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venerdì 31 maggio 2013

Cui prodest? di Andrea Della Casa



Nel corso degli anni ho accumulato sul groppone una discreta serie di fiere enoiche et similia e purtroppo qualche volta c’è scappato l’assaggio difettato. Non squilibrato o a mio gusto sgradevole, proprio con palesi e oggettivi difetti/problemi. Fino a qui niente di male, le cause potrebbero essere le più disparate, cattiva conservazione, viaggio travagliato, problemi all’imbottigliamento etc..  Errare humanum estchiunque può cadere in errore. Infatti in tali occasioni (comunque e fortunatamente poche in verità) anche io ho sbagliato. Ho sbagliato sapendo di sbagliare.
Un assaggio, chiara evidente sensazione sgradevole in bocca, eventuale consulto con qualche compagno accanto e…..via col calice seguente.
Così come se niente fosse!
Perché mi chiedo? Quali collegamenti sinaptici nel mio cervello si bloccano e mi impediscono di fare ciò che sarebbe normale ovvero confrontarmi con l’artefice di questa bevanda che tanto mi ha deluso? Tra l'altro ce l'ho di fronte, non dovrei fare nemmeno una gran fatica.
Una semplice domanda, un banale dialogo potrebbero spiegare tante cose evitando pure di riproporre in assaggio al successivo avventore un calice sgradevole e rischiare di essere poi erroneamente "etichettato" in modo negativo.
Non so, forse è il non volerlo mettere in imbarazzo o il mio carattere introversamente timido o il timore che se ne abbia a male. Già perché non tutti sono capaci di ammettere l'errore e in quei casi la reazione può risultare alquanto spigolosa.
Non pensiamo di essere lì solo per assaggiare asetticamente e distribuire giudizi ma rendiamoci conto che chi propone il suo prodotto lo fa anche per crescere e il confronto, in tono collaborativo e interlocutorio da parte di entrambi, potrebbe essere una valida soluzione.
Eppure taccio. E poi ne ho il rimorso. E ciò non aiuta nessuno, ne lui produttore né me consumatore.

12 commenti:

  1. Bella questione Andrea, succede regolarmente.
    E' molto difficile riuscire a superare la paura di sembrare scortese e supponente.
    Penso si possa fare coi produttori che si conosce da tempo, coi quali si ha più confidenza e di cui si conoscono bene i prodotti.
    Per il resto, ci vuole un gran coraggio e sfacciataggine, soprattutto se il problema non è palesemente indipendente dal produttore (vedi tappo).
    Alle recenti fiere mi sono capitati vini che erano palesemente in riduzione od ossidati, e la maggior parte erano situazioni volute e ricercate dal produttore.
    Altri avevano difetti sicuramente non voluti, ma non sapevo se loro ne erano consapevoli o no.
    Difficile questione.....

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    1. Si io fatico molto a superare queste barriere (mie) caratteriali, ma mi son ripromesso di provare, anche perché in fondo non si fa per presunzione o per "sboroneggiare", ma per collaborazione.

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  2. La mia poca esperienza e limitatissima conoscenza mi portano spesso a fare domande ai vari produttori, capire il perchè di certi gusti che mi ritrovo in bocca, gradevoli o meno, e penso sia normale, ovviamente non mi avvento a criticare il loro prodotto, non ne ho le competenze, al massimo dico: non mi piace, ma pronto a ricredermi.
    Penso però sia giusto che le persone che sanno parlare di vino, oltre che berlo, si confrontino con i produttori, ve ne sono tanti che producono da pochi anni e probabilmente qualche critica costruttiva puotrebbe fargli solo bene.

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  3. Bel post, Andrea. Visto che ho avuto la fortuna di essere da entrambe le parti del banco di degustazione mi sento di dirti che come assaggiatore ho i tuoi stessi problemi e insicurezze. Dal punto di vista di "mescitore" o sostituto del produttore in primo luogo assaggio rigorosamente ogni bottiglia prima di proporla: se poi, come accaduto, non mi accorga del palese difetto, sostituisco senza battere ciglio (ma autofustigandomi per non essermene accorto). Bisognerebbe sempre dire quel che si pensa: con gentilezza ed educazione. Cosa non scontata: se ci si approccia in maniera rigida e dura dall'altra parte, per quanta ragione tu possa avere, troverai di fronte un muro.

