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domenica 29 settembre 2013

Curtefranca Doc Bianco 2008, etichetta nera de Il Pendio di Michele Loda


Ne ho sprecata una, la prima non l’avevo capita.
Troppo esile, magro, salato, tagliente per essere uno sciardonnè italiano, avevo pensato.
A ripensarci ora, mi flagello con rami di salice e mi cospargo la testa di cenere.
Per l’errore madornale che commisi e a cui, ora, cerco di porre rimedio.
E’ un vino in levare e per apprezzarlo bisogna mettersi in ascolto, aspettare, lasciare che si apra.
Scontroso e a tratti duro ha bisogno di tempo per concedersi.
E poi la mineralità diventa quella complessa di sale, mieli amari e sentori gessosi.
Acidità siderale e profumi di pietra focaia e affumicato e lievi dolcezze.
In ritardo ma me ne sono innamorato e mi piacerebbe provarlo in parallelo con alcuni bianchi di Borgogna.
Vinificato e affinato in acciaio nella microcantina artigiana a Monticelli Brusati (BS) di Michele Loda, uve provenienti da vigneti collinari con un palmo di terra sopra la roccia calcarea.
Kempè

Luigi


3 commenti:

  1. Non ci credo...quando posso venire da te in cantina ad assaggiarlo? :)

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  2. Lo chardonnay come dovrebbe essere fatto , l' opposto del vanigliato maistream che si trova in giro. Cmq questa dovrebbe essere la prima annata in acciaio , prima faceva un po' di legno grande ma usato. Bel vino di una bellissima azienda.

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