Il vulcano tira fuori le unghie.
Unghie smaltate Chanel Particulière.
Il lato femminile del Vulture.
Sara Carbone |
Due espressioni di un territorio affascinante, anomalo, remoto, arcaico, magico.
Memorie di faglie e affioramenti magmatici, esplosioni e colate laviche che hanno modellato il monte Vulture.
Sotto pochi palmi di terra tufi scuri, pozzolane, brecce di esplosione a spigoli vivi, lapilli, blocchi lavici.
Un sud montano, sferzato dai venti gelidi dei balcani per nulla mitigati da un mare, l’Adriatico, con poca inerzia termica.
Elisabetta Musto Carmelitano |
L’Aglianico si è acclimatato in questo territorio e ha mantenuto una variabilità genotipica ancestrale, figlia dei brandelli di dna delle uve Egee che ci sono al suo interno.
Nel suo farsi vino è stato accompagnato da due giovani donne, oramai di diritto nel novero delle vignaiole di razza cristallina che hanno preso per mano il mondo del vino italiano e gli hanno impresso una rapida e innovativa mutazione.
Mani gentili ma decise, idee chiare, gran capacità di ascolto.
Hanno generato vini difficilmente dimenticabili che confermano quanto l’opera umana e la sensibilità siano necessarie nel definire il concetto di terroir.
Vini così vicini (geograficamente) così lontani (stilisticamente).
Quasi lo specchio delle due Genitrici.
Eleganti, sottotraccia, bilanciati quelli di Sara Carbone.
Potenti e caustici al limite dell’insolenza ma introversi quelli di Elisabetta Musto Carmelitano.
Due facce del territorio, quella addomesticata e antropizzata del vulcano ormai spento e quella sulfurea e magmatica delle ere preistoriche.
Il 400 some 2007 dell’ Az. Agr. Carbone è vino in equilibrio, precario ma sicuro, come i funamboli.
Il frutto anticipa e si lega con i terziari, con la mineralità, con la balsamicità, con il leggero agrumato.
Tannini graffianti ma educati dalla morbidezza glicerica a sua volta smussata dall’acidità.
Una fusione degli ossimori.
Che inspiegabilmente crea armonia.
Elegante e levigato come una lava a cuscino.
Il Serra del Prete 2009 dell’Az. Agr. Musto Carmelitano per usare un’altro paragone circense è un trapezista in perenne squilibrio e in movimento apparentemente discordante, in cui solo la proiezione retinica è in grado di ricostruire un’armonia.
Giovane vino che profuma di graspo d’uva e linfa.
Scontroso, dai tannini quasi acerbi inseguiti e amplificati dall’acidità, cauterizzati dal floreale, dalla dolcezza dell’uva scrocchiante che esplode in bocca dopo ogni assaggio.
Bevibilità profonda con memoria di vini d’antan, nato per accompagnare cibo e chiacchiere.
Tagliente come una ossidiana nero pece.
Ho apprezzato molto anche il Fiano 2010 dell’ Az. Agr. Carbone giovane ma educato quasi opulento, tonificato da una acidità vivificante e il Maschitano rosato 2010 dell’Az. Agr. Musto Carmelitano, aglianico vinificato in bianco di grande impatto e spessore, ribelle e scontroso come le versioni in rosso.
Bonne degustation
Luigi
La degustazione dei vini è stata possibile grazie all’impegno ideativo e organizzativo di Davide Marone che sabato 26 novembre ha portato vini e produttori a Torino.
Spero che la giornata ti sia piaciuta. Ottimi vini, diverse interpretazioni ma un unico filo conduttore : Aglianico del Vulture
RispondiEliminaE' stata una bella occasione, molto ben organizzata da tutti i punti di vista, in cui abbiamo potuto assaggiare i vini e conversare con i produttori in tranquillità, in un ambiente sereno.
RispondiEliminaMolto interessante la scelta dei vini.
Da ripetere senza indugio.
Sono d'accordo, due grandi interpretazioni dell'Aglianico del Vulture: due donne che oltre l'apparenza si assomigliano molto,che credono in quello che fanno, che lottano; c'è in loro qualcosa di indefinito e prezioso che a volte si riesce a intravedere nei loro vini.
RispondiEliminaSono già famose ma lo saranno di più nel prossimo futuro.
Vi darò a breve un contributo fotografico...
RispondiEliminabye