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lunedì 12 novembre 2012

Io ero nato da quattro anni e ...di Tirebouchon e mia postfazione




Io ero nato da quattro anni e alla Tenuta Migliavacca, su dai Brezza, sul bricco alto a San Giorgio Monferrato si era deciso di provare a coltivare la vigna e i cereali con il metodo biodinamico, perchè a dare la chimica nei campi si erano gonfiate le braccia e i visi ai lavoranti, il medico del paese diceva che era colpa della chimica e il papà di Francesco decise di chiedere l’aiuto del professor Garofalo di Suolo e Salute, e da allora son passati 48 anni, quarantotto anni!
Francesco Brezza è assai lontano dall’idea di vignaiolo con la camicia bianca aperta  che va di moda oggi sulle riviste del settore, beh poi non potrebbe visto che è sempre in giro fra vigne, campi e stalla, la preziosa stalla fornitrice di letame.

Il letame è tutto per la vigna “lei ti dà l’uva e tu devi darle qualcosa in cambio” mi dice Francesco, io ascolto attento, mi rendo conto di sapere poco, di essere ormai diventato troppo cittadino, di entusiasmarmi di fronte ai fiori di campo come se non li avessi mai visti in vita mia.
Tutto intorno al bricco ci sono vigne di barbera, grignolino, qualche filare di freisa, alberi di caki e di mele, orti, campi dove si coltivano grano e orzo, boschi e prati…giù in fondo il fiume Po possente, lontano le Alpi…a 2 km in linea d’aria c’è anche l’Eternit la maledetta fabbrica che ha causato e continua a causare tante morti fra la gente di queste colline, bieca invisibile assassina, perfetto simbolo dell’avidità e dell’arroganza dell’uomo.

Qui tanti anni fa si raccoglievano e si facevano seccare le foglie delle viti per Weleda che le usava nei suoi cosmetici, qui si continua a produrre e vendere uva barbera per una azienda tedesca di succhi di frutta (in Germania c’è un alto consumo di succo di uva).

Con gli amici Luigi Fracchia e Niccolò Desenzani si assaggiano i vini dalle botti, ancora fermentano, e poi si passa alle bottiglie: memorabili una Barbera Superiore del 2003, una del 2005, una Freisa del 2008, perfetti il Grignolino e la Barbera del 2011…il tempo sembra fermarsi, in cantina scorre la magia quasi eterna dell’amicizia davanti ad un bicchiere di vino.

Quella alla Tenuta Migliavacca è stata una visita densa, densa di paesaggi, di umanità, di odori, di emozioni, di vento, di verità, non la dimenticherò mai, così come non dimenticherò mai i cani che inseguono la nostra macchina che scivola via sul viale della cascina, Fulmine ci accompagna fin quasi alla fine del mondo, il suo mondo, cane coraggioso!
Due considerazioni:
1) la biodinamica non è una moda, esiste da molto, ha cura della terra e dell’uomo che la coltiva, i suoi prodotti sono da tenere in grande stima.
2) i vini di Tenuta Migliavacca da uve di agricoltura biodinamica, utilizzano lieviti indigeni e non sono filtrati, sono tutti di grande qualità e dati i prezzi onestissimi (da 4.50 a 6 euro in cantina) io ne consiglio un gran uso (grignolino e barbera si possono comprare anche sfusi). 
Tenuta Migliavacca Azienda Agricola di Francesco Brezza
in San Giorgio Monferrato (AL) - tel. 0142781767 - sempre al lavoro 365/365

Postfazione  
Francesco Brezza involontariamente o volontariamente o per destino è uno di quelle persone che presidiano e abitano il limite.
Geografico perché la sua azienda è sulla cima dell’ultima collina a nord est che separa il Monferrato dalla pianura padana e il Po scorre alle sue pendici e il mondo lì cambia e si vede, basta guardarlo, annusarlo.
È come in cima ad un bastione di una fortificazione e lì sotto c’è Casale Monferrato e la curva che fa il Po verso sud per raggiungere il Tanaro, alle spalle increspature verdi di colline a saturare l’orizzonte, come un esercito schierato.
Una Finis Terrae (Tirebouchon dixit).


