In
cantina trovo questo ricordo di un viaggio passato e decido sia giunto il
momento di rievocarlo.
Nebbiolo
valdostano, vinificato in bianco, già di per sé mi incuriosisce.
Ma le sorprese
non sarebbero finite qui.
Stappo,
mescio e……grande stupore! Nel calice si eleva una decisa “frizzantezza” che non è
una semplice rifermentazione carbonica, ma più tra il pétillant e il frizzante vero e proprio.
Onestamente rimango un po’
basito di fronte a tale inaspettata reazione.
Si
propone in veste giallo intensa, quasi ambrata, ricordando assieme a leggere
note dolciastre qualche tipologia di birra a doppio malto.
In
bocca è abboccato, decisamente, senza sconfinare nei terreni della
stucchevolezza grazie forse anche alle bollicine ben presenti che ne sostengono
la beva.
Presente
una innocua punta ossidativa.
Setoso
quasi vellutato, riempie ogni angolo del palato con le sue rotondità e la sua pienezza.
Bevuta
insolita, atipica, comunque non sgradevole.
Rifletto
poi sull’effervescenza scalpitante.
Voluta o casuale?
Malolattica svolta in
bottiglia?
Non
azzardo sentenze e rimango nel limbo del mio dubbio.
Ottima descrizione
RispondiEliminae se semplicemente fosse un vino difettato? non vorrei apparire superficiale ma la scelta di vinificare un nebbiolo in bianco mi sembra un po' forte....
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