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lunedì 6 febbraio 2012

_the_last_farmer_


E’ un po’ di giorni che non pubblico nulla, sarà la neve che ho spalato, sarà quel leggero malumore scaturito dalle polemiche del penultimo post.



Così oggi per rompere il silenzio ho deciso di usare il blog per uso personale e raccontarvi i fatti miei.
Ieri sera sono uscito, malgrado una nevicata fitta e insistente e le strade bianche come quelle finlandesi, per raggiungere un manipolo di amici alla prima del documentario “The last farmer. Neoliberismo, globalizzazione e agricoltura contadina” regia di Giuliano Girelli e con la partecipazione video di Luciano Gallino e Giorgio Cingolani.
Una produzione dell’Ong M.A.I.S. a conclusione del progettoCreating Coherence on trade and development”, che ha impegnato l'Ong insieme ad altre organizzazioni europee in un percorso di riflessione e azione sulle politiche commerciali dell’Europa e gli effetti che queste hanno sullo sviluppo e sui paesi più poveri.
Pensavamo di essere in pochi, qualche reduce di Goa e una manciata di attivisti con la kefiah, attempati e biliosi, per cui abbiamo tracheggiato in un locale di fronte al cinema fino all’ora della proiezione.
Gravissimo errore la sala era piena, stracolma.
Allibito e forse rinfrancato dalla presenza di quella folla di ragazzi ho pensato che sono tanti, sono giovani e vogliono ascoltare anche le voci fuori dal coro e , forse, ne hanno abbastanza delle retoriche delle multinazionali e del capitale.
Il documentario è denso di contenuti, spunti di riflessione, ho sentito con molto interesse pareri di esperti docenti universitari molto prossimi ai miei pensieri.

In centro Giuliano Girelli
Finanziarizzazione dell’economia, disastri ambientali perpetrati dalle monocolture, dal latifondo, dalle società minerarie, erosione dei saperi tradizionali, inurbazione forzata, suicidi di contadini in India, in Argentina.
Dicono ad un certo punto che il 70% della popolazione mondiale è sfamata dall’agricoltura contadina e solo il 30% da quella industriale (sono questi i strabilianti risultati della rivoluzione verde?).
Il tutto presentato con garbo, senza eccessi da militanti, senza populismo, con belle immagini e un raffinato montaggio.
Il mio ego sgonfio, avete presente un canotto mordicchiato da un dobermann, si è un po’ ripreso e per non perdere l’abitudine abbiamo brindato al compleanno di Vittorio Rusinà e alla nuova era.
Impegnativo parlare di “era” io la immagino come un cammino verso un luogo che è sì fondato sulla storia e sulla tradizione, ma la storia e la tradizione sono pretesti per ribellarsi al presente.
Che sta rivelando il putridume materiale ed etico su cui è appoggiato.
Un viaggio verso l’isola di Utopia perché di questo mondo non mi sento figlio.
E utopia è anche eu-topòs ossia regno perfetto della felicità.
Non sono uno sprovveduto, sognatore forse sì, la direzione non la conosco, ma per strada siamo in tanti.
E poi, a tarda sera, per riappropriarci del lato infantile usciti, forse un po’ alticci, dal locale ci siamo tirati palle di neve ridendo come bambini, in una città irreale, silenziosa e bianco vestita come volesse anche lei riprendersi la sua innocenza.
“La verità non è un dato di fatto o un concetto astratto, è un cammino, un compito, un avventura.” Hegel


3 commenti:

  1. Già è bello il titolo (per me che amo molto il cinema) già è intrigante il viaggio verso terre lontane da noi, già è come vedere un lento cortometraggio che sfuma nelle vie di una Torino zitta e bianca sentendo quasi i tonfi morbidi nelle palle di neve tirate da un nugolo di ragazzacci,già si legge col fiato sospeso ogni rigo e alla fine ci scappa proprio un bravo Luigi!

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  2. Condivido moltissimo quando scrivi:
    "Non sono uno sprovveduto, sognatore forse sì, la direzione non la conosco, ma per strada siamo in tanti."
    Mi ci rivedo. Sarà perchè forse sono anch'io uno dei tanti che s'è messo in cammino senza una meta ben precisa, ma con delle idee, e un etica, in testa.

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  3. ciao Luigi
    avrei voluto ringraziarti prima per le belle parole che hai scritto, lo faccio ora con un frammento di notizia in più, il documentario l'abbiamo pubblicato online su
    www.thelastfarmer.org , e si può vedere liberamente.
    c'è meno neve di quella sera al Baretti, anche un po di primavera, ma andrà bene lo stesso.
    grazie ancora
    giuliano

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