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mercoledì 18 luglio 2012




Oggi pubblico volentieri questo post scritto da un produttore che preferisce rimanere anonimo.
Trovo che sia una visione di ciò di cui noi chiacchieriamo, molto interessante, perché operata dall’interno, dal lato sporco del mondo del vino, quello fatto di fatica, apprensione, rischi molto più che di gioia e leggerezza.


Luglio 2012, da qualche parte in qualche ora.

La vigna è verde e rigogliosa, le abbondanti piogge primaverili hanno gonfiato il terreno e le riserve idriche sono tante, la pianta ne attinge a più non posso e la vegetazione ne beneficia.


In campagna il tempo scorre lento, i lavori adesso sono di gestione e quel che si è fatto si è fatto, gli acini ormai traslucidi sono prossimi all’invaiatura, e di tempo per pensare ne hai, anche troppo.


Settimana scorsa due cicloni hanno scosso l’enoblog come potete vedere qui e qui, in vigna ci pensi, non puoi farne a meno, e allora tanto vale mettere i pensieri su carta e dire la tua!


Nel variegato mondo del vino, di professionisti ce ne sono tanti, o pseudo tali, ma pochi sanno che quelli veri, quelli indispensabili, sono due: vignaiolo e cantiniere.


Sostiene bene Stefano Cinelli Colombini: “Da addetto ai lavori, vi assicuro che portainnesto e compagnia cantante contano parecchio, ma parecchio meno dello sconosciuto che passa la giornata a giro per la vigna e di quell’altro altrettanto sconosciuto che sta ogni santo giorno in cantina. Nessuno chiede mai di loro, ma senza quei due illustri ignoti il gran vino ve lo scordate. Alla faccia del proprietario, della sua filosofia, dell’enologo e di chi fa la botte.”, ma questa cosa sembra essere indifferente ai più, quel che conta alla fine sono il vino ed il suo prezzo!


Ma io mi chiedo, com’è possibile che gente che si ritiene professionista del vino non capisca che oggi il vino lo fanno ANCHE gli agricoltori, come non si può arrivare a capire che il vero problema sulla professionalità sta alla radice, gente che coi soldi e coi contributi pianta vigne in “luoghi noti storicamente per il mais, i girasoli o l’aria salmastra, ma non certo per le grandi bottiglie.“


Oggi il mondo del vino è pieno zeppo di persone che ci speculano, che della vigna e delle uve se ne fregano, che pagano fior di enologi perché alla fine ci pensano loro.


Utilizzano terzisti e cooperative (vere e proprie forme di schiavitù contemporanea) per la gestione delle vigne invece di assumere e investire in gente capace, che sa fare il suo lavoro, conosce il territorio e cerca di interpretarlo nel modo più corretto possibile.


Si fa tanto parlare di Francia e del modello francese, della distinzione tra récoltants e négociants, eppure in Italia per essere agricoltore è sufficiente avere una Partita Iva (così usufruisci delle agevolazioni fiscali e dei contributi), ma alla fine è gente che paga altri per gestire i vigneti, gente che alla fine compra uva e la trasforma, anzi a volte non fa neppure quello ma paga chi la trasforma per lui.


Allora, in questa assolata giornata di inizio Luglio, con la maglia sudata e le ginocchia sporche di terra (perché la terra è bassa!), penso e credo che la prima e doverosa domanda da fare ad un banco d’assaggio sia: ”ma è il tuo lavoro, unico e principale?”


15 commenti:

  1. Si, bisognerebbe anche chiedergli di mostrarci le mani e verificare che siano sufficientemente callose però, possibilmente con un po' di sporco residuo sotto le unghie che è sicuro indicatore di genuinità e godibilità del vino. Certo, bisognerebbe anche chiedergli di mostrarci i pantaloni per poter verificare che siano almeno un po' sporchi di terra che l'abbronzatura non vale che in vigna o in yacht si viene scuri uguale. Anzi, guardate, ci vorrebbe una legge che proibisca di far vino a chi ha la passione, la voglia e la possibilità economica di farlo. E, diciamolo, ce ne vorrebbe anche una che se fai più di 30.000 bottiglie l'anno ti arrestano e buttano la chiave.

