Pantelleria è una bellissima isoletta a sud della Sicilia, un
tempo famosa per l’ossidiana (vetro vulcanico che si origina dalla lava) ed
oggi per il vino passito e i capperi.
La vegetazione locale è quella tipica mediterranea (lecci, corbezzoli, ginestra…) ed il paesaggio è caratterizzato dalla presenza di muretti a secco, anche di epoca romana, e da numerosi dammusi, piccoli fabbricati di architettura araba utilizzati come ricovero dai contadini quando rimanevano distanti dalle loro case vari giorni per lavorare nei campi.
Qui sull’isola le viti, piantate al centro di una piccola conca per proteggerle dai venti salmastri, hanno dimensioni molto ridotte (anche 30 cm di altezza).
L’Azienda Agricola Serragghia (il nome deriva dalla contrada in cui è sita l’Azienda ed è un termine locale che significa serraglia. La Serraglia è anche una valle che si apre tra le pendici del vulcano Gjbele e il mare rinomata per la ricchezza e la qualità del suolo) è ubicata proprio ai piedi del vulcano Gjbele, ad una altitudine di circa 350 metri s.l.m. . Qui si è deciso di coltivare il terreno avvalendosi dell’aiuto del cavallo, come un tempo si faceva su tutta l’isola. I vigneti sono impiantati su terreno vulcanico con elevata presenza di tufo, un suolo quindi fertile che ben si presta a trattenere l’umidità che non subisce l'utilizzo di concimi né antiparassitari, e il diserbo viene effettuato con soli metodi meccanici (zappe e decespugliatori). Tra i filari l’erba tagliata viene poi interrata per apportare sostanza organica al terreno e con la zappa si procede a formare quella conca (profonda circa 20 cm.) attorno al fusto della vite che la proteggerà dai venti e aiuterà a far confluire verso le radici l’acqua delle rare piogge estive.
La cantina di Gabrio Bini è davvero particolare: senza mura né tetto, costituita solo da un cannicciato ombreggiante. Il vino viene conservato in anfore di terracotta di diverse capacità (da 250 l a 70 hl a seconda della fase di vinificazione), completamente interrate nel piazzale adiacente all’azienda.
Il Serragghia Bianco 2009, da uve Zibibbo fa vorticare all'interno
della bottiglia numerosi corpuscoli, segno inequivocabile di una
totale mancanza di filtrazione e si manifesta poi nel calice con tutta
la sua velatura torbida. L'etichetta posteriore cita : "Non contiene
solfiti".La vegetazione locale è quella tipica mediterranea (lecci, corbezzoli, ginestra…) ed il paesaggio è caratterizzato dalla presenza di muretti a secco, anche di epoca romana, e da numerosi dammusi, piccoli fabbricati di architettura araba utilizzati come ricovero dai contadini quando rimanevano distanti dalle loro case vari giorni per lavorare nei campi.
Qui sull’isola le viti, piantate al centro di una piccola conca per proteggerle dai venti salmastri, hanno dimensioni molto ridotte (anche 30 cm di altezza).
L’Azienda Agricola Serragghia (il nome deriva dalla contrada in cui è sita l’Azienda ed è un termine locale che significa serraglia. La Serraglia è anche una valle che si apre tra le pendici del vulcano Gjbele e il mare rinomata per la ricchezza e la qualità del suolo) è ubicata proprio ai piedi del vulcano Gjbele, ad una altitudine di circa 350 metri s.l.m. . Qui si è deciso di coltivare il terreno avvalendosi dell’aiuto del cavallo, come un tempo si faceva su tutta l’isola. I vigneti sono impiantati su terreno vulcanico con elevata presenza di tufo, un suolo quindi fertile che ben si presta a trattenere l’umidità che non subisce l'utilizzo di concimi né antiparassitari, e il diserbo viene effettuato con soli metodi meccanici (zappe e decespugliatori). Tra i filari l’erba tagliata viene poi interrata per apportare sostanza organica al terreno e con la zappa si procede a formare quella conca (profonda circa 20 cm.) attorno al fusto della vite che la proteggerà dai venti e aiuterà a far confluire verso le radici l’acqua delle rare piogge estive.
La cantina di Gabrio Bini è davvero particolare: senza mura né tetto, costituita solo da un cannicciato ombreggiante. Il vino viene conservato in anfore di terracotta di diverse capacità (da 250 l a 70 hl a seconda della fase di vinificazione), completamente interrate nel piazzale adiacente all’azienda.
Subordinato al potere aromatico del Moscato d'Alessandria si rivela chiaro un profumo agrumato pungente, e poi pera matura, bosso, albicocca, mandorla e una punta di miele delicato per un naso che a tratti è confondibile con quello di un sottile passito.
Il debutto al palato è morbido e avvolgente per poi chiudere con una acidità potente, prorompente, pompelmosamente amarognola che tende costantemente ad aumentare lasciando in bocca una memoria lunghissima. Mantiene qualche vivace sprazzo di carbonica e una lontanissima ombra di un gusto che fa pensare alle birre acide belghe a fermentazione naturale. E' uno di quei vini che io definisco "like a juice", non per sminuirlo o irriderlo, bensì per la sua polposità "dolcemente" fruttata e l'incredibile bevibilità che invitano continuamente alla mescita.
Abbassandogli di un niente la temperatura per me potrebbe diventare anche il protagonista di un grandioso aperitivo.
Quanto mi piace questo vino, costa assai lo so, ma mi piace tanto, aprirne una bottiglia con gli amici è come buttare una bomba, una bomba di gusti e profumi, magnifico azzardo, spiazzante e coinvolgente, un abbraccio di antica memoria.
RispondiEliminaHai ragione Vit, è proprio spiazzante ma coinvolgente. Seppure di non semplice approccio ha una bevuta che ti cattura.
RispondiEliminada bere più volte al giorno ;)
EliminaVino ancestrale...
RispondiEliminaE che aperitivo, magari con crudo di ricciola con zeste di arancia e un trito di capperi di Pantelleria!
Me lo aspettavo più impegnativo, invece davvero da bersi in ogni occasione, in tante occasioni! :)
EliminaDevo rimediare, l'ho sempre e solo assaggiato alle fiere.
RispondiEliminaMerita davvero Ric, mi ha positivamente stupito!
EliminaFelice che tu abbia apprzzato la ruvida essenzialità e ogni singola sfumatura della mia terra ;D
RispondiEliminaTi dirò...in realtà la Sicilia mi affascina molto. E' bastato un viaggio per sentire l'esigenza di tornarci. :)
EliminaMi è appena arrivato, ora lo lascio qualche giorno fermo per smaltire il viaggio e poi lo stapperò, consigli su eventuali abbinamenti culinari..?
RispondiEliminaIo lo bevvi al Consorzio a Torino su una tartare.
EliminaGrazie del consiglio...
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