di Eugenio Bucci
C'è questo cane e ci sono una gatta e dei gattini.
Il cane è una di quelle robe piccole e tignose, un bastardino, sembra che gli antenati se la siano spassata alla grande, secoli di accoppiamenti e amore libero tra bassotti e pincher nani e jack russel e volpini e qualche infiltrato, insomma, capito, no?, quei frullati di dna che nel dna c'hanno l'incazzo puro.
C'è questo cane e ci sono una gatta e dei gattini.
Il cane è una di quelle robe piccole e tignose, un bastardino, sembra che gli antenati se la siano spassata alla grande, secoli di accoppiamenti e amore libero tra bassotti e pincher nani e jack russel e volpini e qualche infiltrato, insomma, capito, no?, quei frullati di dna che nel dna c'hanno l'incazzo puro.
Il cane se ne va in giro per il cortile come se fosse il padrone, abbaia e marca il territorio ogni 2 secondi. 'Sto incontinente nano. Ha la faccia squadrata e una super mascella. Io un cane così lo chiamerei Benito.
Fatto sta che ai lati della casa, un casolare rustico coi pietroni a vista che sembrano enormi zollette di zucchero incastrate, poi la vedrai, dico al mio amico, ti viene da leccarli quei pietroni, giuro; fatto sta che lì per terra, appoggiati su uno straccio o un telo o non lo so, sono 4 gattini che avranno si e no una settimana e la gatta che li lecca, si guarda in giro, ha gli occhi semichiusi, pure lei mica tanto razzapura, il pelo sembra una macchia di Rorschach esplosa. Io una gatta così la chiamerei Pollock.
E Cristo, che carini i gattini, cioè, i gattini piacciono a tutti, avevo un amico che diceva che gli facevano schifo e gli ricordavano i topi, però, insomma, ne ho sentiti pochi dire così, diciamo che al 90% della gente piacciono. Allora mi avvicino, gironzolo e mi guardo in giro, mi sto, come si dice, acclimatando, e faccio in modo di non spaventare nessuno, dico al mio amico, ai gatti ci si avvicina con calma e rispetto, e si, cazzo, voglio toccare quei gattini che sembrano 4 polpette impiumate.
Guardo la gatta e la gatta guarda me e ha un'aria del tipo "Fai pure ma fai in fretta". E' che una gatta protegge i suoi piccoli, li lecca e li allatta. Poi dà loro un calcio e li manda in giro per il mondo. Li vuole temprati e indipendenti. All'incirca fa così.
Amico mio, sarei stato veloce e indolore. Sfregatina sulla testa, grattatina sotto il mento e via.
Così mi avvicino, mi muovo lento e rassicurante, sono a qualche centimetro dai gattini+gatta, ed ecco che il cane comincia a rompere, sembra abbia degli spasmi, l'Alzheimer, abbaia, mi gira attorno, fa dei salti verso la cucciolata, morde l'aria. Non ci capisco nulla. Che cazzo vuole. Mica sono i tuoi cuccioli, bello. Poi capisco. Cioè, mi fanno capire. E' geloso. Il cane è geloso dei gattini. Vuole giocarci ma vuole anche le attenzioni per sé. Qualcosa di istintivo lo porta a proteggere i gattini, lo vedo da qualche parte negli occhi di Benito. Però vuole che tu giochi con lui. Ti salta davanti e sembra dire, "Carini, vero? Ora guarda me, GUARDA ME!" Un misto fritto di emozioni canine.
E allora ho empatizzato. Col topocane. Mi sono sentito come lui. Ho personalizzato e fatto il mio transfert quotidiano. Poi l'ho spinto via. Benito.
Senti qua, dico al mio amico.
Senti qua, dico al mio amico.
I gattini sono (ovviamente) il vino. La gatta è il produttore. Benito sono io e chi scrive di queste cose (a volte).
Come no, fa il mio amico, siamo arrivati?
Quasi.
Sono passati un paio d'anni da quella visita. Chissà come stanno i gattini adesso. Chissà dov'è Pollock. Chissà Benito. .
A Terzo La Pieve era primavera e il sole stava basso e splendeva e avevo quel friccico ner core, il primo incontro, non sapere cosa aspettarsi e prepararsi scenari mentali, uno buono uno medio uno cattivo. E sceso dalla macchina, nel cortile, Benito e Pollock.
Ora è il 2 Gennaio e c'è uno strano gelo soffice e so solo che sono felice Non è una cosa che si prova spesso. E il cortile è vuoto.
Siamo arrivati, dico al mio amico, e lui dice che sa leggere.
Questo posto è Collecapretta e questo posto è ufficialmente una delle mie Fabbriche del Cioccolato e la famiglia Mattioli è il mio personale Willy Wonka (Nota 1).
Ora è il 2 Gennaio e c'è uno strano gelo soffice e so solo che sono felice Non è una cosa che si prova spesso. E il cortile è vuoto.
Da "The Wine Bottega" |
Questo posto è Collecapretta e questo posto è ufficialmente una delle mie Fabbriche del Cioccolato e la famiglia Mattioli è il mio personale Willy Wonka (Nota 1).
Olio d'Oliva: il lubrificante dell'anima |
In particolare questo.
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E anche al mio amico era piaciuto tanto.
L'albero dei tappi di Collecapretta |
Ed ecco quello che si è trovato:
Buscaia è la Malvasia. In versione Bianca e Di Candia. Macerazione di una decina di giorni. La 2012 è stata travasata solo una volta. Annata ricca e grassa. Dove il naso ti parla di aromaticità super spinta e ai bordi dell'ossidazione. Ossidazione che in bocca invece si palesa. Entrata glicerica forte poi una vena verde poi un'acidità media che non riesce a trascinare la beva. Il vino si ferma lì, con quel rimando finale allo zucchero bruciato. La sensazione che qualcosa sia scappato di mano.