    Ecco si, ci vorrebbero sicuramente tutte queste cose.


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  2. E' per questo che la dizione "vini veri" ha un senso,per me ci sono i vini "veri", quelli che provengono da un lavoro agricolo svolto con passione e rispetto per il territorio, e quelli "falsi" che sono frutto di speculazioni varie; ognuno è libero di bere quelli che vuole, consapevole che la sua scelta ha comunque una influenza.
    Sempre di più cerco e bevo vini veri, per bere bene e per sostenere vignaioli come colui che ha scritto questo post.

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  3. @Filippo Credo di non capire il tuo sarcasmo. Io sono contento di leggere uno scritto di un vignaiolo e l'ultima domanda, benché estrema per certi versi, mette il dito su un tema importante: il fatto che il vino artigianale è una tipologia che deve e dovrà sempre esistere ed essere riconosciuta, al di là di ogni ragionamento sul gusto e il mercato.
    Non leggo estremismo nelle parole dell'anonimo contadino, solo fierezza e una sua personale amarezza che si può condividere o no, ma è espressa in forma civile e senza urla.
    Ciao

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    1. Ma perché io sono stato incivile ed ho urlato?

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    2. No, certo che no, non è il tuo stile ;-) Ero rimasto solo colpito dal tuo sarcasmo che avrei visto più adatto verso affermazioni più estremiste.

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    3. E' la retorica a darmi fastidio Nicolò, la retorica e il caldo che insieme sono micidiali. Mi riferisco alla retorica delle mani sporche di terra, della terra bassa e tutto il resto. Sostanzialmente, siamo tutti d'accordo su quasi tutto ma si può decidere di vivere il mondo con i suoi mali cercando di migliorarlo con la propria faccia e le proprie braccia oppure si possono scrivere e pubblicare retorici post anonimi.

      Ognuno naturalmente fa quel che vuole ed io, finché mi sarà data la libertà di farlo, probabilmente continuerò a fare ironia e sarcasmo laddove ne abbia desiderio e lo ritenga appropriato. Il mio intento è quello di equilibrare le cose sbilanciate, di mettere insieme portando avanti chi è più indietro piuttosto che fare il contrario ma sono modi di fare e non biasimo certo chi si comporta diversamente.

      Che poi, l'anonimato non l'ho capito.
      Avesse denunciato qualche pericoloso mafioso con nome e cognome ma non mi pare il caso.


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    4. Sulla buona dose di retorica mi trovi d'accordo. Spiegata l'origine del sarcasmo è tutto più chiaro e ti dico che la mia sensazione è simile alla tua. E che ci sono, e da sempre fanno parte della cultura italiana, viticultori di qualità che curano la vigna e vinificano come attività non principale. Però capisco che quando magari vedi premiato un modo di fare il vino che non è "coscienzioso" e magari un po' "furbetto", mentre tu ti spacchi la schiena e stenti a sbarcare il lunario, la cosa possa ferire e far soffrire, tanto.

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    5. Eccessiva retorica nel testo non c'è la vedo e poi non possiamo parlare di retorica delle mani sporche senza considerare quella opposta che tu citi dell'industriale o similia che per passione si mette a fare il vino e "lo fa meglio del contadino perchè animato dalla razionalità che gli deriva dal suo lavoro principale e dalla sua conoscenza del mercato".
      Anche questa è retorica.

      Cosa ti rode per il fatto che sia un post in forma anonima?
      In questo blog mettiamo sempre la faccia avanti, questa volta ho accettato di uscire in forma anonima...così, perchè mi divertiva e perchè comprendevo le ragioni del silenzio dell'estensore.
      Perchè devi equilibrare le cose sbilanciate? un impegno sicuramente etico ma che a mio avviso trascende le umane nostre forze, io mi accontento di trascinarmi sino a sera senza prendere troppi schiaffi.