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    1. Concordo con te Faber, il tono collaborativo e interlocutorio è fondamentale anche per rispetto verso il lavoro altrui. Probabilmente è tutta questione di carattere, dovrei mettere un po' da parte timidezze varie e esternare il mio pensiero.

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  4. Ecco un argomento sul quale si dovrebbe discorrere a lungo. Troppe volte anch'io, trovandomi di fronte a vini poco piacevoli, non sono andato oltre ad un interlocutorio sguardo di perplessità verso il produttore. In effetti bisognerebbe avere sempre l'intelligenza di confrontarsi e di capire quali "problemi" possano affliggere un determinato vino. E' anche vero che di fronte a qualche appunto mosso a fronte di un palese difetto, il produttore abbia talvolta risposto in maniera un po' rigida.

    Per citare un caso recentissimo, domenica a Vinissage, di fronte all'entusiasmo, la passione, la generosità dei produttori di Cascina Bandiera, non mi sono sentito di far loro presente che su una decina di loro vini assaggiati almeno 3-4 fossero tutt'altro che piacevoli (volatile altissima, fermentazione non controllata, maderizzazione per il bianco; fecciosità per il rosso). Un confronto più diretto avrebbe giovato a me per comprendere meglio il loro stile produttivo ed allargare, forse, i miei orizzonti degustativi , ed a loro per capire che in alcuni casi la sperimentazione dovrebbe fermarsi in cantina senza arrivare in commercio (vino cattivo=pubblicità negativa).
    Spero, con quest'ultima parte del commento, di non attirarmi troppi strali da parte degli entusiati di questa cantina...

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  5. Un argomento di sicuro interesse. Mi sono trovato spesso in imbarazzo nel comunicare al produttore che il suo vino presentava evidenti difetti ma non per questo vi ho rinunciato. In alcuni casi ho sentito accampare le scuse più fantasiose, in altri mi è stato detto che "effettivamente" il vino in questione "non era ancora pronto", c'è invece chi dice, per esempio, che le puzze tenderanno a svanire "di li a poco", basta aspettare. Sicuramente l'assaggio al banco in manifestazioni spesso sovraffollate e caotiche non è il modo migliore per valutare un vino, ma se c'è il difetto quasi sempre è un difetto incontestabile. Allora mi chiedo perché mai un produttore, che immagino bravo e preparato, porti in assaggio un vino "non pronto" o peggio ancora una bottiglia "cloaca" da cui esalano terribili miasmi. Diverso è il caso in cui non sia soddisfatto di un vino di per sé corretto, molto spesso preferisco non addentrarmi in discussioni e passo al banco seguente.

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  6. Buongiorno, sono il produttore.
    E da produttore vi dico: buttatevi! La supponenza, se c’è e quando c’è, verrà archiviata come tale. La ricerca di un confronto, la curiosità, il desiderio di capire, il sincero interesse ci piacciono, ci lusingano, ci stimolano. Soprattutto, ci aiutano a migliorare il lavoro che facciamo ogni giorno.

    A una sola persona, che stimo immensamente in questo mondo rutilante, ho sentito confessare con ferma semplicità di fronte al produttore “questo non è buono, ha dei problemi”, argomentando con competenza il perché del suo giudizio. Ed aveva ragione, indubbiamente.
    Il produttore se l’è presa a male, ha iniziato a ribattere, punto sul vivo, e la discussione è finita senza costrutto. Più tardi, ho chiesto al mio amico perché fosse stato così sincero, e se non fosse stato il caso di evitare quella discussione e lui mi ha risposto: non sto mettendo in dubbio il produttore come persona, né il lavoro che fa, ma ho espresso soltanto il mio giudizio oggettivo su un prodotto, che è quello che ci si aspetta da me. Se non facessi così, farei male il mio lavoro.

