Non
ero uso recensire più vini nello stesso post, poi leggendo “neuroni sparsi” di
Niccolò ho deciso che potrebbe essere una via per comunicare il mio errare
(anche nel senso di sbagliare) fra vini e vitigni e luoghi e vigneron, con
semplicità senza ricercare a tutti costi sensi che non siano i miei “sensi” e
il mio umore.
Oggi
vi parlo di tre vini degustati e bevuti con Gil Grigliatti, Vittorio Rusinà e
altri commensali di grande sapienza , gentilmente offerti da Matteo Beraudo patron di Casa Slurp.
Tre
pezzi da novanta per i quali mi chiedo se sono stato degustatore all’altezza
dell’opera!
Direi
di no.
Ma
tant’è che ero li e ho sbevazzato!
Come
diceva Andy Warhol: “bisogna sempre trovarsi nel posto sbagliato al momento
giusto o nel posto giusto al momento sbagliato”.
Infatti
Vittorio ed io non eravamo stati invitati a questo lauto convitto ma capitando
di lì al “momento sbagliato” siamo stati invitati a cotanto desco.
Binner
2007, cuvèe Beatrice.
Mai
provato prima ma si sente il pinot d’Alsazia venire fuori chiaro e godibile,
meno complesso, forse della Borgogna ma incredibilmente speziato e fresco quasi
graffiante di una ammirabile dissetanza (cit).
Memo:
comprare
un po’ di pinot noir alsaziano da tenere in cantina.
Vinificazione
sui raspi.
Pacalet
2008, Aoc Gevrey Chambertin controlèe.
Decisamente
un fuori classe di intensità e materia e profumi, un vino cangiante,
instancabili le mutazioni nel bicchiere, decisamente più materico del Binner, fruttoso
con balsamicità dispettose a fare capolino da lunghezze olfattive e di gusto
siderali.
Vinificazione
sui raspi.
Chateau
Musar 2000
Mai
assaggiato prima e me ne pento, è un vino del caldo (almeno per quanto riguarda
la latitudine) ma non denso, Carignan e Cinsault lo smagriscono il giusto e lo
portano in alto con sbuffi eterei.
Anche
lui cangiante ed eterno nel bicchiere, potente e vagamente rude come le terre
da cui arriva, vino di potenza nervosa e scatto di felino.
Vinificazione
in cemento+legno+cemento+vetro.
Per
me numero uno della serata.
Kampai
Luigi
Non aver bevuto mai prima Chateau Musar è colpa grave ma ti perdono per il fatto che lo eleggi a numero della serata. :)
RispondiEliminaDa provare al più presto anche i bianchi che reggono a lunghi invecchiamenti e che provengono da uve antiche.
Bellissima serata, Casa Slurp gran bel posto, menzione speciale per il Pacalet, bottiglia che solo i Grigliatti potevano portare per via della loro amicizia con il grande produttore francese.
Concordo sul fatto di comprare dei pinot noir alsaziani da tenere in cantina.
Da segnalare la presenza di 2 vini vinificati "sui raspi".
Che chicca il Chateau Musar, bevvi qualche anno fa un Chateau Musar Blanc 2001 veramente strepitoso, me lo ricordo molto complesso, ricco e morbido, e poi che sorpresa scoprirne la provenienza.
RispondiEliminaCiao Amici del Bar!
RispondiEliminaConfermo... Chateau Musar è proprio un gran bel vino... ne sono rimasto piacevolemente affascinato anche io quando l'ho bevuto... è stat proprio una bella scoperta.
Ciao
Ricordo il mio primo assaggio di Chateau Musar nel 2010. Folgorazione! Poi da quel vino è nato un filo sottile che nel tempo mi ha fatto incontrare Carignan e Cinsault in altre bottiglie. Per assonanza mi permetto di suggerire l'esperienza dei vini di Cahateau St Anne. Prosit!
RispondiEliminaL'unico vino che ho assaggiato di questi è il Gevrey Chambertin di Pacalet. Ma dai commenti, capisco che devo urgentemente sentire qualcosa di Chateau Musar.
RispondiEliminaLe vinificazioni sui raspi sembra che abbiano colpito anche Luigi.
Approfondiamo!
Dunque.
RispondiEliminaPacalet mi manca.
Del Pinot di Binner ne ho una bt in cantina ma non l'ho ancora mai assaggiato.
Sullo Chateau Musar mi tocca fare la voce fuori dal coro (in parte). Un annetto fa assaggiai un '98 e non fu una bevuta semplice.
A me parve a tratti lievemente scomposto nelle componenti ma ad altri commensali piacque molto.
Forse dovevo aprirlo un pò prima di servirlo...riproverò! ;)
In merito mi confrontai anche con Niccolò a suo tempo.
Andrea,
EliminaSai come la penso sulle classifiche di merito, quella sera, quella bottiglia di Musar mi è sembrata la migliore, un altra sera con le stesse bottiglie non è detto che la classifica di piacevolezza sia la medesima.
O tu non eri pronto x Musar 98 o Musar 98 non era pronto x te.
Sono d'accordo su entrambi i punti: le condizioni psico-meteo-fisiche volenti o nolenti ifluenzano le bevute (o forse i nostri neuroni) e sul Musar 98 è quello che ho pensato anche io.
EliminaQuando il caso si confonde con intuito e un pizzico di fortuna... ;D
RispondiEliminaCiao Luigi,
RispondiEliminasai che ti seguo con interesse, ed le tue note risultan sempre lettura gradita.
Mi chiedevo però dove tu abbia saputo reperire l'info dei raspi, eppoi, dimmi, come fai a definire "rude" la terra libanese?! Io l'ho trovata tutt'altro che tale.
Simply a chit-chat :)
buon fine settimana
danielesavi
P..s. - Musar, bianco o rosso che sia, ha anima vibrante ed eloquente che ogni annata si racconta con intrigante intensità. Gibran viveva a non molti km da quei campi: bevilo leggendolo, con in sottofondo "Le pas du chat noire" (A. Brahem)