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giovedì 24 settembre 2015

Picotendro

di Andrea Della Casa

In cantina trovo questo ricordo di un viaggio passato e decido sia giunto il momento di rievocarlo.
Nebbiolo valdostano, vinificato in bianco, già di per sé mi incuriosisce. 
Ma le sorprese non sarebbero finite qui.
Stappo, mescio e……grande stupore! Nel calice si eleva una decisa “frizzantezza” che non è una semplice rifermentazione carbonica, ma più tra il pétillant e il frizzante vero e proprio. 
Onestamente rimango un po’ basito di fronte a tale inaspettata reazione.
Si propone in veste giallo intensa, quasi ambrata, ricordando assieme a leggere note dolciastre qualche tipologia di birra a doppio malto.
In bocca è abboccato, decisamente, senza sconfinare nei terreni della stucchevolezza grazie forse anche alle bollicine ben presenti che ne sostengono la beva.
Presente una innocua punta ossidativa.
Setoso quasi vellutato, riempie ogni angolo del palato con le sue rotondità e la sua pienezza.
Bevuta insolita, atipica, comunque non sgradevole.
Rifletto poi sull’effervescenza scalpitante. 
Voluta o casuale? 
Malolattica svolta in bottiglia?
Non azzardo sentenze e rimango nel limbo del mio dubbio.


2 commenti:

  1. e se semplicemente fosse un vino difettato? non vorrei apparire superficiale ma la scelta di vinificare un nebbiolo in bianco mi sembra un po' forte....

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