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martedì 24 settembre 2013

Cuvée Mias di Le Mazel e la scoperta dei vini UFO. Di Niccolò


L’altra sera non senza una certa curiosità, quella di quando sai che stai per aprire qualcosa di fuori dai canoni, ho aperto il Mias 2007 di Le Mazel*. Viognier in purezza, 14 gradi, 3 grammi di residuo zuccherino, 4 anni di vecchia barrique. Dopo l’apertura aggiungerei alla sua carta d’identità, sub voce “Segni particolari”, una volatile piuttosto alta e una moderata, persistente, effervescenza.
Il primo giudizio della bevanda è inevitabilmente sconfortante.
Poi però si accende una lampadina.
Un occhio ai blog francesi mi obbliga a imbattermi nel termine OVNI; già incontrato altre volte, senza capirne il senso, se non che fosse una sorta di gioco di parole (in cui i francesi sono maestri). Orbene OVNI è traduzione francese di UFO, Unidentified Flying Object che diventa Objet Volant Non Identifié (esiste anche in italiano, ma non l’avevo mai sentito).
A partire da questo acronimo e vista la sagacia dell’enoblogger d’Oltralpe presto s’arriva all’OVNI, che oltre a essere quasi anagramma di VIN, diventa Objet Viticole Non Identifié, proprio a identificare i vini non identificabili come tali!
Messi gli occhiali dell’OVNI, tutto appare più ovnvio e il Mias di Mazel si riempie di senso.
La volatile getta acqua sul fuoco del dolce e la carbonica dà prospettiva.
E la bottiglia comunque finisce; nello stupore…
Voilà l’OVNI, c’est fini.


*Il “Domaine du Mazel” è fondato da Gérald Oustric in Ardèche nei primi anni 80, conferendo alla cooperativa locale l’uva prodotta su circa 20 ettari.  Negli anni 90 conosce Lapierre e Néauport e si mette a produrre per proprio conto vini naturali, da circa un terzo del terreno vitato. Dal 2003 vinifica interamente le proprie uve e con alcuni altri produttori, fra cui Gilles Azzoni, diventa uno dei protagonisti di una nouvelle vague di vini naturali da quella regione. Diventa semplicemente Le Mazel dopo che i vini escono da ogni appellation regionale.

7 commenti:

  1. Portai Gérald al Salone del Gusto nel 2000 per un laboratorio su qulli che chiamai allora "vins sauvages", vini fatti con intervento zero. I suoi vini erano i più estremi, anche difficili direi, comparabili al sidro Sagarnoa che i baschi facevano assaggiare al loro stand. Ma il tipo è simpaticissimo e quindi il vino diventava una proiezione del carattere del vigneron.

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    1. Grazie Mike della testimonianza. In effetti un vino così lo me lo immaginavo fatto da una persona simpatica. La cosa che mi ha colpito di più è che sebbene secondo qualunque criterio di valutazione standard il Mias sarebbe ottimisticamente inclassificabile, più realisticamente valutato negativamente, tutto sommato, tolti i panni della critica ci si trova di fronte a una bevanda fermentata che dà l'idea di essere in buona salute. Insomma in un suo equilibrio. Un OVNI paragonabile bevuto qualche tempo fa, fu il Chat Zen di Antony Tortul.

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    2. Mike... "vins sauvages" è splendido. In italiano non rende uguale...

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  2. Niccolò: OVNI è una sigla che non conoscevo e, devo dire, che mi piace davvero tanto. Da oggi so come classificare alcuni vini.
    Grazie.

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    1. Tra l'altro in italiano funziona ancor meglio visto l'anagramma!

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    2. Stasera tutti a bere OVNI pardon VINO non identificato!

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  3. Per me il vino extraterrestre è semplicemente quello non-biologico ;-)
    Scusate la citazione ma coincidenza e contemporaneità sono piuttosto inquietanti. http://gustodivino.it/home-gusto-vino/il-vino-biologico-non-esiste/nicmarsel/5435/

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