Agricolo perché con sforzi e fatica incarna la figura del contadino di collina archetipico diviso e integrato fra prati, cereali, allevamento, vigna e cantina.
E per fare questo, il concetto così contemporaneo e demoniaco di specializzazione professionale è un non sense perché bisogna saper fare tutto, compreso il falegname, il meccanico e ahimè il burocrate.

Un guardiano del faro nella notte del Monferrato.
Luigi




6 commenti:

  1. Mi domando però come sia possibile coltivare con la biodinamica nelle zone oppresse dagli ecomostri (tipo Casale o Taranto). Non ci sono dei grossi rischi connessi alla loro presenza?

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    1. Non sono il più adatto a rispondere, comunque l'asbesto è materiale naturale presente nelle rocce e la pericolosità non è dovuta alla sua tossicità intrinseca ma alla piccola dimensione delle particelle che devo essere inalate per diventare pericolose e non credo abbiano possibilità di contaminare terreni e prodotti agricoli.
      Comunque fino agli anni ottanta era usato comunemente in edilizia e arredamento, quindi nessuno può veramente dirsi al sicuro dall'amianto.
      E' notizia di pochi giorni fà di alcuni casi di mesantelioma che hanno colpito professori della Facoltà di Lettere a Torino, guarda caso ospitata a Palazzo Nuovo, edificio in acciaio abbondantemente coibentato con rivestimenti di eternit.
      Altra piccolo inciso le condutture di molti acquedotti costruite fino agli anni sessanta sono in cemento amianto.
      Auguri a tutti e se potete non respirate!

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    2. Leggo su Wikipedia che è stato usato anche come coadiuvante per la realizzazione di cartucce in carta d'amianto per la filtrazione dei vini e bibite!
      Inoltre per la carta di imballaggi.
      Non mi preoccuperei di Brezza, Roberto è come discettare di sicurezza seduti su una bomba innescata.

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    3. per una infarinatura:
      http://www.lastradaweb.it/article.php3?id_article=551
      http://it.wikipedia.org/wiki/Asbesto

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  2. Nel 1979 il mio primo lavoro consisteva nel girare le industrie del Piemonte a proporre il primo e unico allora sistema di smaltimento di rifiuti inquinanti tossici industriali, un'invenzione degli americani, ero ricevuto in pompa magna, nonostante la giovane età, ai piani alti delle aziende, piani alti in difficoltà di fronte alle norme eco della legge Merli. Ero appena uscito dal liceo, intriso degli alti ideali etici dei nostri antichi antenati, fu scioccante vedere che rifiuti altamente tossici finivano quando andava bene in discariche non adeguate abili a inquinare le falde acquifere e i campi agricoli o quando andava male direttamente nei fiumi. Parlo di quantità immense di olii esausti, di sostanze chimiche, di fanghi tossici, di solventi...dove era l'etica industriale prima di allora?
    Fu normale per me dare tutto me stesso alla lotta contro l'inquinamento, aderire ai primi vagiti del movimento ecologico e bio nell'agricoltura, a mangiare alimenti bio, dopo quello che avevo visto era l'unica cosa da fare.
    Casale e Taranto sono due casi diversi sotto l'aspetto agricolo ma inquietanti entrambi per il silenzio delle autorità e dei media in tutti questi anni, autorità e media pronti ad inginocchiarsi di fronte agli interessi di potenti e ricchissime multinazionali, e continuano a farlo.
    Francesco Brezza è per me un eroe, in una terra drammaticamente colpita dai tumori da asbeto, un esempio che i grandi nomi del vino italiano, tutti intenti a costruire inutili cattedrali nelle vigne e a difendere l'approccio "agrochimico" della lotta integrata, dovrebbero imitare.

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  3. Sono ben conscio dell'abuso del eternit (e non solo) ma questo, al di la di Brezza soggetto del post, vorrei davvero capire come si pone chi fa biodinamica quando si trova in certi contesti ambientali. Ci rinuncia? Adotta pratiche specifiche?

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