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venerdì 28 novembre 2014

"Barla” una verticale 2009, 2007 (ripescato dalla memoria), 1999, 1997 di Lorenzo Corino




Barla è barbera di Costigliole d’Asti.
Da un vecchio vigneto
Alcune piante sono a piede franco
Sono allevate ad alberello modificato
Tra i filari non passano trattori da più di trenta anni
Da più di trenta anni passeggia tra quei filari Lorenzo Corino
Che si ripete e ci ripete che il male peggiore per la vite è il viticoltore e la sua ansia di fare, intervenire, modificare
Derive di onnipotenza agricola
E l’erba tra i filari è più alta di un uomo ed è la cosa più vicina possibile all’effetto foresta che si possa ottenere in un vigneto
Lorenzo è la persona culturalmente più stimolante che abbia trovato nell’enomondo
Starei ad ascoltarlo per ore a parlare di viticoltura e di buon senso agricolo
Studia e conosce per “non fare” o quantomeno fare il meno possibile
Una crasi fra Fukuoka e Giovanni Haussmann
La fortuna ha voluto che potessi assaggiare una verticale del suo Barla
Il suo vino non è barbera
È “Barla”
Terreno mutato in uva e poi accompagnato verso una forma quasi stabile di bevanda idroalcolica

Il 2009 e il 2007 (ripescato dalla memoria)
In gioventù il Barla è un vino complicato, potente, scontroso, diviso fra eccessi di suadenti dolcezze e sferzate di acidità e impennate di smalti e sensazioni organolettiche di vini perduti nelle memorie di noi frequentatori in gioventù (oramai lontana) di vecchie cantine

Il 1999 è annata di grazia per queste zone
Il vino è disteso, ha assorbito gli eccessi, si fa nettare complesso e terroso, elegante di amarene, dal sorso potente e trascinante
Materico, pulsante

Il 1997
È snello ed elegante, polveroso, caleidoscopico, generoso, la componente terrosa è palpabile e la deglutizione del fondo torbido è una esperienza lisergica e primigenia

I vini di Lorenzo, a mio avviso, sono tra i più territoriali che abbia incontrato, nessuna o poche concessioni al varietale, grande profondità “ctonica” e minerale

Abbiamo terminato gli assaggi con un sakè artigianale di un produttore di Tokyo, la cui famiglia è in attività  dal 1200 d.c. che ha fatto sobbalzare tutti sulla sedia.

Giornate come questa non si dimenticano.
Kempè*

Luigi


*La presenza di un folto gruppo di giapponesi ha dato un significato reale a questa parola

3 commenti:

  1. Luigi, non mi riesce nessun pensiero giusto. Una volontà di trovarci tra persone 'belle ed affettuose ",abbiamo bisogno di questo , anche dopo un'annata 'difficile' occorre pensare che è realtà.
    Le emozioni simpatiche aiutano sempre : siamo nati "ammalati" ed io questo lo sento meglio , ora, ed è ancora di più forte l'emozione ! Ciao.

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  2. Ricordo bene il primo assaggio di Barla, eravamo alla #ddb di Terroirvino e l'annata la 2007.
    Fu un fulmine a ciel sereno, amore al primo assaggio.
    Per me un vino del cuore.

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  3. La lettura verticale del Barla durante un lungo pranzo tradizionalissimo, l'affetto diffuso e tante chiacchiere hanno permesso un tale rapporto intimo e disimpegnato con quel vino, da assurgere a paradigma della degustazione. Lontano da qualunque concetto tecnico e seriale di degustazione, la celebrazione del vino come artefatto che simboleggia un senso della vita.

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