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giovedì 29 novembre 2012

Il Prezzo Sorgente



Da ideale praticabile il Prezzo Sorgente è diventato uno spauracchio, anzi un fantoccio.
Qualcuno si è convinto, dopo anni di esperienza, che il PS non esista.
Anche io ho vacillato, spesso. E continuerò a farlo.
Tranne poi trovarmi di fronte a persone che fanno vino e lo vendono a me come a chiunque altro allo stesso identico prezzo, quello sorgente per l’appunto.
Però se non sono i produttori a volerlo possiamo anche mettere il PS nelle cose belle che qualcuno ha provato a realizzare ma che non hanno mai preso piede.
Ma vedrete che non appena messo fuori dalla porta, rientrerà dalla finestra.
Vacillo pensando ai suq marocchini, dove il prezzo si tratta, sempre.
Ma qui da noi se tratti ti prendono per pazzo.
Chiedi lo sconto.
Tu produttore hai le redini della questione in mano.
Io consumatore posso scegliere.
Fai bene i tuoi conti.
Vivi in un paese che produce troppo, e la qualità non manca.
Ma poi da buoni italiettani, siamo tutti ipocriti e andiamo a La Terra Trema dove il PS sarebbe una conditio sine qua non, e compriamo a prezzi che di sorgente hanno poco, anzi paiono più prezzi di foce.
Io alcuni vini non li compro più.
E mi girano i cabbasisi, vorticosamente.
Ma il vignaiolo che ti fa riconciliare col mondo, per fortuna, c’è sempre.
Il Prezzo Sorgente è morto.
Il Prezzo Sorgente è risorto.
Il Prezzo Sorgente non esiste.
Compro a Prezzo Sorgente.
Vendo a Prezzo Sorgente.
Me ne sbatto del Prezzo Sorgente.
Vendo a tutti allo Stesso Prezzo.
Sono un'Impresa.
Sono un contadino.

Io bevo la Barbera di Ratti.
Punto.




Gino Veronelli interrompeva il suo "camminare la terra" il 29 novembre del 2004.




12 commenti:

  1. A Fornovo, un Amarone della Valpolicella a 70 euro, è a prezzo sorgente?
    Condivido pienamente.

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  2. Il vero problema è in Italia la notorietà, non appena si diventa "ricchi&famosi" si dimenticano le origini spesso umili, le condizioni di partenza che hanno portato al successo. Dietro al fulgore di fiere come Fornovo e LaTerraTrema oltre alla semplicità dell'organizzazione, c'è la possibilità di incontrare i produttori in un clima informale (quasi dalle vigne direttamente a ...)e di comprare i vini ad un prezzo sorgente o comunque molto più basso che nei normali canali di vendita. C'è una cosa che alcuni produttori non hanno compreso, ed è che nella stragrande maggioranza si tratta di piccoli acquisti, che non danneggiano certo la abituale rete di vendita, ma che danno visibilità a prodotti che altrimenti rimarebbero sconosciuti ai più. Questo è il mio punto di vista da appassionato e consumatore. Un prezzo sorgente vero potrebbe avvicinare i più giovani (ma non solo loro) e certo meno dotati di portafogli gonfi a vini più pregiati e normalmente più costosi, potrebbe incentivarli ad una maggiore comprensione del valore del vino.

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  3. Il prezzo sorgente lo teorizzarono i centri sociali ed ebbe poi la sua ribalta quando Veronelli ne sposò l'idea (fonti definitive ed ufficiali Arturo Rota). Il prezzo sorgente non è solo un prezzo ma un bundle di un sacco di cose, la maggior parte delle quali non c'entra molto col commercio ma più con l'etica, la solidarietà, la sostenibilità, la disintermediazione, ecc. Non si possono costringere le aziende ad applicare il prezzo sorgente o - per essere più laici - il prezzo operatore iva inclusa ma si possono costringere le aziende che dicono che lo applicheranno in occasione di na certa fiera ad applicarlo realmente (perchè si sono impegnate formalmente a farlo, sia pur in via eccezionale in alcuni casi, altri per la vita).

