tag:blogger.com,1999:blog-451484146887260373.post6703630027042963394..comments2024-01-02T16:22:57.158+01:00Comments on gli amici del bar: Che noia: ancora a parlare di solforosa?luigi fracchiahttp://www.blogger.com/profile/05438482997670588895noreply@blogger.comBlogger6125tag:blogger.com,1999:blog-451484146887260373.post-20600612969158152212014-09-10T23:10:50.070+02:002014-09-10T23:10:50.070+02:00é chiaro che pensare di produrre tutti i vini senz...é chiaro che pensare di produrre tutti i vini senza so2 è una follia, ma nulla vieta, che con uve di qualità eccelsa e con un protocollo di produzione particolare si possano ottenere degli ottimi vini anche senza il suo uso.<br />L'annosa diattriba non avrebbe ragione di esistere con una legislazione più attenta alla salute del consumatore, Tenuto conto del fatto oggettivo che la so2 non sono vitamine per il corpo umano, sarebbe giusto, corretto, ed auspicabile che la norma imponga non la scritta CONTIENE SOLFITI di almeno 2 mm di altezza in etichetta, ma obbligasse a dichiarare le quantità impiegate in tutti e ripeto tutti i prodotti alimentari su cui è consentita.<br />A questo punto il consumatore avrebbe la certezza di quanto ne assume, e potrebbe scieglere l'emicrania che preferisce, e in ogni caso non rischiare di supera la dose massima giornaliera , mentre oggi questo gli è impedito..<br />Del resto i produttori di vino convenzionale dicono sempre di usarne pochissima, lo stesso non risulta quando si va nei laboratori di analisi.<br />Mi è capitato diversi produttori che dicono di avere so2 totali in bottiglia a livelli molto prossimi a quelli che la bibliografia indica come la quantità normalmente prodotta naturalmente dai lieviti. SARA VERO????????????? Se cosi fosse, la legislazione non vieta assolutamente di dichiarare la quantità di so2 in etichetta................<br />Inoltre nessuna sostanza ò tossica in quanto tale, ma lo diventa in base alla dose assunta.<br />Del resto fa molto effetto sul consumatore parlare di biologico, che ha un regolamento a dir poco castrante in campo, e con dubbi sulla possibilità di arrivare alla vendemmia in aree soggette alla peronospora ( con quei pochi kg di rame metallo ad ettaro), che utilizza solo zolfo (che ormai proviene dal processo di lavorazione del petrolio), che vieta un concime fogliare come il fosfito di potassio, che induce una resitenza alla peronospera.<br />Del resto le analisi dei residui di antiparassitari, non consentono di individuare le quantità totali usate in campo, per cui........... e inoltre il rame è un metallo pesante che si deposita sul terreno,<br />Questo accanimento previsto per la coltivazione della vite. non si ritrova in cantina, infatti dal 2012 il regolamento UE (quindi legge da applicare in tutti gli stati membri) del vino biologico consente lo 80% della SO2 di un vino convenzionale,con possibilità in annate particolari di arrivare alla stessa dose.<br /> Ma la so2 non è considerato un prodotto allergenico e tossico????????????<br />Concudendo si parla sempre di ridurre le quantità di so2, ma se non si rende obbligatorio indicare la quantità usata, questo non sarà una priorità del produttore.<br /><br />Antonio Fancello Vino.antoniofancello@tiscali.it<br /><br /> <br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-451484146887260373.post-50061097583164235782014-07-30T20:04:46.818+02:002014-07-30T20:04:46.818+02:00Mi pare un post estremamente condivisibile, giusta...Mi pare un post estremamente condivisibile, giustamente distaccato e decisamente obiettivo.<br />Se si vuole commercializzare il vino seriamente non è possibile affidarsi al destino o addossare comunque tutto il rischio sul consumatore, va senza dire.Filippo Roncohttps://www.vinix.comnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-451484146887260373.post-77972361514383423322014-07-27T22:05:47.418+02:002014-07-27T22:05:47.418+02:00sì, bel post..sensato, misurato e per nulla ideolo...sì, bel post..sensato, misurato e per nulla ideologico..paolo barettahttp://www.roccodicarpeneto.itnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-451484146887260373.post-89812033421315976562014-07-25T11:22:02.761+02:002014-07-25T11:22:02.761+02:00Bel post, letto e riletto.
Mi spiace per quella po...Bel post, letto e riletto.<br />Mi spiace per quella polemichetta abbastanza inutile su effebì, probabilmente si legge "quel" che si vuol leggere.<br />Saluti<br />Massimo D'Alma<br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-451484146887260373.post-77654312977718364402014-07-24T13:35:43.564+02:002014-07-24T13:35:43.564+02:00Più che di "cinismo commerciale" parlere...Più che di "cinismo commerciale" parlerei di "ciniscmo scientifico". Produrre vini senza solforosa non è impossibile, ma sappiamo tutti che il risultato sarà un vino ad "alta variabilità" che, francamente, non mi sembra l'optimum per un produttore che vuole essere orgoglioso del suo lavoro.<br />Gli enologi cercano da tempo delle alternative alla solforosa, ma queste possone essere solo di tipo tecnologico-scientifico e quindi il discorso della "purezza" va a farsi benedire. Cito per esempio il Wine Research Team di Riccardo Cotarella, che seguendo un protocollo di vinificazione molto rigido riesce a produrre vini senza solforosa nel Sannio, presso la cooperativa La Guardiense (i cui prodotti base sono reperibili anche nella GDO). Ma tutto questo mi pare inaccessibile alle migliaia di cantine medio-piccole che cercano di sopravvivere su un mercato già in crisi come quello del vino.<br />Pertanto ritengo che l'abbandono della solforosa in enologia sia allo stato delle cose un azzardo che anche i produttori "naturali" più puri (tipo Maule) affronteranno un poco alla volta.<br />Ricordo di un produttore francese di beaujolais che produceva lo stesso vino con tre livelli di solforosa a seconda del mercato di destinazione: nulla per la propria cantina privata, bassa per il mercato locale e regionale, un po' più alta per il mercato nazionale ed internazionale. Questo perchè consapevole delle troppe variabili alle quali è soggetto un vino che deve essere commercializzato (e qui luigi fracchia ha ragione).<br />Io stesso, per gioco, ho provato a vinificare delle uve provenienti dalla stessa vigna in due maniere differenti: in un caso non ho mai utilizzato solforosa, nell'altro ne ho sempre utilizzata la metà, o anche meno, della quantità minima prevista dai manuali di enologia. I vini sono sempre stati differenti fin dai mosti ed i vini imbottigliati, benchè riconducibili ad una matrice comune, potrebbero essere scambiati per due diversi.<br />Quindi lunga vita alla solforosa, se, in assenza di alternative, continuerà a garantirci la bevibilità dei vini.<br />P.S. Dimenticavo di dirvi che al contadino proprietario della vigna è piaciuto di più il vino senza solforosa!<br />LuisAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-451484146887260373.post-80357898608569937702014-07-24T09:51:47.627+02:002014-07-24T09:51:47.627+02:00"Per carità anche io penso che fare un buon v..."Per carità anche io penso che fare un buon vino con solo la solforosa e senza alcun altro ausilio enologico porti a risultati più interessanti*, ma fare i puri e demonizzare gli additivi e poi mettere la deroga su SO2 ha il sapore dell’ipocrisia."<br />Più che ipocrisia c'è un po' di "cinismo commerciale" che macchia la purezza. Un comprensibile gesto di salvaguardia del valore del proprio prodotto.<br />Però... luigi fracchiahttps://www.blogger.com/profile/05438482997670588895noreply@blogger.com