    Capisco quindi il tuo problema, Andrea: spesso noi produttori ci identifichiamo con il nostro prodotto, riflettiamo su di esso le nostre aspettative, i nostri desideri, ce ne innamoriamo e tendiamo a minimizzarne i difetti, ci offendiamo se tali difetti vengono messi in evidenza perché è come se si parlasse male di noi come persone, come se avessimo deluso noi come persone. E, naturalmente, in questo sbagliamo. Ma a nulla vale un giudizio se non è oggettivo e sincero: sarebbe solo fumo negli occhi, e di questo – secondo me – ce n’è in giro più che abbastanza.

    My two cents,
    M.

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    1. Ammiro chi riesce ad esprimere il proprio giudizio sincero (positivo o negativo che sia)in modo oggettivo. Come ho scritto sarà forse una mia tara caratteriale che spesso mi impedisce di esprimere ciò che penso.
      Capisco bene anche il vostro punto di vista di produttori Marilena, è difficile (o almeno per lo sarebbe) accettare una correzione da chi assaggia senza sapere cosa c'è dietro e spesso ha la presunzione (molte volte è proprio questa) di poter giudicare un prodotto senza conoscerlo veramente, con molta leggerezza.

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  7. Schiettezza e sincerità alla fine pagano sempre... bisognerebbe avere sempre il coraggio di esprimere la propria opinione... credo che sia sempre la cosa più corretta e onesta da fare, oltre che, come molti di voi hanno scritto... fonte di dibattito, di crescita, di confronto propositivo...
    Ma anch'io di fronte al vignaiolo, difficilmente azzardo una critica...
    Mi ritrovo nelle parole di Andrea, un po' per timidizza, un po' per la paura di criticare il frutto del lavoro e della fatica dei vignaioli, un po' perché l'ultima cosa che vorrei é fare la figura del saccente o di quello che la sa lunga e si permette di criticare... così come non mi dilungo mai in eccessivi complimenti o come ho visto fare a qualcuno, in struggenti esami sensoriale in diretta, giusto per lusingare il produttore... mi limito ad un sorriso, una stretta di mano sincera.. un "complimenti"... e se non é stato di mio gradimento.. basta un grazie, una stretta di mano e via con il bicchiere successivo.
    Probabilmente... sbagliando...

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  8. Bell'argomento...mia moglie dice che sono l'essere più irrascibile della terra perchè dice che se uno dice cose che per me non hanno senso ci metto 2 secondi netti ad incazzarmi .Ha ragione!!
    detto questo, cerco sempre di avere pazienza e di capire chi ho di fronte...anche perchè il presupposto fondamentale per me è che i vini non possono piacere a tutti....poi le critiche se argomentate sono sempre ben accette .Ovvio che la buona educazione è obbligatoria ....concordo con Simone una semplice stretta di mano e un sorriso delle volte fanno pensare di più che non giudizi campati in aria.
    Tipo quello che mi diceva che sentiva la differenza di potatura nel bicchiere:):) o quello che a Trento senza neanche chiedermi niente o cosa stesse assaggiando mi disse :"lei è biologico ,biodinamico? ...alla mia rispostanegativa passò al banco successivo....secondo me è ancora lì che pensa a quello che gli ho detto
    ciao GP

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  9. Ciao, da produttore sono d'accordo pienamente con Marilena, anche perchè chi vuol fare il fenomeno ormai lo taniamo dopo qualche parola, oppure basta una contro domanda un filo approfondita che lo si smonta subito... Ad ogni modo al quesito proposto dall'articolo posso dire questo: se da assaggiatori ormai scafati vi siete posti questo problema, vuol dire che siete persone educate che meritano tutte le nostre attenzioni, abbiamo bisogno dei vostri pareri, positivi o negativi, tanto di margini di miglioramento ce ne saranno sempre! ;-)

    Mirco

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