    Vi direi di stringere i denti ancora un poco che tra poco con #vgm andremo ben oltre il prezzo sorgente per un'idea nuova di commercio condiviso e solidale.

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  4. “Chiamiamo prezzo sorgente il primo prezzo al quale il produttore vende il proprio prodotto. Il prezzo sorgente è quello praticato dal produttore prima di ogni altro ricarico della catena commerciale. Il prezzo sorgente non è imposto, ma deciso da ogni produttore, cosi come libero è il prezzo finale che ogni venditore affianca al prezzo sorgente…”
    Questa definizione non è sufficientemente chiara ed esaustiva.
    Iniziamo a definire gli obiettivi principali del prezzo sorgente:
    trasparenza dei ricarichi all’interno della filiera e ad ogni passaggio;
    Informazione al consumatore che reso edotto e cosciente dei vari ricarichi e della retribuzione del lavoro agricolo nella determinazione del prezzo finale di un prodotto, diviene con le sue scelte co-produttore;
    Giusta retribuzione del lavoro agricolo e denuncia dei ricarichi scandalosi di alcuni commercianti;
    Spezzare l’isolamento dei produttori agricoli di fronte al “mercato” e nascita di una nuova solidarietà tra di essi;
    Ridare ai prodotti agricoli il valore ed il senso di alimento per gli esseri umani e non semplicemente merce.
    Se siamo d’accordo su questi principi, possiamo continuare….
    Penso sia necessario ribadire che il prezzo sorgente non può che essere unico ossia uguale per tutti i clienti indipendentemente dalle quantità acquistate. Per una o 10.000 bottiglie il prezzo sorgente a bottiglia è lo stesso; e ciò perché non pensiamo corrisponda al valore di una generica “merce”, definizione che non ci appartiene, ma bensi a quanto il produttore reputi necessario a coprire i costi di una produzione rispettosa dell’ambiente e degli altri esseri umani e sufficiente a remunerare il proprio lavoro e permettergli una dignitosa esistenza. Quindi nell'ambito del prezzo sorgente non è ammissibile praticare prezzi differenziati, anche se tramite sconti o scatole omaggio. COME POSSIAMO RIVEDERE AL RIBASSO IL PREZZO SORGENTE OGNI VOLTA CHE CI TROVIAMO DI FRONTE UN COMMERCIANTE; UN DISTRIBUTORE; UN IMPORTATORE????????
    Il prezzo sorgente o è unico o non è!
    Altri dubbi sono nati su come attribuire ed evidenziare i costi accessori, del trasporto, distribuzione, fermo magazzino, ecc…
    I costi accessori possono essere solo aggiunti al prezzo sorgente mai sottratti, questo nel caso che l’azienda agricola si occupi anche del trasporto e/o distribuzione dei vini; nel caso in cui di questa ultima attività se ne occupi un soggetto terzo, ad esso andrà il ricarico del prezzo intermedio.Un meccanismo simile, palesando i luoghi ed i passaggi ove avvengono i massimi ricarichi avrebbe di per sé la forza di inibirli o limitarli. Adottare il prezzo sorgente in una maniera diversa da come finora descritto, oltre che inutile mi sembra ingannevole nei confronti dei consumatori. Il prezzo sorgente è l’eversione pacifica verso la quale ci spingeva Veronelli per liberarci del morbo del capitalismo che è entrato in tutti noi. Possono far comprendere che non è cara una nostra bottiglia di vino a 5-10 € ma lo è quella di un vino industriale ad 1€, prodotto industriale ottenuto senza rispetto degli esseri umani ed ambiente. Non è cara la nostra bottiglia di vino a 5-10 € , ma è bassissimo uno stipendio mensile di 600/800/1000€ che condanna a nutrirsi con i prodotti scadenti dell’agrindustria venduti nella grande distribuzione.
    Vogliamo illuderci che questa percentuale del 10- 15% di sconto o le scatole omaggio ed i pagamenti a babbo morto sono una nostra libera scelta?
    Personalmente penso che dovremo avere il coraggio di spingerci oltre e mettere il prezzo sorgente in etichetta oltre a tutte le informazioni sulla produzione.




