Questo
post in “effetto network” è pubblicato contemporaneamente qui al nostro bar e
da GUSTODIVINO ospiti di Massimiliano Montes
Sapete che amo le anomalie, i difetti, le irregolarità. Ma solo se riempiono di senso.
Sono in contatto con Andrea Scovero ormai da qualche mese, quando, in vista di #barbera3 e della #ddb di Terroir Vino, la mia memoria è stata obbligata a ripercorrere gli assaggi di Barbera degli ultimi anni alla ricerca delle più amate. Scovero, Vigna Maestra 2006, è un ricordo indelebile. Unica bottiglia comprata a La Terra Trema mi pare del 2011 e bevuta di lì a poco con immensa soddisfazione.
Finalmente, per giochi della sorte, che di senso ne ha da vendere, riesco a ricevere qualche bottiglia da Andrea proprio a Torino, il giorno di #barbera3. Questa volta Andrea è stato così puntuale che siamo riusciti ancora una volta a non incontrarci. Io, sarà un caso, ero in gran ritardo.
Ma adesso ho qualche Barbera delle sue con cui “fare l’amore”.
Restio a darmi vecchie annate che gli chiedevo, infine mi ha infilato una bottiglia di Barbera del 2002. E tu dici: “ah bella gatta da pelare la 2002!”, “proprio quella mi dà?”.
Annata anomala, per l’appunto. Annata difficile. Annata che Andrea andava in vigna a togliere i marciumi dai grappoli, uno per uno. Di pioggia; come a prefigurare, con contrappasso anticipato, l’inferno 2003.
Cosa sarà peggio: Il caldo devastante? O la pioggia e l’umidità?
Forse il primo, se hai viti vecchie, ce la fai a combatterlo, ma il secondo è prova di nervi e di pazienza. Di selezione grappolo a grappolo, chicco per chicco.
E comunque il risultato sarà facilmente criticabile, da chi si fa convincere solo dal “frutto ben delineato”, “dalla potenza controllata”, “dall’acidità poderosa”. Insomma se il vino ti regala epiteti facili, vivi sonni tranquilli. Non sbagli di certo molto nel giudizio, porti a casa il risultato tu e il produttore.
Ma se fai vino meticolosamente in annate acquose, il risultato sarà qualcosa di diverso. Sarà imprevedibile. Avrà i classici punti di forza indeboliti.
Ecco dunque che devi mutar le debolezze in punti di forza. Devi tirar fuori il “manico”.
La Barbera 2002 di Andrea è questo.
Complici vigne con parametri e caratteristiche davvero speciali, riesce nel miracolo. Aver una Barbera che nasce con un che di terziario, acidità vivida, ma tenue (ricordo la 2006, tagliente, quindi tutto è relativo). Ma sopra a tutto in bocca una freschezza disarmante. Sostenuta da una balsamicità quasi di liquerizia, una bevibilità straordinaria.
Un vino smussato, ma che al contatto con l’ossigeno si riprende e scoppietta, piano. E' vivo e ti conquista. Soprattutto si ricorda. E si ricerca.
E sai, mentre lo bevi, che è la vigna che ricambia la cura del suo viticultore, regalando un vino che emoziona. E lascia senza parole, senza epiteti.
Anomalo. Ma che riempie di senso.
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