Capita, certe volte, a me che devo interiorizzare per capire e parzialmente
dimenticare le esperienze per poter estrarre un poco di senso, che il
riassaggio della seconda o terza bottiglia del medesimo vino, mi conduca
alla soglia della comprensione empatica, scevra da tecnicismi (di cui non sono
capace) e ricerche di assonanze e noiosi riconoscimenti.
Percepisco
più che capire, scivolo nel godimento estetico e avviene una espansione della
coscienza.
La
bevuta assume e sussume la componente temporale, il perenne e sottile stato di
indeterminatezza del presente si stira, si deforma, si allunga.
Permette
di guardare indietro, perché lì è annidata la nostra esperienza, la nostra vita.
Si
espande la percezione nella quarta
dimensione acquistando complessità e vitalità.
E
capisco quanto è falso e fuorviante il singolo assaggio che si configura come
un punto nel bianco, senza coordinate e senza storia e senza memoria.
Perché,
credo, che sia la memoria del passato il nostro unico futuro.
Nella
rilassatezza di una serata in cui non si aspetta altro che esploda l’inverno, ho
aperto un Girgis Extra 2008 e come colla ha fissato molte delle sensazioni
avute nei precedenti assaggi.
Un
lunga striscia in cui c’erano facce, viaggi, case, parole, amici, profumi, vini,
emozioni insomma, c’era la vita.
Bella osservazione Luigi. Io più invecchio e più il vino lo vivo così. E' una specie di madeleine proustiana; di più in realtà. Perché laddove il biscottino burroso solo per caso risvegliava la coscienza, il vino o meglio i vini - sono per me compagni di viaggio che alla bisogna rimettono in connessione con la vita.
RispondiEliminaSono Siciliana ma non mi intendo di vino, però ricordo il vino che faceva mio padre in casa, era buonissimo.
RispondiEliminawww.saucysiciliana.blogspot.com