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    1. Risponderei che è preferibile non duplicare i contenuti nel web, non fare copia incolla e non parlare di metterci la faccia con il PS e poi non firmarsi. Sito inetressante comunque questo http://contadinicritici.noblogs.org/post/2012/01/29/prezzo-sorgente/
      ancorché un poco disordinato. Comunque grazie dell'intervento, la prossima volta meglio solo il link!

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    2. Quell'elaborato (di cui ho inviato una piccola parte), indipendentemente da chi lo ha materialmente scritto è frutto di un dibattito collettivo, durato anni, e che è passato per Centri sociali, collettivo Critical Wine/terra e libertà, associazione Contadinicritici ecc... E quindi mi sembra giusto e coerente non firmarlo con il mio nome. Sono un produttore ed in quanto tale, come altri miei colleghi ho difficoltà ad interagire con siti e blog che trattano di vino. Questo perchè spesso questi ultimi creano o distrigguno miti a prescindere dalla realtà, in un gioco perverso che si autoalimenta di continuo. Certo vi sono produttori che in questo gioco ambiguo si sentono a loro agio, come chi non fà il vino dell'enologo o chi (ora) si lamenta delle marchette (redazionali)...Ma tutto sempre a prescindere dalla realtà, qualche anno fà seguii un dibattito che andò avanti per settimane, se la qualità di un Montepulciano di una nota azienda abruzzese, dipendesse dalla biodinamica: ma l'azienda non è e non era biodinamica!
      Perdonate quindi l'incursione, ma ancora non sono maturi i tempi per un reale confronto.

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    3. Caro Anonimo (ripeto sarei più contento di rivolgermi a te più rispettosamente con il tuo nome, almeno quello di battesimo), spiaceva solo avere un commento così approfondito, senza però una personalizzazione, che hai dato dicendo che sei un produttore e diciamo sei piuttosto in polemica con certi modi di parlar di vino qui sul web.
      Se hai letto anche solo poco di questo blog di Luigi Fracchia, che nasce e vive dalla parte della terra e di chi come te la lavora, ti sarai reso conto che qui nessuno "crea né distrugge miti a prescindere dalla realtà", ma cerchiamo solo di dare voce una passione che potremmo definire travolgente.
      Avere dei produttori fra i nostri lettori è un onore e non vorrei che la mia risposta pedante ti scoraggi dal dare il tuo contributo su questo blog anche dovesse essere polemico e critico.
      Ti dò del tu perché persone più esperte del web mi spiegarono a suo tempo che il "lei" e il "voi" non si usano nei commenti.
      Non è la prima volta che parliamo di prezzo sorgente in queste pagine, ma siamo rimasti scottati ultimamente dalla partecipazione a due fiere in cui si professa il prezzo sorgente, ma spesso non viene praticato.
      http://gliamicidelbar.blogspot.it/2012/05/prezzo-sorgente-e-vendita-diretta.html
      http://gliamicidelbar.blogspot.it/2012/11/basta.html
      Ancora mi dispiaccio se ho usato toni antipatici.
      A presto caro produttore, sei sempre il benvenuto.
      Niccolò

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    4. Caro Anonimo,
      non credo che i tempi non siano maturi per un confronto, anzi penso che su blog un po' defilati e non inclini alla sterile polemica si possa ragionare su svariati argomenti cari a produttori e co-produttori, questo è quello che vorremmo fare qui da noi tra amici del bar.
      Oltretutto vignaioli che sfruttano il web per discutere e crescere c'è ne sono molti e credo che sia servito sia a loro (perchè no anche da un punto di vista commerciale e di visibilità) sia a noi appassionati con licenza da blogger in un continuo processo di scambio e contaminazione.
      Fuggire completemente dal dibattito perchè in alcune piattaforme si fa uso della polemica e dello scontro e perchè si formano dei gruppi di commentatori con modi un po' aggressivi e manichei è a mio avviso sbagliato se non controproducente.
      Ti aspettiamo con altri interventi.

