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martedì 17 settembre 2013

Fabbrica di San Martino di Mauro Cecchi

Prefazione
Oggi al bar c’è Mauro che racconta la sua storia, un pezzo, non tutta subito, come si fa al bar per tenersi sempre un argomento per il giorno dopo, per la settimana dopo o per quei momenti in cui gli avventori, magari i più caciaroni, un po’ afflitti lasciano stagnare le conversazioni.
Oggi, appunto, Mauro Cecchi avventore affezionato, amico, anche lui sufficientemente indisciplinato per poter accedere alla truppa dei riottosi avventori con licenza di scrivere, ci racconta una sua avventura, spero la prima di una lunga serie, in Lucchesia da Giuseppe Ferrua a bere vini con i “tannini ignoranti”.
Mi riempie di piacere che abbia deciso di scrivere della Fabbrica di San Martino e il motivo è uno e mi lacera il cuore con forza e mi lascia quel fondo di tristezza e gioia, lacrime e risate.
Ho conosciuto Giuseppe Ferrua circa un anno fa, me lo presentò Simone Morosi, li fotografai insieme.
Simone si propose di organizzare un viaggio in lucchesia per provare l’asciugante potenza del tannino del sangiovese di quelle terre, ne parlammo sino pochi giorni prima che Simone morisse.
Io ancora oggi non posso credere che ci abbia lasciati qui da soli senza la forza trascinante del suo umorismo e della sua allegria, penso spesso a Simone, penso spesso ai suoi “tannini ignoranti”.
E sento un raschio di unghie affilate sul cuore.
Kempè Simone
Che tu sia in luogo dove il vino bono scorre a fiumi.
Luigi


Giuseppe Ferrua e Simone Morosi





Autunno 2006 seduto ad un tavolo di Cortemanlio  l’amico e oste Bob mi propone un vino della zona di Lucca. 

 L’etichetta recita Bianco Doc Colline Lucchesi . Non ne avevo mai sentito parlare mea culpa sicuramente ma anche la certezza  che alcune realtà interessanti della Toscana vinicola siano spesso  oscurate da Montalcino, Chianti e Bolgheri.
E’ un uvaggio di trebbiano, malvasia e vermentino in parti uguali  che dopo breve macerazione fermenta in tonneaux.
 Ampio spettro olfattivo, buon corpo e un allungo finale stile Saronni mondiale a Goodwood, Bang !

Quindi decisi di provare il Fabbrica Rosso da uve Sangiovese, Canaiolo ,Colorino e Ciliegiolo.
Vinificazione  in acciaio e affinamento di  12 mesi  in botte grande da 1000 Litri e ulteriori  18/20 mesi  in bottiglia.
Si presenta con un bel  frutto e sentori di sottobosco in evidenza, grande ampiezza e tannini importanti che disegnano un lungo finale. La sorpresa però è la notevole evoluzione soprattutto se aperto con largo anticipo o bevuto nei giorni seguenti  (nella prima spedizione uno scritto di Giuseppe mi  invitava a sperimentare un assaggio a 2/3 giorni dall’apertura).
Prima o poi lo propongo in degustazione alla cieca al fianco di qualche blasonato Supertuscan,  così.. per vedere l’effetto che fa.

Insomma tutto molto interessante, ma quel nome… Fabbrica di San Martino mi lascia perplesso, perché Fabbrica ?  Immagino metallo, cinghie, nastri trasportatori, non vigne, non vino.


Tempo dopo, conosco Giuseppe Ferrua che insieme a Giovanna Tronci conduce con grande passione l’azienda e mi spiega che nata nel 1735, sulla base di una villa quattrocentesca,  già a quel tempo produceva olio e vino dando lavoro a decine di persone, di conseguenza veniva chiamata La Fabbrica.



Oggi è un azienda agricola biodinamica di 20 ettari complessivi, tra boschi e ulivi e poco più di due ettari di vigna. Giuseppe ha voluto anche asini e qualche bovino convinto giustamente che la loro presenza arricchisca la biodiversità della zona con ricaduta benefica sulla salute delle proprie vigne che di conseguenza necessitano di pochissimi trattamenti.
Naturalmente  in cantina interviene il meno possibile quindi lieviti indigeni,  solforosa ai minimi e un uso  del  legno che negli anni si è fatto più accorto anche grazie a botti, che non più nuove, rilasciano meno i tipici sentori  permettendo alle uve di esprimersi al meglio.
Risultato, nel  bicchiere troviamo vini di territorio che di più non si può  anche grazie a uve tipiche locali da vigne cinquantenarie.