Il Burbero. L'uvaggio di sangiovese, merlot e ciliegiolo. Sempre 2012. Nomen omen. Una imponente surmaturazione al naso. E un accenno di volatile appena fuori registro. Frutta cotta col leggero amarognolo tannico di sottofondo. E una coltre imponente di alcool. Anche in bocca questi elementi massicci, ruvidi si presentano, viaggiano come separati, faticano a trovare coesione e rotondità. Così il risultato finale appare sfuocato, la materia (tanta) fatica a raggiungere un equilibrio dove la similare 2010 aveva una dote di freschezza che aiutava la messa a fuoco.
Io sono ormai un groupie del trebbiano spoletino. E, fun fact, ad un lato della stanza di degustazione c'è questo contenitore in acciaio che continuo a fissare e a cui, metaforicamente, scodinzolo. E allora ci buttiamo nell'assaggio degli Atto-A-Divenire Vigna Vecchia e Terra Dei Preti 2013. E torniamo a volare alti. Il Vigna Vecchia già composto e aromaticamente preciso, una vena citrica netta e qualcosa da idrocarburo, limpido e brillante al colore quanto tagliente alla bocca, acidità che invade la bocca e allunga, pizzica e innerva il sorso, praticamente già pronto alla bottiglia e lunga vita. Il Terra Dei Preti che il volo lo alza di quota, dalle parti della stratosfera, un morso ad un chicco d'uva, maturo, lievemente tannico, una dolce progressione tra gli elementi nobili del vino, la dimostrazione vivente di come la macerazione col giusto manico elevi le qualità e scardini i parametri. Un 2013 che promette, no, non promette niente, è già, qui, ora, semplicemente una delle migliori bevute che possiate fare.
Poi appare Benito. O qualcosa che assomiglia a Benito. Non chiedo. Stessa tipologia. Abbaia, scodinzola, si gratta. Morde (sempre l'aria o un suo nemico immaginario), sembra che nella mascella abbia una molla. E controlla. Dentro, fuori. Non ha pace. Sembra che dica, "Fatemi capire". Lo so, penso, io ti capisco. Rilassati. Goditela. Non c'è niente da capire.
Nota 1: E non smetterò mai di ringraziare chi mi ha fatto trovare il biglietto d'oro grazie ad un tambureggiare, sommesso quanto può esserlo l'informazione social ma comunque insistito, che suonava più o meno così, "Provate il Trebbiano, provate il Trebbiano..."
Tambureggiare particolarmente sostenuto da parte di Andrea Scanzi e Jacopo Cossater.
Nota 2: E l'anno scorso chi non ti vedo a Cerea?
Nota 3: Spendiamo qualche byte per stilare una rapida classifica degli assaggi di allora:
1°-Terra Dei Preti 2010, o, Del Trebbiano Spoletino Macerato, un vero testo sacro su questa uva. Poi capirete perché.
2°-Vigna Vecchia 2010, il fratello acido e dritto, l'espressione più nordica e minerale, rieslingeggiante e sapidissimo.
3°- Tra i rossi, ottimi il sangiovese Selezione Le Cese e il ciliegiolo Lautizio, terroso e sanguigno il primo, sul filo della decadenza nel sapore e di grande fascino; vinoso e fruttato il secondo, semplice ma non semplicistico, strutturalmente un vino quasi in sottrazione, con gli elementi bilanciati a favore della beva.
Grazie per questo inaspettato racconto amarcord! Anch'io ringrazio sempre chi mi ha fatto scoprire questa realtà, che grazie alla casa dei nonni in Umbria ho già visitato più di una volta.....ho poi incrociato con sorpresa a Cerea.....ho poi scelto come fornitore anche del mio olio quotidiano....
RispondiEliminaCon i loro piccoli numeri ed il tam tam sempre meno social spero che i Mattioli restino sempre i Mattioli....vediamo, difficile, ma potrebbero anche farcela le basi ci sono....
Grazie anche per le indicazioni anche su alcune imperfezioni e delusioni. Secondo me ci stanno in tutte in un quadro come la loro produzione: molto varia pur nei piccoli numeri, forse non costante, ma per forza di cose, direi, e su cui si affaccia comunque, tra tanto bel vino quotidiano, più di qualche lampo improvviso, vere e proprie folgorazioni del cuore.
Grazie a te per l'intervento.
EliminaIn effetti le sbavature o imprecisioni o il "passo dell'annata" (che è doveroso segnalare quando è il caso) sono il prezzo minimo da pagare di fronte a una tale artigianalità e a tali folgorazioni del gusto. E che io pagherò sempre volentieri ai Fantastici Mattioli.
""Amici del Bar: il centro sociale dei wine-blog. Luigi “Guevara” Fracchia ha formato .....
RispondiEliminaOgni tanto peccano nella lunghezza dei post, con il rischio di perdere di vista l’argomento iniziale.""
Cit. enofaber.com
Sai che c'è ...continua così Eugenio i tuoi interventi A ME MI piacciono!
Adesso che l'hai detto tu Andrea, posso accodarmi anch'io e dire che in qualità di lettore prima che di "redattore" aspetto sempre con trepidazione, ansia i post di Eugenio che sono piccole bombe nel mare magnum della noia.
EliminaKempè
Anche il Pigro delle Sorbe 2012 prodotto con uve greco in 933 bottiglie, è uno degli assaggi più ricchi ed appaganti che possiate provare.Assaggiatelo
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