambiziosi e impossibili come quello di rendere cartaceo e narrativo lo spazio reale, geografico, di essere onnicomprensivi e super partes, di raccontare le dinamiche umane e territoriali, insomma perseguono il tentativo impossibile di rendere “finito” ed esperibile con la lettura l’”infinito” proteiforme della realtà.
Guida nell’accezione della lingua italiana ha implicito il concetto di percorso o di strumenti che permettono di compiere un percorso.
Un percorso per sua natura è una sequenza lineare e temporale che impone scelte di navigazione.
Un percorso non può includere la totalità dello spazio quadrimensionale.
La Guida inoltre incappa in un altro problema, quello della traduzione linguistica della realtà e del suo congelamento temporale, non può che cogliere e fissare degli attimi e sancirne in modo innaturale il loro immobilismo estrapolandoli dal continuum spazio temporale.
La realtà sfugge alla catalogazione, il territorio sfugge anch’esso ad ogni rappresentazione onnicomprensiva (e ne sanno qualcosa i cartografi), il fare umano è irriducibile alla sua narrazione (ancor più se si pretende che sia oggettiva).
Una Guida è pensata da soggetti esterni alle realtà analizzate e questo crea ulteriori fenomeni di interpretazione selettiva e influenze sugli osservati, modificando di fatto la naturalità degli eventi, l’osservatore modifica l’osservato.
L’osservato, poi può avere interessi, anche forti, nel comparire in una Guida e applicare strategie al fine di comparirci.
Non è possibile immaginare una Guida imparziale, ogni operazione di catalogazione è una interpretazione degli oggetti catalogati.
Le Guide quindi sono lo specchio non della realtà, questa è una illusione infantile, ma delle scelte operate dai redattori, sono interpretazioni del mondo con inevitabili scelte di campo e classifiche di merito.
Su questi palinsesti noi lettori sovrapponiamo i nostri paesaggi mentali, le nostre preferenze, idiosincrasie, la nostra soggettiva visione del mondo.
Per cui non saremo mai pienamente soddisfatti e aleggerà sempre una sensazione di tradimento, di incomprensione.
Perché la Guida è una narrazione e non uno strumento conoscitivo.Perché il mondo non è unico ma esistono migliaia visioni possibili e soggettive di esso.
Perché i vini come le persone che li fanno hanno una loro vita al di là delle pagine di una Guida.
Perché il tempo non si può fermare.
Perché lo spazio non può essere raccontato.

“Viaggiare, come raccontare - come vivere - è tralasciare. Un mero caso porta a una riva e perde un’altra.”
Claudio Magris, Microsmi.




5 commenti:

  1. fracchia, la penso come te. identicamente. mi chiedo perchè tutte le persone con cui vado daccordo sono ad ovest rispetto a me.... ho sbagliato rotta o mi avete persa per strada?

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  2. Carolina,
    tu sei il nostro infiltrato nei territori dell'Est, comunque non credo che tu sia sola.
    Bisogna solo aspettare e piano piano radunarci e discutere, come stiamo già facendo.

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  3. mah, qualndo leggo certe boutade di certi colleghi mi vien il vomito prima, poi l'icazzo e poi la rassegnazione... non so se mi spiego

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  4. Luigi, solo una curiosità: Da dov'è partito questo tuo pensiero, da dove ha avuto inizio?
    Comunque condivido in pieno!

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  5. Ciao Riccardo,
    sono pensieri nati dalla frequentazione, casuale e discontinua della cartografia antica. Le vecchie carte erano narranti, nn c'era un corpus di geometria descrittiva e degli strumenti che permettessero una qualche rappresentazione bidimensionale verosimiliante, per cui le mappe erano dei rotoli unidimensionali e lo srotolare simulava il cammino. Su questi rotoli erano riportati i punti salienti, le annotazioni necessarie per il cammino, l'orientamento il tutto a discezione dell'estensore. Insomma non tentavano di ricondurre il reale in una cartina ma raccontavano il mondo con ampio spazio all'invenzione e alla licenza poetica.
    A queste riflessioni ho aggiunto altri pensieri sulla pretesa scientificità e oggettività della raccolta dati (che è ormai assodato che sia profondamente influenzata dalle nostre idee preconcetto sul fenomeno che andiamo a studiare)
    Non so se mi sono spiegato ma è da lì che sono partito.

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