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lunedì 7 luglio 2014

Vin 'd Pum, il ritorno del tempo delle mele

di De La


Premessa, sono del tutto nuovo al mondo del sidro, prendete le seguenti note degustative con le pinze e perdonatemi gli eventuali errori.
Trovai questo sidro alla fiera delle mele di Cavour del 2013, trovo estremamente affascinante questo piccolo mondo dei produttori piemontesi che si rifanno a un' epoca in cui il “sidro partiva dal Piemonte per raggiungere il nord Europa” e qualche tempo fa scrissi anche sul mio blog di un altro sidro piemontese di qualità. Per quello che riguarda questo Vin ‘d Pum e la sua storia vengono ben descritti dal sito Appy Food: “Glanni ’50 nell’occidente piemontese era particolarmente diffusa la produzione di un fermentato di mele, tradizionalmente denominato “Vin ‘d Pum”. Il prodotto veniva ottenuto mediante frantumazione delle mele di scarto e successiva spremitura in torchio ; il mosto di mele così ottenuto veniva unito alle vinacce del vino appena spillato e compieva quindi la fermentazione alcolica. Il “vin ‘d Pum” otteneva pertanto la tipica colorazione rossa dovuta alla presenza di vinaccia nella fase di fermentazione. Si otteneva un prodotto di bassa gradazione alcolica, intorno ai 6-7 gradi, con lieve residuo zuccherino che, con i primi caldi della primavera, conferiva al prodotto il tipico carattere leggermente frizzante. Molto diffusi erano anche i trasformatori artigianali che si occupavano della frantumazione delle mele per conto di commercianti vinicoli torinesi, cuneesi e astigiani i quali poi provvedevano alla fermentazione ed al taglio con il vino. Dal dopoguerra la produzione del “Vin ‘d Pum” è stata progressivamente abbandonata, sia per il mutamento delle consuetudini alimentari, ma soprattutto per via di norme apparentemente mai abrogate, che vietavano la produzione di fermentati di frutta con grado alcolico sotto il limite minimo previsto per il vino" (1). Questo sidro è realizzato dalla Scuola Malva Arnaldi,di BIBIANA in via sperimentale.
Nel bicchiere colpisce subito per il colore aranciato brillante, la schiuma è ocra,molto grezza ed estremamente evanescente. Al naso il fruttato trionfa con la presenza di mela cotogna e di pera   in seconda battuta di avverte il picciolo e il seme del frutto a cui si aggiunge un tocco di legno umido e di terra. Col tempo e l’alzarsi della temperatura di servizio si avverte anche un lieve sentore di metano.
In bocca il corpo è medio-basso, la carbonazione quasi del tutto assente e il sidro punta quasi tutto  su gusto di mela con una punta di ribes e di frutta rossa che vanno ad accompagnare una piacevole e moderata acidità. Il finale è secco e persistente, ma presenta una certa astringenza che alla lunga diventa un po’ fastidiosa.La gradazione alcolica di 8 gradi è decisamente nascosta.
Un sidro da bere, come consigliato in etichetta, attorno ai 5 gradi centigradi, rinfrescante e che porta con sé tutto il fascino della tradizione, ottimo come aperitivo, per gli appassionati di vino, il suo utilizzo a tavola potrebbe riempire la nicchia dei Rosè. [dLc]

6 commenti:

  1. Super curiosità di assaggiare questo vin 'd pum, nome molto "piemontese", tipologia di bevanda storica a me sconosciuta. Il sidro lo amo e quando posso lo bevo con grande piacere, ogni tanto lo trovo anche nella carta di qualche ristorante. Colgo qui l'occasione per lodare il lavoro della scuola Malva Arnaldi sul fronte della difesa della biodiversità, nei campi dell'istituto sono presenti circa 500 varietà di mele, attenzione ho scritto 500, mi viene male se penso che quelle che mangio di solito sono 3 o 4 (cose su cui varrebbe la pena riflettere).

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  2. la Scuola Malva Arnaldi aveva preso in comodato d'uso dei terreni a San Sicario(TO) a 1500 m slm per sperimentare la coltivazione di patate in montagna ma credo che sia ormai finita anche per la cronica mancanza di fondi.

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  3. Ah! Dimenticavo di dire che sopra i 1600 m slm la patate sono praticamente esenti da crittogame e virosi e parassiti, insomma una coltivazione secondo natura! Abbandonarne la coltivazione è un peccato per le qualità organolettiche del prodotto e per aver rinunciato ad un possibile reddito integrativo per le genti di montagna.

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  4. Risposte
    1. perchè pensi che abbia acquistato un alambicco in rame? ;)

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  5. Al Salone del Gusto, lo vado a sentire. Intanto lo metto sulla pagina di Slow Food Modena. E speriamo si salvino più varietà possibili di tutto.

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