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    6. Luigi, caro, ti scrivo mentre termino questo mezzo kg di sorbetto di pesca eccezionale, sii indulgente. Vedo che in questo tuo commento c'è un virgolettato che mi attribuisci ma che non mi pare di aver mai pronunciato né a voce, né per iscritto. Non è che per caso ogni tanto ti confondi - fa caldo per tutti - e certe cose così radicate e fissate nei tuoi pensieri finisci per attribuirle ad altri per errore così, giusto per farti venire il risultato? Perché è questa la sensazione.

      Mi chiedi se mi rode del post in forma anonima.
      Ti confesso, mi hai beccato, un po' mi rode. Mi son chiesto tutta la mattina chi potesse essere l'estensore di questa retorica di fioretto - tu capisci, è esiziale per la comprensione del post - e solo adesso, davanti a questo bendidio di pesche frullate e zucchero ghiacciato tutto mi è parso più chiaro. Penso semplicemente che non ci fosse alcuna ragione di restare anonimi di fronte ad uno scritto di questo tipo.

      Sarà un po' retorico, pazienza, ma non c'è da vergognarsene a tal punto dal non volerlo nemmeno firmare. Il problema è che con gli anonimi ci si va giù duro senza troppi problemi, tanto non esistono.


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    7. Effettivamente non si capisce che è un inciso e non una citazione, quindi confermo che è solamente un inciso e non una tua citazione, d'altronde non sono il tuo biografo ufficiale.
      Di cose radicate nei miei pensieri c'è ne sono molte ma nn le uso per far tornare i risultati, perchè la vita non è un'addizione.
      Ripeto inoltre con forza che in questo post c'è la stessa retorica presente in qualsiasi post medio (con molto meno populismo e arroganza da savant, comunque), per cui l'unico discrimine è la forma anonima, se da fastidio mi spiace ma così ho scelto di pubblicare e questa sino a prova contraria è casa mia.

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  4. credo, leggendo lo scritto dell'anonimo viticultore ,di interpretare lo sfogo , di colui che giornalmente suda lavorando il campo accudendo le piante soffrendo per esse ,sostentamento della sua propria vita ,timoroso per gli eventi atmosferici che possono condizionare il frutto del suo impegno e del suo sacrificarsi per una passione che il più delle volte non è riconosciuta ,cosciente che persone meno amorevoli verso un lavoro duro e faticoso grazie alle possibilità economiche riescono ad avere riconoscimenti e menzioni senza avere versato una sola goccia di sudore per ottenerli.Tutte cose che voi conoscete .

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  5. enrico togni viticoltore di montagna19 luglio 2012 alle ore 17:22

    Neanche a farlo apposta la cosa capita a fagiolo.vi scrivo dal letto dell'ospedale, purtroppo domenica sera mi sono rotto il tendine rotuleo e hanno dovuto operarmi, due mesi di stop forzato.per uno come me è un problema enorme perchè la mia azienda conta solo su di me, sarà necessario ricorrere ad aiuti esterni per chiudere la stagione e questo inciderà sul bilancio finale.
    @Filippo, personalmente trovo il tuo commento estremamente retorico, nessuno dice che chi abbia possibilità e passione non possa fare vino, semplicemente qui si dice che è necessario fare differenza tra chi il vino lo fa con passione e professionalità per lavoro, e chi con altrettanta passione e professionalità lo fa per hobby o per speculazione.
    Lo sai meglio di me quale sia la differenza, il primo ci deve campare e deve portare a casa la pagnotta, il secondo può accontentarsi di uscire alla pari, pagarsi i costi e, visti i tempi che corrono, resistere tanto ha le spalle larghe per farlo.
    Settimana scorsa abbiamo tutti celebrato un grande, Bruno Giacosa, il quale ha messo l'accento su tante cose, due per me fondamentali:
    1-il vino lo fa il vignaiolo
    2-lui ha gente assunta e non ricorre a terzisti, perchè i suoi operai ogni hanno crescono in professionalità e competenza, e compra solo uve di cui conosce la provenienza, di cui conosce chi le ha coltivate.
    ecco, uno può avere passione (a parole), competenza (fior di consulenti strapagati), ma se non si sporca le mani, se non conosce cosa voglia dire coltivare bene, se non sa cosa siano uve sane e quale possa essere il loro utilizzo enologico, per me è uno che non produce vino, ma uno che trasforma uva!

