Ha aperto da pochi mesi, in una via centrale dal nome e reminescenze blasonate, un piccolo ristorante dal design molto accattivante.
Un misto fra New York e i foodies franco-parigino.
Un bel progetto contemporaneo ma non algido, arredi e boiserie in materiali poveri come l’MDF verniciato naturale, acciaio smaltato bianco, intonaci lievemente rugosi di un bel grigio, tavolone centrale totemico, illuminazione ben calibrata, fantasmi altrettanto bianchi di sedie da trattoria di un tempo su un pavimento di legno.
Molto cool.
Molto accogliente.
Molto bella la definizione di trattoria urbana.
Francesca Sgandurra giovanissima ma con mano già rodata, sfama coloro che varcano la soglia con Tajarin sottilissimi e rossi come il sole al tramonto, plin ripieni di pere e testun, carne cruda al coltello, blinis di zucchine, insalate croccanti con formaggio Comtè.
A mezzogiorno il menù subisce variazioni in base alla disponibilità di mercato e alle intuizione della cuoca.
Francesca Sgandurra |
E poi sono anche ironici nel proporre cibi e vini e questo aiuta a sdrammatizzare e rendere il pasto conviviale e naturale:
“Pesci fuor d’acqua” (acciughe al verde, baccalà mantecato, salmerino di fonte).
“Scampagnata” (polpettine, acciughe e focaccia ripiena).
“L’orto in tavola” (sformatino di spinaci con zabaione salato).
“Dall’aia” (arrotolato di coniglio grigio di Carmagnola alle erbe, cannella e pancetta).
“La rossa” (roast beef di bue).
Grande selezione dei fornitori di materie prime e formaggi e mano gentile ma decisa nel trasformarli.
Menù speciali nei fine settimana nei quali qualche preparazione di pesce si aggiunge al menù .
Sui vini c’è da lavorare ancora, ma di giorno in giorno nuove aggiunte cominciano a ingrossare le fila di una carta tutta da costruire.
Vittorio Rusinà mia moglie ed io abbiamo bevuto un Renosu bianco Igt di Dettori e un Arcese 2010 di Bera.
Insomma siamo andati in bianco senza soffrire, tutt’altro.
Il conto è piuttosto leggero a fronte della qualità proposta sui 15,00/30,00 a testa senza vini.
Torneremo, perché c’è progettualità e passione ed è uno di quei posti che vorresti avere sempre a portata di mano, un ristorante di quartiere con lo sguardo rivolto al quartiere latino o al village.
E noi che siamo alla periferia nebbiosa dell’impero ogni tanto uno squarcio nell’orizzonte e indistinti vocii stranieri ci riempiono il cuore.
Bonne degustation
Luigi
Questo l'abbiamo portato noi |
Adoro il Contesto Alimentare, c'è energia positiva, il Ki scorre,Francesca in cucina progetta e propone con grande umiltà e passione. E'presente una piccola carta dei vini con qualche chicca di vini naturali.
RispondiEliminaScelta di formaggi da applausi.
Un piccolo grande posto.
Barbacarlo sempre presente...
RispondiEliminaLo usiamo come i cantieri navali usano lo champagne per il varo delle navi.
EliminaOramai il Contesto ha preso il largo con una macchia violacea sulla poppa.
Buon vento.
Grande Lino ... Bello il posto...la prossima volta a Torino .... se vi capita visitate Cucinaa (si proprio con due a) a Foligno chef Marco Gubbiotti....buon viaggio
EliminaSi si, se dovessi passare per Torino qui mi ci fermo sicuro a mangiare
RispondiEliminaLo dico sempre che vorrei vivere a Torino!
RispondiEliminaTorino è un luogo di perdizione :)
EliminaC'è posto alla periferia dell'impero, ti aspettiamo.
EliminaL'occhio vigile ed indagatore dell'architetto si illumina anche in senso gastronomico..
RispondiEliminaGran bel posticino..pare.
Da frequentare, ha un certo cotè francese che intriga assai..