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mercoledì 18 giugno 2014

Brett is the Nu Hop(e)s #1 : Prairie Artisan Ales Funky Galaxy

di Diego DeLa


Parlando di questa Funky Galaxy, andiamo a toccare almeno due punti caldi nel mondo della birra artigianale contemporaneo. In primis ci troviamo dinnanzi a due fratelli dell’ Oklahoma che si definiscono gypsy brewers, ossia di birrai che non possiedono direttamente l’impianto di produzione ma si affidano a birrifici esistenti per la realizzazione materiale della birra, mentre loro lavorano solo sulla sulla stesura  della ricetta e sull’affinamento della birra prodotta contoterzi. Questo è un tema abbastanza scottante da quando, nell'ultimo mese, diversi produttori belgi ( ma anche italiani) hanno preso le distanze in maniera abbastanza dura da questo modus operandi che sta prendendo piede sempre di più a livello globale .
In secondo luogo, parliamo di quello che sta diventando il nuovo trend nel mondo della craft beer americana ( e quindi presto lo diventerà anche da noi) ossia l’utilizzo di brettanomyces ed altri lieviti “non convenzionali” nella fermentazione delle birre prodotte  (da qui il titolo di questa mini-rubrica).

La Funky Galaxy viene definita  Dark Farmhouse Ale, ci troviamo, quindi, nel campo delle birre d’ispirazione belga appartenenti alla famiglia (allargata) delle Saisons e viene rifermentata in bottiglia con due ceppi di bretta ed uno di lievito da vino.
Nel bicchiere il colore è marrone molto intenso, la schiuma è beige, finissima e molto persistente. Da un punto di vista visivo il bicchiere si presenta davvero bene.
Al naso si fa sentire subito l’apporto dei lieviti selvaggi con una predominanza di coperta di cavallo, muffa e sentori stantii, in breve però, la birra prende aria e gli aromi si aprono maggiormente rivelando la presenza di fieno, frutta esotica (molto) matura, uva spina a cui si aggiunge un tocco pepato ed un bel accenno tostato.

In bocca il corpo è esile, la carbonazione medio bassa e vi è un interessante gioco tra un fruttato esotico molto maturo dato dal luppolo galaxy, una nota decisa tostata ed un’acidità che pare radicata più nell'utilizzo di malti tostati in ricetta che al lavoro dei lieviti. Il tutto è ben strutturato ma alla lunga risulta stancante pregiudicandone la facilità di beva che in questo stile dovrebbe essere fondamentale, inoltre la presenza degli  8 gradi alcolici non aiuta.
Il finale è abbastanza secco e la persistenza vira su una sensazione salmastra.
Personalmente  la reputo una birra interessante, da provare almeno una volta, ma  che mostra il fianco alle critiche nel voler essere a tutti i costi una birra roboante, ricca di frutta, ricca di off flavous e ricca di tostature, in alcuni casi il detto "Less is more" calza a pennello.
[dLc]

14 commenti:

  1. Sono contento che il mondo della birra non abbia paura del Brettanomices!
    In certi momenti con certi degustatori ossessivi, tendenzialmente anti vini naturali, si sente dire ad ogni olfazione, "Brett, Brett questo è brettato" secondo me manco sanno cosa sia il brett!
    Viva sempre il Brett, almeno nella birra.
    Kempè

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    1. Luigi la maglietta di Valter Loverier "Bretta cerca amici" vale più di mille parole
      http://www.scattidigusto.it/wp-content/uploads/2012/11/Manuele-Colonna-e-Valter-Lover-ph-Cenci-640x426.jpg
      :)

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  2. "Nuovo trend nel mondo della craft beer americana"? Davvero?
    Io non direi proprio. Non è certo adesso che gli americani comincino ad utilizzare Bretta. Russian River, The Bruery, Jolly Pumpkin, New Belgium, e si potrebbe andare tranquillamente avanti, non sono esattamente nati nel 2012 come Prairie.

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  3. Dal mio punto di vista un trend non nasce dal momento in cui si inizia a fare una cosa, ma dal momento che tale cosa comincia a prendere piede in maniera estesa.
    Dopo l'ondata duratura delle luppolate sempre più estreme, l'attenzione degli appassionati e non solo, inizia a spostarsi su questo tipo di produzioni, in tal senso parlo di nuovo trend

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    1. D'accordo, ma allora il trend non riguarda la produzione bensì il consumo (ho i miei dubbi anche su questo per l'America, forse possiamo limitarci a dirlo per l'Europa).
      Io volevo semplicemente farti notare che ci sono TANTI birrifici americani che fanno delle wild il loro fiore all'occhiello da almeno sei anni. Al momento Prairie ha attirato su di sé l'interesse di molti perché è semplicemente un ottimo birrificio (la sua birra più ricercata non è neppure una wild, pensa), però da qui a dire che ci sia un nuovo trend nella scena americana ce ne passa. Tutto qui.

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  4. Mi piacerebbe Diego che mi dessi qualche informazione sul perché i gypsy brewers non sono ben visti. Io conosco fra i gypsy brewers: Mikkeller, Antagonisti e Carussin (Clan!destino).

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    1. L'accusa principale sta nel fatto che i gypsy non hanno fatto gli investimeni necessari per avere un impianto, quindi hanno meno spese e quando vanno sul mercato vendono la birra senza informare debitamente il consumatore finale. Inoltre c'è che dice che costoro, non conoscendo gli impianti che vanno ad utilizzare hanno bisogno di aiuto da parte di un birraio vero che li aiuti apportando le dovute correzioni alle ricette.
      In Italia Bruno Carilli di Toccalmatto è stato uno dei più convinti avversario dei gypsy brewers, c'è da notare però che più di uno di quelli che criticano i gypsy, poi gli "prestano" i propri impianti.
      Ecco alcune delle prese di posizione a livello globale:
      http://www.beerscribe.com/2013/04/02/a-continuing-debate-around-contract-versus-gypsy-resident-brewers/
      http://www.cronachedibirra.it/opinioni-e-tendenze/10071/anche-i-birrai-belgi-contro-il-fenomeno-delle-beer-firm/#more-10071
      http://beerpulse.com/2013/12/contract-brewing-will-be-the-death-of-craft-beer-controversial-statement-riles-brewers-2121/

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  5. Perchè si parla di "apporto dei lieviti selvaggi" se sono stati inoculati?

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    1. Si parla, in maniera un pò generica, di lieviti selvaggi nel caso in cui si tratta di lieviti che non fanno parte della famiglia Saccharomyces cerevisiae (alta fermentazione) o della famiglia Saccharomyces uvarum (Carlsbergensis, bassa fermentazione).
      Il tutto parte dalla tradizionale fermentazione dei Lambic belgi, che non vengono inoculati, ma comunque quel tipo di lieviti e batteri vengono convenzionalmente denominati selvaggi

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    2. Giusto per capire: ma questa non è fatta come un Lambic, bensì inoculando lieviti (indipendentemente dalla famiglia) giusto?

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    3. si, la rifermentazione avviene con i bretta ed un ceppo di lievito da vino, per la primaria non saprei dirti, forse un lievito saison in quanto farmhouse ale

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  6. Sempre belle le tue descrizioni e molto informative. Posso dire che bevo più birra attraverso i tuoi scritti che con la bocca. Adesso mi odierai ;-)

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  7. ahaha..grazie!!
    passiamo alla pratica ora?
    :)

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