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  5. A parer mio tutto è complicato dal fatto che nel tempo sia "prezzo sorgente" che "vini naturali" hanno maturato tra la gente un'accezzione positiva, sia che ad utilizzarlo siano le Fiere sia il singolo produttore. Fin qui tutto bene, la cosa diventa ambigua quando si constata che chi nè parla ai quattro venti e nè scrive dappertutto, senza praticarli (prezzo sorgente e vino naturale)ottiene dei vantaggi: chi invece non ne parla/scrive, ma pratica il prezzo sorgente o il vino naturale, sconta la difficoltà dell'applicazione, la mancanza di visibilità,
    è penalizzato dalla coerenza di una scelta. Potrei fare nomi di produttori, che, per esempio, per sfruttare al massimo questo meccanismo ora scrivono anche libri copia e incolla, ma mi dicono che non è corretto. Allora facciamo i nomi delle Fiere:
    per la mia esperienza posso dire che le uniche due fiere in cui si pratica il prezzo sorgente ed i vini naturali, sono Vini di Vignaioli ed il CW di Genova.
    La Terra Trema ormai è business che sfrutta l'alone di alternativo dato dal luogo dove si svolge e dalla presunta origine dal CW. Ma mi chiedo come mai quando c'era Veronelli (con tutte le sue contraddizioni) i produttori pagavano € 10/20 il biglietto d'ingresso non superava i € 5,00, ma soprattutto vi era un criterio nella selezione delle aziende e poi vi erano tre giorni pieni di dibattiti, presentazione di libri, spettacoli, film ecc? Come mai ora i produttori vengono scelti con l'unico criterio di chi arriva prima, pagano € 160,00 il biglietto d'ingresso è di € 8,00(dati dell'anno passato) e la parte culturale è completamente sparita? La Terra trema è ormai solo business, non andate là a cercare il prezzo sorgente. Altro esempio Vini Naturali a Roma,
    tra i partecipanti vi sono addirittura produttori convenzionali (qui almeno un nome lo devo fare, Alziati) e sapete con quali costi. Altra parola magica abusata è "biodinamica" quanti scrivono che praticano "una biodinamica laica" a "modo loro" che distribuiscono i preparati "alcune volte" addirittura uno di questi nel suo blog quest'estate, in una delle estate più calde e siccitose del secolo, scriveva di utilizzare l'equiseto! L'equiseto??? Vi è poi un produttore abruzzese che sul proprio blog dedica due pagine alla biodinamica senza praticarla! L'arte del lasciar intendere. Tutte queste false informazioni vanno a nutrire schiere di blogger che le rielaborano, partorendo dei mostri. Per questo penso che chi si assume la responsabilità di scrivere su un sito o su un blog dovrebbe scrupolosamente accertarsi delle fonti e della veridicità di ciò che scrive, altrimenti, meglio tacere.

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  6. Il tema della moda dei vini naturali ha portato da un lato ala formazione di associazioni molto serie, con regole e controlli, dall'altra sicuramente alla comparsa di vignaioli sedicenti naturali, ma disonesti, e forse quel che è peggio è che l'industria del vino si sta muovendo per impossessarsi dell'etichetta naturale, con il rischio di andare a cancellare il valore aggiunto che hanno i piccoli viticultori che oltre a veicolare la tradizione possono riempire il concetto di vino naturale di valori profondi. Non solo il rispetto della terra in vigna e del vino in cantina, ma la sostenibilità, il rapporto più diretto coi bevitori, la conservazione del paesaggio, la salvaguardia delle varietà, la biodiversità, e eventualmente un'idea di economia più solidale, più etica, più responsabile, più partecipata. Insomma molto e forse di più di quello che era l'idea di Veronelli. Mentre un'industrializzazione del vino naturale si risoverebbe soltanto in una lista di ciò che sarebbe lecito in vigna e cantina. E queste liste, come abbiamo visto, includono così tante cose, che veramente la naturalità diventerebbe un concetto che dire edulcorato sarebbe eufemistico.
    Non ci resta che continuare a informarci, a informare, tenere gli occhi aperti e i sensi belli svegli che poi sono uno strumento fondamentale per non farsi prendere in giro (anche se poi il raggiro è sempre possibile).

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