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  6. Enrico, fuori da ogni sarcasmo e retorica, vogliamo veramente parlare delle enne-mila cose a cui fate cenno ogni giorno e sulle quali siamo tutti senz'altro d'accordo? Guardate che beviamo le stesse cose, ricerchiamo la stessa passione e magia, stimiamo e rispettiamo allo stesso modo il lavoro dei bravi vignaioli comprendendo a fondo le difficoltà con le quali devono confrontarsi, la fatica fisica, il gestire un'azienda in piccolo (parli con uno che ne sa qualcosa sia pur in ambiti diversi).

    Io vi pungolo soltanto perché arriviate a rendervi conto che agli occhi del lettore medio, questo sembra sempre più un luogo in cui si incontra una setta più che un luogo dove si confrontano degli appassionati (questo, negli intenti, mi fa pensare anche il nome del blog).

    A me Fracchia è simpatico a pelle, Vittorio non ne parliamo, era ed è protagonista perfino ad alcune slide di corsi che teniamo in giro per dirvi quale simpatia ci fosse. Da qualche tempo a questa parte però ho iniziato a notare - ma non sono solo - una specie di ripiego su sé stessi degli argomenti e degli atteggiamenti. Magari un meccanismo di difesa in alcuni casi (penso per esempio a Vittorio ed alle vicende che ha subito in passato e durante le quali, forse, non gli siamo stati sufficientemente vicino - pur essendolo a volte uno non lo esterna come l'altro si aspetterebbe - ) ma che comunque tende più ad escludere che ad avvicinare e per uno che ci ha abituato ad essere un "nodo" di simpatia, generosità e coinvolgimento (parlo di Vittorio) fa strano vederlo così lontano da quei modi di un tempo, almeno parlo nei miei confronti anche se sono sicuro di non avergli fatto nulla. Ma sto divagando.

    Parlavo del blog e dell'impressione che sia nelle relazioni personali prima e negli scritti poi emerge da una lettura fredda e distaccata di molti dei pezzi, dei commenti, delle riflessioni e dei commenti. Sembra sempre che ce l'abbiate col mondo. Il tuo Enrico poi è un modo vittimistico di vivere la vita e le asperità che non condivido proprio per carattere ma su questo, temo, non possiamo farci nulla, ognuno è fatto un po' come è fatto e di certo nessuno di noi è perfetto.

    Tante righe per dire sostanzialmente poco. Cioè che con molti di voi mi manca la complicità di un tempo, per altri ho stima ma non riesco a comprendere taluni atteggiamenti in difensiva, altri ancora li conosco ancora troppo poco dal punto di vista personale. Il problema è che quando uno non lo conosci bene tendi a valutarlo per ciò che scrive che è quello che vedi ogni giorno e a me dispiace che questo posto, teoricamente bello e piacevole e ricco di spunti molto interessanti, rischi di farsi una nomea sbagliata, da anarco-insurrezionalisti che poi nei fatti non siete.

    Penso che si debbano fare e seguire tutte quelle aspirazioni che avete forti nel cuore - e si vede - ma che dovreste incanalarle in positivo, non in negativo, sempre alla ricerca della denigrazione altrui, del confronto per distruggere o smontare o accusare. Pensate a far bene voi, questo è l'importante.


    Scusate ma ci vorrebbe un libro.


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    1. Varo Filippo,
      comincio dal fondo del tuo intervento per dirti che non é mai stata mia intenzione denigrare alcuno. Non capisco proprio a cosa tu ti riferisca.
      In questo blog ho sempre cercato di ragionare e affrontare il.víno con angolazioni differenti, infischiandomene delle altrui posizioni má senza denigrarle ne sminuirle.

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  7. Out of the blue: per me il sapere se il produttore ci campa e ci deve campare con l'uva e il vino che produce è questione dirimente, assieme al sapere se vive nel luogo dove lavora.

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