Questo approccio molto lieve in vigna e in cantina lo si ritrova nei  modi  pacati di Giuseppe Ferrua uomo di rara gentilezza  che negli anni è diventato un punto di riferimento per diverse  realtà locali e non solo. Già vice-presidente di Renaissance des Appellations Italia, dal 2012 è presidente di ViTe l’associazione che promuove Vivit  portando quindi per la prima volta i vini bio, naturali ma soprattutto artigianali all’attenzione del  grande pubblico sul palcoscenico di Vinitaly.

La Fabbrica di San Martino è anche un bed & breakfast e agriturismo autentico nello stile delle case d’epoca e gode di uno sguardo che si allunga sulla piana di Lucca e oltre per diversi chilometri.
Se fosse una canzone ? Just like heaven.

Le altre etichette:
Arcipressi Bianco:  Vermentino  Malvasia e Trebbiano vinificato in  acciaio  
Arcipressi Rosso: Uve da una vigna cinquantenaria di uve tipicamente locali, vinificato  acciaio
Rosaspina:  Rosato da uve di sangiovese
Sangiovese: (formato Magnum)



8 commenti:

  1. Ho conosciuto questa "fabbrica" solo pochi mesi fa grazie a Gabriele da Prato di Podere Concori che, durante una mia visita in garfagnana, mi consigliò di non farmi scappare i loro vini, detto fatto e dopo pochi giorni avevo già qualche bottiglia di diverse annate.
    Ho scoperto bianchi molto puliti, di carattere ma mai invadenti, più carichi e complessi i rossi, ma erano annate non troppo vecchie e questo si sentiva, nel complesso ottimi vini con prezzi umani.

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    1. Vittorio Rusinà ed io pensavamo di farlo comunque un giro in lucchesia perchè la curiosità è molto alta e potrebbe essere un modo per ricordare Simone e la sua gioia di vivere.

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    2. Un giro in lucchesia merita sempre, adoro quella zona della toscana per i suoi panorami e da qualche mese anche per i suoi vini...

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    3. Mi propongo come chauffeur e mi associo umilmente al ricordo di Simone che non conoscevo personalmente ma che tutti(ma proprio tutti)ricordano con grande grande affetto.

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  2. Io ho fatto il percorso inverso, ho conosciuto Podere Concori grazie a Fabbrica di San Martino.. il passaparola funziona tra buoni vignaioli.
    Concordo con te, sono vini di carattere che non si accontentano di essere generosi ma si impongono con uno stile ben definito.

    In effetti dei prezzi umani non ne ho parlato, mia mancanza.
    Grazie Marcello di averlo ricordato tu e di essere passato dal bar.

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    1. Ma figurati, passare dal bar è sempre un piacere, soprattutto quando si parla di buon vino, adoro anche il convivio virtuale...
      Il passaparola tra bravi vignaioli credo sia il valore aggiunto ad un mercato dove tipologie, etichette e varie denominazioni rischiano di creare più confusione che altro, cosi se al consumatore finale piace girare ed è animato da un po' di curiosità riesce a scoprire delle chicche che difficilmente potrebbe trovare tramite i canali tradizionali.
      Diciamo che se il produttore che ti da la dritta produce vino a te gradito, difficilmente ti manderà da chi produce vino scadente.

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  3. La lucchesia enoica ha molto da offrire e Beppe Ferrua ne è sicuramente un grande esempio!

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  4. Caro Mauro pensavo di conoscere nel dettaglio ogni tuo pregio (e c'è chi sostiene che non serva molto tempo)ed ogni tuo difetto (ecco questo è un po' più time consuming..)ma ti scopro anche "penna" raffinata capace di trasmettere come fossimo vis a vis la tua passione contagiosa. Tra l'altro se ben ricordo La Fabbrica è stato uno dei primi produttori che abbiamo incontrato quando anni fa,seguendoti, abbiamo imboccato la strada dei vini naturali...e per questa (tra le tante) "scoperta" ti sarò eternamente grato! Bravo Amico!

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